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Domenica 20 Marzo 2005 - Libertà

Alle radici dei suggestivi ritmi afroamericani: e l'Europa si scopre culla della nuova musica

Ieri convegno in Fondazione

La prima parte a Prato. La seconda a Piacenza. In due puntate distinte, la Società italiana di musicologia afroamericana, in collaborazione con Metastasio Jazz e Piacenza Jazz Club, si è interrogata sui legami musicali tra il Continente Nero e l'Europa e l'America. Nello specifico, alla tappa toscana del 5 marzo (Africa, culla della musica) sono seguite ieri - all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell'ambito del Piacenza Jazz Fest organizzato da Piacenza Jazz Club - le riflessioni del convegno nazionale dal titolo Black Atlantic: dall'Africa al jazz e ritorno. Un sabato mattina e pomeriggio intenso, tra punti della situazione sugli studi di musicologia più recenti e stimoli che potrebbero rappresentare argomenti di future e sempre più approfondite trattazioni. Ad introdurre i lavori e proporre il primo percorso è intervenuto Stefano Zenni, presidente della SIdMA. Portando diversi esempi, Zenni è partito dalle caratteristiche dell'improvvisazione jazzistica per indagare, a ritroso, i legami che la musica americana (ed europea) hanno intessuto con quella tradizionalmente africana. In particolare, ci si è soffermati sul "ritornello" e l'"improvvisazione" che jazzisti come Louis Armstrong, concentrando l'estro sulle possibili divagazioni del giro armonico, hanno reso modello dominante del jazz dalla seconda metà degli anni '20 agli anni '50. Si tratta di una tipicità della musica africana, ma che è già possibile incontrare in alcune composizioni europee del XVI-XVII secolo (ad esempio in partiture di arpeggi di Alonso de Mudarra e Girolamo Kapsberger), per Zenni e altri studiosi dimostrazione di un evidente sincretismo tra la cultura europea (ispanico-mediterranea in particolare) e quella africana, e anticipazioni del concetto moderno di tonalità. A sostenere l'esistenza di forti intrecci afroeuropei anche svariate danze, come la "ciaccona" e la "follia". Marco Boccitto, giornalista de "Il Manifesto", ha focalizzato l'attenzione sulla cultura musicale e non solo delle isole di Capo Verde, attraversando mezzo mondo e mezzo secolo di storia con una panoramica ad ampio respiro che ha toccato Horace Silver, Paul Gonzales, Tavares, The Mendes Brothers, Amando Cabral, Simentera e Izè, tra ritmi afro, jazz, espressioni originali e rap di contaminazione, tra gente che va, gente che torna e gente che resta. Nel pomeriggio, il musicologo Luca Bragalini ha approfondito il tema dell'esotismo indiano ed africano, partendo da Duke Ellington per esplorare le origini (già il XVI secolo) di un rapporto americano con l'Africa ed i nativi delle praterie estremamente colorato, divenuto nel '900 il Cotton Club della jungle music dalle tonalità minori ed il particolare approccio percussivo.

ric. ans.

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