Sabato 19 Marzo 2005 - Libertà
Ritmi d'Africa coi Dinamitri
Stasera allo Spazio Rotative di via Benedettine l'ensemble di Grechi Espinoza. Suoni del Sud del mondo e improvvisazioni
Stasera allo Spazio Rotative (il vecchio spazio industriale dove c'era la mitica rotativa Marinoni), in via Benedettine 66, alle 21.15, avrà luogo il sesto appuntamento concertistico della manifestazione Piacenza Jazz Fest 2005, con l'esibizione del Dinamitri Jazz Folklore, otto elementi diretti da saxofonista Dimitri Grechi Espinoza. Il concerto chiude la seconda finestra tematica della kermesse jazzistica piacentina, quella dedicata alle radici africane della musica jazz (il relativo convegno è in corso oggi alla Fondazione di Piacenza e Vigevano fino alle 18). L'intero ricavato della serata (che sarà con ingresso a libera offerta) verrà interamente devoluto a favore del centro Unicef per il recupero e l'accoglienza alle bambine di strada "Città di Piacenza" di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. L'ensemble è formato da Dimitri Grechi Espinoza (saxofoni), Mirco Mariottini (clarinetto), Beppe Scardino (sax baritono e percussioni), Emanuele Parrini (violino), Pee Wee Durante (organo Hammond), Gabrio Baldacci (chitarra elettrica), Andrea Melani (batteria), Simone Padovani (percussioni). L'obiettivo del gruppo è quello di esplorare il linguaggio jazzistico e afroamericano dall'interno. Il che presuppone il tentativo di indagare le connessioni tra i vari idiomi percorrendo un cammino a ritroso: da un'espressione moderna segnata dall'impronta di Ornette Coleman ed Eric Dolphy al modale; dalla complessità ritmico-armonica del be bop alle polifonie di New Orleans; dal retaggio del blues urbano e rurale all'Africa. L'approccio con l'Africa, e soprattutto con la concezione rituale e terapeutica della musica vigente in quelle culture, ha rivelato l'esistenza di veicoli efficaci per avviare un processo di analisi ed approfondimento della funzione di un musicista di jazz oggi, processo avente come obiettivo primario la consapevolezza. Così come nel rituale, il musicista africano conduce la propria comunità a compiere un'esperienza che lui per primo deve affrontare, allo stesso modo l'improvvisatore dovrebbe radunare tutte le proprie energie per esplorare l'ignoto, per trarne "axè", energia vitale. La consapevolezza del musicista dovrebbe fondarsi sulla coscienza dei propri limiti culturali, sul rispetto per le altre tradizioni e soprattutto sullo sforzo di cogliere gli elementi che accomunano i vari linguaggi presi in esame. Sono questi i presupposti che alimentano la ricerca del Dinamitri Jazz Folklore. La primaria fonte di ispirazione di questo ensemble è l'Africa; il risultato è una musica ludica, ipnotica, mistica, circolare, che insegue qualcosa di irraggiungibile, ma che non è mai uguale a se stessa. Dimitri Grechi Espinoza è nato a Mosca. Ha studiato al Jazz Mobile di New York e a Siena Jazz con Tonolo, Di Castri, Battaglia, Fresu. Ha fatto parte dell'Orchestra Giovanile Italiana di Jazz diretta da Bruno Tommaso. Ha fondato l'Associazione culturale Axe, che svolgendo attività di ricerca nella Musica Terapeutica delle culture tradizionali. E' stato invitato nel 2001 al festival Panafricano di Congo-Brazzaville. Fa parte attualmente dell'Orchestra Blast Unit e del quartetto di Paolo Botti. Alla domanda su che cosa significhi per un musicista jazz oggi e per il suo progetto in particolare, rispecchiarsi e/o confrontarsi con la musiche e le culture africane, Grechi Espinoza risponde così: "Noi abbiamo la consapevolezza che la tradizione jazzistica stia, come tutti i fenomeni ciclici umani, degenerando inesorabilmente, in una semplice forma di superstizione (termine che nella sua etimologia designa una cosa che sopravvive a se stessa anche quando ha ormai perduto la sua vera ragione d'essere). Perciò suoniamo per chi è interessato al contenuto spirituale che il Jazz ancora oggi, essendo un "linguaggio" è in grado di veicolare, non per chi si interessa all'intrattenimento musicale sotto le spoglie del Jazz. Suoniamo il suono/ritmo "africano" che è un'arte fatta di sensibilità (comprensione) ai principi che regolano la creazione del nostro Mondo. Suoniamo infine, con la consapevolezza che il culto dell'individualità è una menzogna, e chiunque alimenti questa illusione, contribuisce alla decadenza sua personale e a quella della comunità alla quale appartiene". Nello Spazio Rotative è allestita la mostra fotografica Solo foto di jazz di Paolo Guglielmetti.
r. s.