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Venerdì 18 Marzo 2005 - Libertà

Religioni, modelli di convivenza

Un convegno organizzato da Centro Alti Studi e ufficio Diocesano

In una società multiculturale come la nostra, la religione è un motivo di divisione e conflitto o può essere una risorsa per il dialogo? E come si configura il rapporto tra religione e politica? Per tentare di rispondere a queste domande si è tenuto ieri mattina all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il convegno "Religioni e convivenza tra i popoli", organizzato dal Centro Alti Studi in scienze religiose di Piacenza, dall'ufficio Diocesano per la Pastorale Scolastica e dalle associazioni professionali per la formazione degli insegnanti Diesse e Uciim. All'incontro, moderato dal professor Mauro Monti e seguito da un folto pubblico di insegnanti e studenti, hanno partecipato come relatori Giovanni Filoramo, padre Bernardo Cervellera e Rodolfo Casadei. Il primo a prendere la parola è stato il professor Giovanni Filoramo, docente di Storia del Cristianesimo all'Università di Torino, che ha parlato di "Religioni a confronto: modelli di convivenza", spiegando come il pluralismo religioso che oggi stiamo vivendo non sia un fenomeno unico della modernità, ritrovandosi in tante altre situazioni, a cominciare dalla storia religiosa dell'Europa, alla quale hanno concorso, oltre che il Cristianesimo, altre tradizioni religiose come l'ebraismo e, in parte, anche l'Islam. Un esempio di questo pluralismo religioso nel passato è dato dall'Impero Romano, o, in un periodo appena più recente, dall'Andalusia islamica della dinastia degli Omayyadi, in cui la convivenza tra cristiani, ebrei e islamici diede vita a una straordinaria cultura, di cui rimangono tracce evidenti ancora oggi. Questo significa, ha detto Filoramo, che tradizioni religiose come l'Islam e il Cristianesimo di per sé non sono inclini unicamente a una politica di intolleranza o a una politica di tolleranza, avendo invece in sé forti potenzialità positive che devono essere valorizzate. Se il primo relatore ha descritto il passato, padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia Asia News, è intervenuto invece sull'attualità, parlando, nell'intervento intitolato "Educazione, culture e progresso dei popoli", delle diverse tradizioni religiose che convivono in estremo Oriente, realtà che egli conosce molto bene come missionario PIME. L'elemento religioso, ha fatto notare padre Cervellera, è presente in tutte le culture e società, e se in Europa la Religione ormai è disprezzata con un certo cinismo, nel resto del mondo essa è considerata l'asse portante della società, l'elemento che sostiene la vita. E' per questo che il futuro conflitto del mondo, secondo padre Cervellera, non avverrà a causa delle religioni, ma a causa dello scontro che si creerà tra uno Stato laico e una popolazione religiosa, tra una tecnica che non ha nessuna spiritualità e una concezione del mondo e della vita fondata sull'elemento religioso. Dopo un momento di dibattito, in cui alcuni studenti hanno posto domande ai due relatori, il microfono è passato infine al giornalista Rodolfo Casadei, che ha parlato di "Islam e islamismi", spiegando come gli islamisti, che noi oggi chiamiamo più spesso integralisti, o fondamentalisti, rappresentino la versione più accentuatamente politica dell'Islam. Nato negli anni '20 del secolo scorso per combattere l'occidentalizzazione delle società islamiche - ha detto Casadei - il movimento islamista è tornato alla carica negli anni '70, in reazione all'ascesa al potere di élite non religiose che è avvenuta nel mondo arabo e musulmano dopo la seconda guerra mondiale, ed è diventato oggi la prima ideologia totalitaria del XXI secolo.

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