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Giovedì 17 Marzo 2005 - Libertà

Enrico Fermi, ritratto di un grande fisico

Il professor Adalberto Piazzoli ha parlato dello scienziato di origini piacentine

Celebrazioni e rievocazioni possono sembrare passatismo, pigrizia mentale o intellettuale ma, trattandosi di Enrico Fermi (1901 - '54), uno dei più grandi fisici italiani se non mondiali, non può che essere importante occasione di riflessione. Essendo poi sia nell'anno internazionale della fisica sia nella Settimana della cultura scientifica e tecnologica (14-20 marzo), ricordare Fermi diventa allora obbligatorio, significa ritrovare continuità storica e di metodo, dare un senso alla fisica del '900. E ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, Adalberto Piazzoli dell'Università degli studi di Pavia in "Enrico Fermi: l'uomo e lo scienziato. Il ragazzo di via Panisperna di origini piacentine" ne ha ripercorso soprattutto la biografia non tralasciando i fondamentali contributi disciplinari. Piazzoli ci ha anticipato come "Fermi sapesse tutto di fisica, teorica, sperimentale, nucleare, struttura della materia, astrofisica o relatività. Aveva persino sterminate conoscenze di tecniche e tecnologie, addirittura di vernici e collanti con nomi e prezzi. Una delle capacità che tutti i fisici gli invidiano era di saper valutare approssimativamente i fenomeni naturali che ci circondano e che potremmo chiamare "spannometria". Quando, per esempio, scoppiò la prima bomba nucleare sperimentale nel deserto americano di Alamogordo, aveva fatto cadere pezzi di carta sul pavimento e dallo spostamento dei medesimi aveva intuito il numero di kiloton sprigionati dall'ordigno (tredici)". Dal punto di vista umano però "qualcuno lo giudica ambiguamente, era di certo antifascista ma lo disse poche volte. Al progetto della bomba atomica aderì subito, in seguito sostenne che era stato un atto di lealtà verso il Paese ospitante e che, tutto sommato, era contento di aver fatto finire una guerra che avrebbe potuto continuare ancora per mesi". Quindi, aggiunge Piazzoli, qualcuno può avere qualche riserva: "Non so se sia stato un grande uomo ma certamente è stato un grandissimo fisico". Sul piano culturale generale invece "era poco interessato alla musica, pare non fosse molto colto eppure Persico sosteneva che conosceva a memoria brani di poesia classica. Quando stava morendo ed andò a visitarlo Segrè aveva una flebo ed un cronometro e stava facendo una statistica di quante gocce gli entravano al minuto". Con Piazzoli, dunque, interessante divulgazione, avvicinamento ad una straordinaria personalità d'origine piacentina, riscoperta di vastità, profondità e potere di seduzione della fisica.

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