Mercoledì 16 Marzo 2005 - Libertà
Ughi: io, guerriero per salvare la musica
Municipale - Intervista al grande violinista che domenica proporrà Mozart con i Virtuosi di Praga per la Concertistica. "Boccio la riforma scolastica. Creare orchestre giovanili? E' vitale"
La stagione sinfonica del Teatro Municipale, curata dalla Fondazione Arturo Toscanini, ospiterà, domenica alle 21, il grande violinista Uto Ughi.
Ughi si esibirà con I Virtuosi di Praga, ensemble che lo stesso maestro dirigerà, oltreché suonare il violino solista, in un programma interamente dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart: Divertimento in re maggiore K 251, Concerto in re maggiore n. 4 per violino e orchestra K 218, Concerto in la maggiore n. 5 per violino e orchestra k 219 e Sinfonia n. 29 in la maggiore K 201.
Abbiamo incontrato il maestro l'altra sera, in occasione del "Festival Omaggio a Milano" 2005, al conservatorio "Verdi", dove è stato protagonista di un'intensa performance, calorosamente applaudita.
Circondato da moltissimi giovani, studenti ed appassionati, e da molte ammiratrici, sulle quali il maestro suscita da sempre un grande fascino, l'incontro-esibizione di Uto Ughi si è svolta in un clima milanese denso di polemiche riguardanti il Teatro alla Scala, "luogo", ricorda il violinista, "che ha fatto da sfondo alla mia infanzia: mio padre era un grandissimo appassionato di musica e ho imparato ad ascoltarla e a "viverla" nello stesso istante in cui ho imparato a mangiare e a camminare".
Forse, già da quel momento, il destino di Ughi era segnato e, ben presto, è diventato un brillante solista dalla fulgida carriera internazionale, compiendo scelte originali: lo scorso anno ha portato la musica fuori dai suoi "circuiti abituali", ha suonato in Birmania, nella Valle dei Templi e ora progetta una mappa che definisce "ipotetica".
"Si potrebbe suonare nel tempio di Angkor Vat, in Cambogia, in Cina, sulla Grande Muraglia, o a Xian, accanto agli ottomila guerrieri di terracotta sepolti nella tomba dell'Imperatore Qin Shihuangdi. Tra i templi del Palazzo Reale di Sukhothai, in Thailandia, o a Epidauro, nel teatro greco acusticamente perfetto. Poi nell'America del Sud, in Perù, tra le vestigia della civiltà incaica al Machu Picchu. E magari tornare in Birmania".
Maestro, lei sostiene fortemente, in ogni occasione, quanto sarebbe doveroso favorire e sviluppare l'educazione musicale in Italia, a partire dalle scuole. Per questo promuove concerti, lezioni e incontri?
"Quando promuovo concerti ed eventi musicali penso molto ai giovani. Mi rivolgo essenzialmente a loro. E, tornando ai luoghi dove vorrei "portare la musica", citerei il Venezuela perché lì Abreu (il ministro della cultura) ha creato orchestre giovanili per strappare i giovani dalla strada. Un esempio di come la musica può diventare anche un riscatto sociale".
In Italia invece l'educazione musicale è stata abolita dalla recente riforma scolastica.
"E' un fatto gravissimo, che va a sommarsi a una lacuna culturale che in Italia dura ormai da decenni. Promuovere concerti, suonare e incontrare i giovani serve, principalmente, per presentare loro la musica, per fargliela conoscere. Compiere il processo inverso è una forma di inciviltà. Tutti dovremmo impegnarci a sostenere la musica, a partire dalle istituzioni. Sono molto deluso, hanno fatto una scelta controproducente".
Lei fa spesso riferimento agli studenti dei conservatori italiani e ai neo-diplomati. Per loro, anche quando hanno talento, è difficile trovare lavoro. Tra qualche giorno, lei suonerà a Piacenza, dove si è insidiata recentemente l'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini".
"Creare orchestre giovanili è un fatto di grande importanza. Se ogni regione, o ancor meglio ogni città, abbracciasse una simile causa, non solo noi aiuteremmo i giovani musicisti ma contribuiremmo a far crescere la nostra cultura musicale e artistica. Altrimenti cosa potrebbe accadere in futuro? La morte della musica. Uno scempio!".
Sostenere la musica oggi, significa essere un po' folli e utopisti?
"Significa avere degli ideali. Significa avere conoscenza e coscienza".
Oltre a essere molto impegnato come concertista, lei tiene corsi di perfezionamento all'estero e ha insegnato per alcuni anni all'Accademia Chigiana. Come si sente "in cattedra"?
"Consapevole e attento. Ripeto spesso che insegnare è una missione. Quando ero uno studente, i miei maestri mi hanno trasmesso conoscenze fondamentali che ora, da insegnante, spero di trasmettere ai miei studenti. Trasmettere la grande tradizione musicale, in una relazione umana e artistica, è per me un dovere etico".
Il programma del suo concerto al "Municipale" è un omaggio a Mozart. Oltre ai Classici, lei ha affrontato tutti i repertori. Cosa ne pensa della musica contemporanea?
"Mi piace il repertorio contemporaneo anche se i brani per violino non sono molti. Negli ultimi cinquant'anni spiccano i concerti di Krzysztof Penderecki e Witold Lutoslawski (entrambi compositori polacchi della seconda metà del Novecento)".
Quali altri compositori del Novecento preferisce?
"Debussy, Stravinskij, Schoenberg, Respighi, Bartók, Prokofiev e Ravel. Impossibile citarli tutti. Trovo sbagliato insistere solo su un certo repertorio e snobbare il Contemporaneo, come accade per lo più in Italia. La grande musica è tale in tutte le epoche. Dobbiamo batterci per lei, con tutte le nostre forze".
Eleonora Bagarotti