Venerdì 11 Marzo 2005 - Libertà
Quel divenire tra fede e ragione
Testimoni del tempo - Foltissimo pubblico ieri all'incontro col filosofo in Fondazione. Emanuele Severino su Chiesa e civiltà occidentale
Emanuele Severino è stato l'illustre ospite, ieri sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della rassegna "Testimoni del tempo". L'atteso appuntamento con il filosofo - considerato, con Heidegger, uno dei massimi pensatori del Novecento (tra le sue tante opere, citiamo i quattro volumi di Storia della Filosofia antica, moderna, contemporanea e futura, fedeli compagni di ogni studente universitario) - ha richiamato un foltissimo pubblico, che ha ascoltato le interessanti e complesse tesi di Severino su argomenti come il rapporto tra fede e ragione, Capitalismo e Chiesa Cattolica, Nichilismo e divenire. Introdotto da Alberto Squeri, assessore alla cultura del Comune, e presentato da Eugenio Gazzola, promotore del ciclo di incontri, Severino ha risposto alle domande proposte dalla docente Cristina Bonelli, arricchendo le sue argomentazioni con esempi e paralleli. Dapprima il professore ha spiegato il rapporto tra ragione e fede oggi, quindi il cambiamento nella storia del rapporto tra la filosofia e la fede. Le teorie di Severino scaturirono, in maniera forte, nella scrittura del libro La struttura originaria del 1958 (riedito da Adelphi, editore che dedica una collana alle opere del filosofo). Da queste venne alla luce l'incompatibilità tra il Pensare e l'atteggiamento religioso in generale. "Se si pensa autenticamente", ha spiegato Severino, "la fede è qualcosa di molto contrastante. Il fedele, cattolico o di qualunque altra fede, dà per scontato l'insieme di convinzioni che gli permettono di vivere. Ma la filosofia, di cui noi Occidentali dobbiamo essere fieri, è razionalità. E' critica. C'è un rapporto polemico con il Cristianesimo", ha proseguito, "ed esiste un'incompatibilità con la dimensione globale della nostra civiltà, in cui anche il Cristianesimo s'inscrive". Il filosofo ha inoltre citato l'essenzialità della parola "cosa", termine frequentemente usato nel nostro linguaggio, mettendo in luce il "senso della cosa", che si presenta all'inizio della civiltà occidentale. Poi il professore si è soffermato su come, dopo la crisi dell'Unione Sovietica, è rimasta la Chiesa cattolica a difendere la filosofia: "Ieri c'era l'Unione Sovietica a difendere il carattere pratico e politico della filosofia. Oggi è rimasta la Chiesa". Nel suo ultimo libro, Nascere, Severino riflette su Chiesa, bioetica, natura e fecondazione artificiale: perché la Chiesa condanna divorzio, aborto, eutanasia? Perché ciò che va contro la fede, non è semplicemente contro la fede, ma è contro la ragione umana. La conclusione è che un vero Stato non può essere tale se oltrepassa i limiti della fede. Ieri sera il professore ha ricordato il suo interesse sui temi d'attualità (che affronta anche nei suoi articoli sul Corriere della Sera, il quotidiano col quale collabora).
Tra i numerosi argomenti affrontati nel suo dibattito, Severino si è soffermato a lungo sul Nichilismo, tematica a lui molto cara: "La cultura laica ha ereditato dal proprio inizio - cioé da pensatori come Nietzche, Gentile e Leopardi - una straordinaria potenza concettuale, in grado di distruggere il grande passato dell'Occidente". Quindi il filosofo si è soffermato sullo scopo che muove i nostri "gesti essenziali" (mangiare, bere, unirsi sessualemente, uccidere): "Diventare altro da ciò che siamo o far diventare altro ciò che abbiamo". L'interesse del pubblico è esploso quando Severino ha esplicitato il concetto di "Alienazione del mortale" ("la legna che, se bruciata, diviene cenere, nel processo "è" cenere. E viceversa"). La cultura occidentale è quel pessimismo che c'insegna che la legna diventa cenere e ha bisogno di Dio. "Ecco, allora, che il Cristianesimo non è quella forma di radicale ottimismo ma è pessimista come tutte le cose della nostra cultura". E quel radicale pessimismo leopardiano è legato alla convinzione che pensare che qualcosa sia altro da sé sia un errore, una follia.