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Lunedì 11 Luglio 2005 - Libertà

San Sisto ritrova la sua storia

Sulle facciate al piano terreno, sotto quattro mani di calce, sono emersi affreschi. Grazie ai restauri del chiostro dei benedettini

La basilica di San Sisto, per secoli il principale monastero benedettino della città prima che le soppressioni decretassero l'allontanamento definitivo dei religiosi, sta tornando ad appropriarsi di capitoli importanti della sua storia, trascurati in passato a causa delle traversie, prima napoleoniche e poi post-unitarie, dalle quali il monumentale complesso ne è uscito separato in due. La quasi totalità del monastero risulta oggi occupata dai militari del Secondo Reggimento Genio Pontieri e gli spazi in uso a San Sisto, trasformata in parrocchia, comprendono la chiesa e una piccola parte dell'edificio un tempo dimora dei benedettini. In quest'ala si stanno concentrando i restauri, a partire dal chiostrino che in passato corrispondeva al giardino dell'abate, riconvertito da decenni in un'area di gioco per i ragazzi della parrocchia. Uno spazio che ha rivelato qualche sorpresa. Sulle facciate, "sotto quattro mani di calce", precisa il parroco don Giuseppe Formaleoni, sono emersi al pian terreno gli affreschi sulle sopraporte, con la rappresentazione di conchiglie, e al primo piano una boschereccia, animata dalla presenza di animali. Frammenti che danno l'idea di quanto anche questa limitata porzione di architettura dovesse presentarsi come munifica cornice dell'hortus conclusus posto al centro. Un probabile richiamo al significato simbolico del giardino come raffigurazione dell'Eden, che veniva reiterato sulle pareti del chiostro, dove i paesaggi riaffermavano quanto sostenuto, tra gli altri, da Marsilio Ficino: "Il colore verde conforta la vista più di ogni altro e la riempie di salutare diletto", favorendo così la meditazione, momento fondamentale della vita monastica. Su questo angolo di pace, si affacciavano al primo piano l'appartamento dell'abate e la foresteria, dove venivano ricevuti gli ospiti. "In questi ambienti - annuncia don Formaleoni - verranno sistemati la biblioteca e l'archivio della parrocchia, dopo il necessario rifacimento degli impianti". Di particolare interesse storico-artistico lo studiolo dell'abate, a pianta ottagonale. Vi si accede dal lungo rettangolo dell'atrio, ritmato dalla galleria affrescata degli imperatori monaci (attribuiti a Luigi Mussi), che ha il suo fulcro prospettico nel busto dipinto di San Benedetto, sulla parete di fondo. La vita del fondatore del monachesimo occidentale, festeggiato dalla Chiesa l'11 luglio (sue reliquie sono custodite nella basilica piacentina), è narrata, a monocromo color seppia, sulle pareti dello studiolo. San Benedetto compare anche accanto alla sorella gemella Santa Scolastica. L'appartamento comprende la cappella dell'abate, dal pregevole altare in stucco, "sul quale - spiega il parroco - forse era esposto il quadro della Madonna di Bernardino Luini, disperso da secoli". Scendendo nella vasta cripta della chiesa, l'altro impegnativo intervento coinvolgerà il coro ligneo, già smontato; le pareti ("dai saggi effettuati sono emerse decorazioni pittoriche") e il risanamento dei muri dall'umidità. Lavori per i quali la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha stanziato 80mila euro, ma si attendono ulteriori finanziamenti per poter completare l'opera. A cura della Banca di Piacenza è intanto iniziato il restauro degli otto ovali collocati lungo la navata centrale della basilica, con i volti di quattro Dottori della Chiesa occidentale (Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Gregorio Magno e San Girolamo) e di quattro Dottori della Chiesa orientale (Sant'Atanasio, San Gregorio Nazianzeno e San Giovanni Crisostomo).

Anna Anselmi

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