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Venerdì 11 Marzo 2005 - Libertà

L'Italia tra le due guerre: la conferenza di Paolo Pissavino

In Fondazione. Enciclopedia e Dizionario politico: l'ideologia entra nella cultura italiana

Nel secondo appuntamento del ciclo di conferenze "L'Italia tra le due guerre. Politica e cultura", organizzato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il Centro studi "Beonio-Brocchieri" di Lodi, il professore Paolo Pissavino, presidente del Centro studi "Beonio-Brocchieri" e socio fondatore, nonché membro del comitato scientifico della rivista "Archivio della ragion di stato", è intervenuto ieri pomeriggio su "Politica e ideologia nell'Enciclopedia e nel Dizionario". Introdotto dal direttore della Galleria d'arte moderna Ricci Oddi Stefano Fugazza, Pissavino ha parlato ieri pomeriggio della "Grande Enciclopedia Italiana" e del "Dizionario di Politica", ovvero di due opere fondamentali nella cultura dell'Italia tra le due guerre, di due imprese editoriali cospicue e molto discusse, toccando di conseguenza la questione del rapporto tra intellettuali e potere in epoca fascista. Pensato inizialmente dal Governatore della Banca d'Italia Stringher per dare slancio all'importanza della cultura italiana in Europa, il progetto dell'Enciclopedia Italiana fu realizzato dal 1929 al 1937 a opera del potente imprenditore tessile Giovanni Treccani degli Alfieri, che impiegò gran parte del proprio patrimonio per finanziarne la pubblicazione. Edito nel 1940 presso la stessa sede dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, ma sotto un'altra egida, ovvero quella del Partito Nazionale Fascista, il Dizionario di Politica nacque invece per presentare il punto di vista dell'ideologia fascista sui fenomeni politici, per dar conto della piena maturità dottrinale del fascismo e per produrre uno strumento con cui formare la coscienza politica della nuova classe dirigente. Tuttavia, ha fatto notare Pissavino, sebbene la pubblicazione del Dizionario fu vista dall'ala intransigente del partito come immediata risposta a quell'Enciclopedia cui Gentile aveva voluto che collaborassero i più insigni studiosi, pur non fascisti, anche il Dizionario restò, a suo modo, espressione di quel "totalitarismo imperfetto" con cui, con formula efficace, si suole designare il regime. Infatti, anche molte voci del Dizionario - in particolare quelle di storiografia - furono redatte da personalità del mondo accademico certamente estranee al regime, mentre d'altro canto l'Enciclopedia mostrerebbe, a un'attenta lettura, non una piena obiettività e neutralità rispetto all'ideologia fascista, ma, al contrario, la presenza via via più palpabile di alcune istanze della dottrina fascista. In conclusione, dunque, la sedimentazione dottrinale dichiarata nel Dizionario era presente anche nell'Enciclopedia e se nel primo era chiaro lo scopo di presentare i criteri di giudizio dottrinale che il fascismo estendeva ai vari fenomeni, la seconda fu comunque salutata come "opera degna del fascismo". Questo ci fa capire, ha concluso Pissavino, che è giunto il momento di procedere a un esame sereno e approfondito di quella significativa tradizione di pensiero, senza purtuttavia nessun intento revisionistico, che sarebbe fuori luogo e fuori misura di fronte alla tanta sofferenza che il fascismo ha provocato.

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