Martedì 8 Marzo 2005 - Libertà
Nuove imprese e lento sviluppo
La competitività a Piacenza
Oggi, ore 17, alla Fondazione. L'Osservatorio socio economico mette a confronto il preside della Facoltà di Economia, Ciciotti, il prof. Dallara, Salerno della Cisl e Bonini dell'Associazione Industriale
Alla Fondazione di Piacenza e Vigevano si svolge il primo di un ciclo di seminari sui "Fattori di competitività del sistema locale" dal titolo "La natalità di impresa a Piacenza". Negli ultimi anni nel nostro territorio si registra una crescita imprenditoriale media annua inferiore all'1 per cento. Parallelamente dal 1995 ad oggi la nuova ricchezza prodotta localmente (espressa in termini di prodotto interno lordo) è cresciuta, al netto dell'inflazione, dell'1,3 % all'anno. La disoccupazione nello stesso periodo è diminuita del 7,7 %. Dati questi che descrivono prestazioni di un sistema socioeconomico caratterizzato da luci ed ombre. Le luci si proiettano sulle dinamiche del reddito e del tasso di disoccupazione. Le ombre si allungano sull'imprenditorialità, con tassi di crescita molto contenuti rispetto alle province limitrofe.
Lodi (con un tasso di sviluppo imprenditoriale del +2,2 %), Cremona (+1,2 %), Parma (+1,3 %) nel periodo compreso tra il 1998 e il 2004 fanno segnare tutte uno sviluppo della loro struttura produttiva maggiore rispetto a Piacenza. Solo Pavia è inferiore con un modesto +0,7 %. Sono dinamiche che nascondono segnali di un mutamento significativo in atto anche nel nostro sistema economico locale. I settori con i maggiori tassi di crescita imprenditoriale sono: l'istruzione (con un tasso di sviluppo medio annuo pari a +5 %, e circa 80 imprese attive), l'intermediazione finanziaria (+3,4% con 624 imprese), l'informatica (+1,6 %, con 437 imprese). I maggiori processi di contrazione delle imprese si registrano in agricoltura (-2,8 %, con 6.579 imprese), in alcune attività manifatturiere, in particolare la fabbricazione di prodotti chimici, la produzione di articoli in gomma, la lavorazione di minerali non metalliferi. Se si considerano i settori di specializzazione dell'economia piacentina si scopre che la crescita imprenditoriale è concentrata in date attività piuttosto che in altre. Cala l'agroalimentare, cala in modo molto consistente il settore dei trasporti (4.370 addetti, -2,5 % tasso di sviluppo), mentre cresce la lavorazione dei metalli e la fabbricazione di macchine, in modo ancor più deciso.
Quindi a Piacenza cresce ancora il terziario e si rafforzano alcuni settori manifatturieri di specializzazione storica, mentre tendono a contrarsi alcuni settori tradizionali, soprattutto quelli legati alla trasformazione dei prodotti agricoli. Si tratta di processi di dematerializzazione del sistema economico, con ritmi ancora consistenti, necessari per riuscire a tenere il passo con i sistemi locali limitrofi (Parma, Cremona, Pavia, Lodi). Ma sono accompagnati da tassi di crescita del valore aggiunto a ritmi che indurrebbero a vedere in Piacenza dinamiche tipiche di contesti territoriali italiani caratterizzati da un lento sviluppo economico. Mentre nelle città di Parma e di Cremona il sistema economico registra tassi di imprenditorialità e di crescita proprio di alcuni dei settori di specializzazione. Lodi e Pavia invece fanno registrare un processo di despecializzazione molto più accentuato che a Piacenza. Quali indicazioni trarre da queste prestazioni economiche? Sicuramente la necessità di riorientare gli strumenti di programmazione economico-territoriale e di adeguare il sistema formativo a queste nuove tendenze in atto. Formare capitale umano in grado di operare in modo efficiente nei nuovi orizzonti della competizione, e promuovere forme di valorizzazione dei nuovi settori emergenti.
*Laboratorio di Economia Locale Università Cattolica di Piacenza
Antonio Dallara*