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Martedì 10 Luglio 2001 - Corriere Padano

Castello di Vigoleno, serate magiche con il Trovatore

Sarà il borgo fortificato di Vigoleno a far da suggestivo scenario all'opera verdiana il "Trovatore", forse la più difficile del repertorio del Maestro di Busseto, in programma il 15, 18, 20 e 22 luglio. Ambientata in una Spagna gotica di pieno Trecento, l'opera trova a Vigoleno, borgo che ha conservato intatti i suoi caratteri edilizi di città di basso Medioevo, uno scenario ideale. Quattro sono le rappresentazioni in cartellone, affidate ad un cast di assoluto rilievo internazionale con la direzione di un nome prestigioso come Gunter Neuhold, la regia di Mietta Corli e l'accompagnamento musicale di Orchestra e Coro della Fondazione Toscanini. L'iniziativa si inserisce senza dubbio nel novero degli appuntamenti operistici di livello nazionale, innanzittutto per la qualità degli interpreti, nettamente sopra la media, poi per il prestigio del complesso orchestrale e della bacchetta ma da non sottovalutare è la magia della cornice. Vigoleno, come suddetto, è di per sé un borgo che ha conservato il suo aspetto di città fortificata di primo Trecento e quindi si presta in modo naturale, con il suo castello, le sue torri, le sue mura merlate, i suoi camminamenti di ronda, ad ospitare una musical story dai caratteri foschi qual è appunto il "Trovatore".
A renderla sede ancor più adatta alla rappresentazione gioca inoltre la scenografia costruita da Mietta Corli, regista laureata in architettura dalla grande sensibilità culturale, che ha appositamente realizzato un modellino dell'apparato scenografico. Notevoli anche i costumi creati da Artemio. Questi i personaggi ed interpreti dei vari spettacoli: il Conte di Luna (Roberto Servile nelle rappresentazioni del 15, 18, 20; Enrico Marrucci il 22); Leonora (Alessandra Rezza il 15, 18, 20; Doina Dimitriu il 22); Azucena (Barbara Dever il 15, 18; Sabrina De Rose il 20, 22); Manrico (Cesar Hernandez il 15, 18, 20; Antonino Interisano il 22); Ferrando (Franco De Grandis); Ines (Maria Cristina Osti); Ruiz-un messo (Gianluca Pasolini); un vecchio zingaro (Victor Garcia Sierra). Maestro del Coro sarà Corrado Casati.
Le quattro rappresentazioni sono promosse dalla Provincia di Piacenza, la Fondazione Arturo Toscanini e il Comune di Vernasca con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano (cui si deve anche una "ouverture" riservata agli ospiti il 13 luglio) e della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Come dichiara il suo presidente Dario Squeri, con questa iniziativa la Provincia di Piacenza ha voluto dare un ulteriore contributo alle celebrazioni per il centenario della morte del Maestro, che fu anche consigliere provinciale di Piacenza.
Questa iniziativa si colloca inoltre nel progetto di restauro da tempo avviato che ha l'obiettivo finale di creare un circuito virtuoso che coinvolga luoghi verdiani e città d'arte di bassa Val d'Arda, tra cui Vigoleno, e ne preveda il collegamento al resto dell'offerta turistica della provincia, dai pregi storici e monumentali all'offerta gastronomica.
La scelta di coniugare teatro e castello - un progetto che prevede nei prossimi due anni l'allestimento a Vigoleno di altre due opere liriche, "Tosca" di Puccini e "Lucia di Lammermoor" di Donizetti - è ben spiegata da Gianni Baratta, direttore generale della Fondazione Toscanini: "Abbiamo progettato un teatro che viene generato dal Castello di Vigoleno, un teatro che ingloba e vive il castello, senza arginarlo a mero fondale scenico. Si è concepita una platea da 1000 posti collocati su una scalinata alta ben sei metri che porta gli spettatori a dominare l'impatto visivo del castello, una cavea per l'orchestra che sfrutta l'antico fossato e un palco che diviene tutt'uno col castello grazie a due decisivi accorgimenti: l'inserimento del palco stesso fra i bastioni e l'utilizzo di scale che collegano il fuori del palco al dentro del castello. Allestire uno spettacolo in questo luogo è un'esperienza unica perché qui il castello custodisce intatto il borgo medievale nel suo sentire lontano, in quel sentire vi è un legame diretto con i racconti dei melodrammi inscenati; nel gioco dell'arte l'artificio non è più il luogo: quelle mura tornano a mormorare le loro storie antiche; ecco allora i colpi dei martelli gitani, le fiamme, le streghe, i duelli e l'ira funesta non sono finzioni ma presenze. L'ossessione di Azucena vive ancora tra queste pietre e il suo odio e amore sono senza tempo".
Per motivi logistici, legati al difficile accesso al luogo dello spettacolo, gli spettatori sono pregati di raggiungere Vigoleno entro le 20.30. I biglietti (posto unico L. 50.000, ridotto L. 30.000) sono in vendita presso le filiali della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza e nei giorni delle rappresentazioni presso il castello di Vigoleno a partire dalle 20. Informazioni al numero 0521/274411.

1000 anni di storia per il borgo medievale

E' uno dei borghi fortificati più pittoreschi e meglio conservati d'Italia, circondato dal panorama dell'alta valle dello Stirone. Racchiuso come in uno scrigno all'interno della cinta muraria risalente al 1385, Vigoleno rappresenta un importante scorcio di storia medievale. Secondo le notizie riportate ne "I castelli piacentini" di Carmen Artocchini, fin dal X secolo un bastione doveva sorgere nel luogo, come avamposto di difesa sulle strade dirette verso Bardi e Borgotaro, e Codagnello scrive che già nel 1238 diversi soldati, armati di balestra, avevano qui il loro quartiere stabile. Ciò che è certo è l'intreccio tra le vicende della rocca e quelle della famiglia Scotti, esponente del partito guelfo, che vi si stabilì nel XIII secolo. Grazie all'intervento di cavalieri e fanti partigiani, la fazione ghibellina cui era stato sottratto riuscì nuovamente a impadronirsi di Vigoleno, distruggendolo. Ricostruito, rimase sotto dominio piacentino sino al 1370, e negli anni immediatamente successivi fu oggetto di lotta tra armate pontificie e i Visconti. Dopo una nuova distruzione dalle fondamenta, il castello fu riedificato nel 1389 ad opera degli Scotti, e nel 1404 Gian Maria Visconti elevava il territorio a contea. Seguirono altri conflitti, e solo nel XVI secolo la casata poté riprendere possesso della rocca, mantenendolo sino agli inizi del ‘900. Dopo la 1° Guerra Mondiale, l'edificio passò alla duchessa Maria Du Grammont, quindi al dott. Olivares che dal 1970 avviò un completo processo di restauro. Attualmente, il castello è in parte di proprietà privata, in parte bene comunale. Il monumento principale è la Pieve di San Giorgio, del XII secolo.

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