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Domenica 25 Novembre 2001 - Libertà

I "Maestri dell'arte moderna"

Genio sognatore. Ecco Picasso

Continuano alla Fondazione di Piacenza e Vigevano gli incontri su "I maestri dell'arte moderna": relatrice Elena Sichel. Il secondo appuntamento è stato dedicato all'artista più prolifico, discusso e contestato del XX° secolo, l'eccentrico, sognatore e visionario Pablo Picasso (1881-1973), personalità dal grande temperamento e dalle straordinarie capacità, originalità e potenza creativa davvero uniche. Nella piacevole chiacchierata, Sichel ha sottolineato come le innumerevoli composizioni sia pittoriche che scultoree di questo grande affabulatore abbiano rispecchiato, sovente anticipandoli, spirito e tendenze dell'epoca moderna in uno stile complesso e variegato con, da un lato, deciso rifiuto della tradizione accademica e stravolgimento del naturalismo tipico della cultura figurativa occidentale e, dall'altro, creazione di un universo onirico e fantastico, rappresentazione di un'umanità deforme, offesa ed umiliata. Talento precocissimo sin dall'infanzia, dopo le giovanili esperienze in Spagna (1898-1901) trasferimento a Parigi, allora capitale mondiale di arte, trasgressione e boheme; solo dal "periodo blu" (1901-04) Picasso acquista consapevolezza delle proprie potenzialità, della necessità storica di rivoluzionare contenuti e colori della scena artistica moderna ritraendo con grande sensibilità, nel successivo "periodo rosa" (1904-06), personaggi emaciati e sofferenti. Nella carrellata di diapositive proposte dalla studiosa piacentina anche inserti di vita privata, amici, compagni di viaggio e sodali dell'intrigante Picasso, gran frequentatore di mondanità, salotti ed ambienti culturali "a la page"; in seguito tributo all'arte africana e con l'amico Braque scoperta del cubismo analitico (1906-12) come progressiva scomposizione dell'immagine verso un'ipotetica quarta dimensione culminante nel cubismo sintetico (1912-15). Tra vicissitudini esistenziali ed irruenti legami amorosi, sempre ardite sperimentazioni, lussuose scenografie e severo classicismo negli anni 1916/25 fino alle astrazioni plastiche ed alle forti stilizzazioni degli anni '30 con figure esuberanti e vitalissime ma ormai svuotate di ogni umana sembianza come ben sottolineato da Sichel. In questa felice "stagione surrealista" il focoso spagnolo raggiunge, forse, il punto più intensamente espressivo di tutta la carriera; ambivalenza forma-contenuto, soggetti incessantemente plasmati, segni e simboli densi di rimandi psicologici, lacerazioni interiori ed echi esistenziali che suggeriscono, eloquentemente, la chiave di lettura della sterminata produzione: riflessione sul significato dell'attività artistica come principio e fine ultimo di tutte le ambiziose e provocatorie composizioni. Anche negli anni 1937/43 predilige una figuratività contorta e geometrica che, lentamente, lo porta a dissociarsi dal reale mentre - anni 1944/45 - aderisce alla sinistra francese ritrovando, nell'impegno politico e civile, piena libertà artistica. Tra '50 e '60 nuovi ed appassionati legami amorosi e febbrile attività, quasi esorcizzazione all'incalzante vecchiaia con rielaborazione di temi già affrontati, sculture con materiali poveri e ceramica, per una generale involuzione, una proustiana "recherche" mentre negli ultimissimi anni, indomito nonostante fama ed onori, il silente istrione non rinuncia alla sperimentazione formale verso un estremismo figurativo totalmente destrutturante in un coacervo indistinto di immagini e tecniche con prevalenza, però, della quantità sorretta da un'ispirazione breve e fugace.
Proseguono gli incontri alla Fondazione. Un anticipatore di tendenze: dal periodo blu al periodo rosa. Anche scorci di vita privata: la mondanità, i salotti e i legami amorosi.

Fabio Bianchi

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