Mercoledì 19 Settembre 2001 - Libertà
Per Santa Giustina il Duomo si fa teatro
Eventi - Martedì 25 settembre, per il millenario della traslazione delle spoglie della patrona, in scena dramma spirituale. Musiche di Berzolla, testi del '600 e di Saltarelli, regia di Tomassini
Martedì 25, alle 21.30, evento artistico e culturale senza precedenti prossimi nella nostra città: il Duomo di Piacenza si farà teatro per accogliere la messa in scena di uno spettacolo sacro di grande e complessa concezione che unisce musica, canto, azione scenica (cantata e parlata) ed effetti visivi, coinvolgendo fisicamente gli spettatori in un vero e proprio "viaggio" all'interno di una Cattedrale in cui sarà allestito un triplice palcoscenico e trasformando gli stessi spazi architettonici della grande chiesa (fino alla suggestiva conclusione nella cripta) in elementi di espressione teatrale. Si tratta di Giustina - Ex ossibus, un "dramma spirituale in musica" firmato da Massimo Berzolla, Stefano Tomassini e Claudio Saltarelli che costituisce l'evento culturale centrale delle celebrazioni in corso per il millenario della traslazione in Cattedrale delle reliquie di Santa Giustina, patrona della nostra città. La rappresentazione è promossa dalla Diocesi con la direzione artistica del Gruppo Ciampi, il patrocinio del Dipartimento spettacolo del ministero per i beni culturali e il sostegno dell'assessorato alla cultura del Comune, del Teatro Municipale e di sponsor privati. Complessa e affascinante è la stessa genesi di questo spettacolo ideato dal regista Tomassini e da lui costruito su un percorso poetico composito, diviso in quattro successive "Situazioni", che utilizzano tre testi. La prima parte (Prologo, prima e seconda Situazione) si basa su La Giustina, una "tragedia spirituale" barocca di ottima fattura letteraria, scritta dal frate Bonaventura Morone da Taranto nel 1612 e rinvenuta dallo stesso Tomassini in un archivio di Venezia. In essa è mostrata la leggenda di Santa Giustina e San Cipriano, martirizzati in Bitinia all'epoca della persecuzione di Diocleziano sotto Dio: il mago Cipriano tenta di indurre la vergine Giustina a cedere alla passione erotica di Aglaide ed evoca a questo scopo il demonio Asmodeo; ma, per opera di quest'ultimo, è lo stesso Cipriano a innamorarsi di Giustina, che resiste alle tentazioni di Asmodeo come alle arti del mago. Disilluso dalla sua fede nella magia nera, Cipriano si converte al Cristianesimo per opera di Giustina, ma i due vengono fatti uccidere dall'infuriato Aglaide. La seconda parte (terza Situazione) è tratta da Thesaurus in terra, sacra rappresentazione di Saltarelli che costituisce il nucleo originario di Giustina - Ex ossibus: viene rielaborata e "riattualizzata", in equilibrio tra rievocazione storica e sogno, del vescovo piacentino Giovanni Filagato che nel 1001, dopo essersi proclamato antipapa col nome di Giovanni XVI ed essere stato deposto, consegna a una delegazione piacentina le reliquie della santa. L'ultima Situazione si basa su frammenti del celebre De pestilentia di San Cipriano nella traduzione in volgare (Oratione della Pestilentia) realizzata da Thomaso Contarini nel 1577. Come nelle migliori tradizioni di perseguimento di un'opera d'arte "totale" (dal teatro greco a Wagner alla comunicazione multimediale d'oggi) è la musica il fondamentale elemento di raccordo dei vari spunti. Il compositore Massimo Berzolla ha lavorato con grande attenzione alll'intelligibilità delle parole, alla cantabilità delle melodia e alla peculiare acustica del luogo (che esalta i "fortissimo" di ottoni percussioni e sfuma i passaggi con gli archi gravi). La musica - con spirito in qualche modo a quello dei ai pastiches stravinskiani - reca tracce, rielaborate in modo personalissimo, di mondi espressivi propri dei vari secoli evocati dai testi: dal Barocco a Verdi alla "musica da cinema". Di particolare interesse, poi, è la scelta di dividere l'orchestra in tre gruppi strumentali (rispettivamente di 6, 10 e 13 elementi, per lo più fiati e percussioni) timbricamente diversificati, dislocati in punti diversi e guidati da tre diversi direttori collegati da un sistema di telecamere e monitor. La presenza visibile dei musicisti e questa "spazializzazione del suono" - in cui la musica proveniente da diverse fonti alternate e sovrapposte traccia per lo spettatore un itinerario da percorrere anche fisicamente - rientrano nella più generale "spazializzazione del tempo" qui perseguita da Tomassini, che gioca audacemente un'idea "forte: tre palchi allestiti lungo la navata (uno all'ingresso, uno al centro, uno sulla pedana dell'altare provvisorio); il pubblico che entra a prologo iniziato e si sposta di palco in palco nel corso dell'opera e scende nella cripta per il "non-finale" scandito dall'Oratione della Pestilenza. Un'immersione quasi violenta dello spettatore nel "ventre del teatro" per superare (complici gli effetti luminosi) la tradizionale fruizione teatrale passiva e distaccata in favore di una nuova, che Tomassini definisce "sensoria" ed "esperienziale". Giustina - Ex ossibus non prevede applausi alla fine. Come è evidente da quanto abbiamo riferito, poi, gli spettatori dovranno assistere in piedi allo spettacolo. Un sacrificio che nasce dall'esigenza drammaturgica di "immergere" letteralmente il pubblico nell'azione scenica, e che il carattere "eccezionale" dell'evento giustifica ampiamente.
Oliviero Marchesi