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Domenica 18 Novembre 2001 - Libertà

Isolato ed enigmatico, ma fu il padre dei "moderni"

Con Paul Cézanne aperto, alla Fondazione, il ciclo di incontri sui maestri dell'arte

La Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il Fai (Fondo ambiente italiano) ha inaugurato il ciclo settimanale di incontri "I maestri dell'arte moderna", relatrice Elena Sichel, dedicato ad alcuni dei maggiori protagonisti della scena artistica europea e mondiale tra XIX-XX secolo ed ideale proseguimento di una precedente analoga iniziativa, "Dal figurativo all'astratto", a cura di Stefano Fugazza e sempre di Elena Sichel, sui più importanti movimenti figurativi europei del medesimo periodo. E qualsiasi riflessione sull'arte "moderna" - nell'accezione di Argan - non può prescindere dall'isolato, enigmatico e contraddittorio Paul Cezanne (1839-1906), sommo pittore francese di Aix-en-Provence, "padre dei pittori moderni", in grado con ammirevole dedizione, indomita costanza ed illuminanti intuizioni di rivoluzionare la pittura del suo tempo. Per l'"eremita di Aix-en-Provence" forzato esordio accademico, formazione realista ed incomprensioni con il trionfante Impressionismo ma, dopo anni di travaglio interiore per difficoltà personali ed incomprensioni famigliari, commovente incomunicabilità tranne pochissimi amici, tra cui Zola, Achille "Empereur" e Pissarro e disperata ricerca creativa per una concezione totalitaria dell'arte, riuscì ad oltrepassare l'approccio brillante e spensierato proposto soprattutto dagli Impressionisti scoprendo lentamente - oltre il vivace colorismo, l'esuberanza della tavolozza e gli spregiudicati comportamenti della mondana società parigina fin de siecle - struttura essenziale e valore simbolico ed assoluto di ogni esperienza pittorica. Superamento, dunque, con autorità e fermezza della tradizionale percezione di lontana ascendenza rinascimentale della realtà esterna già con entusiasmo esaltata prima dal realismo courbetiano poi, con più vigore, dall'Impressionismo ed anticipazione, come ben sottolineato dalla relatrice, sia della scomposizione cubista - "Mademoiselles d'Avignon", Picasso, 1907, implicito riconoscimento alla grandezza di Cezanne - sia della tendenza all'informale che caratterizza, trasversalmente, tutto il novecento nonché delineazione di matrici, sostanza e strumenti espressivi in seguito adottati ed approfonditi dalla più severa ed impegnata arte moderna. Elena Sichel, illustrando con numerose diapositive crescita e maturità artistica di Cezanne, ha inoltre rimarcato come già nelle prime tele fosse istintivamente orientato a rappresentare non uno spazio strettamente bidimensionale ma, piuttosto, curvilineo e circolare per captare interazioni ed influssi ambientali. Determinante in questo senso forza, intensità ed efficacia del colore in grado di garantire non solo equilibrio visivo ai piani dell'opera ma anche costruzione e compensazione di volumi, restituendo così una sensazione viva e pulsante, un "impressionismo integrale", futura base della cultura figurativa occidentale europea. I soggetti ricorrenti, nature morte, paesaggi con il celeberrimo monte Saincte Victoire, ritratti sempre molto obiettivi e bagnanti sono progressivamente scomposti ed analizzati in senso plastico, frantumati in tasselli di colore denso tirato spesso a spatola con ombre colorate a cui corrisponde precisa funzione statica e compositiva, di sostegno e profondità nella definizione del campo dell'immagine. Nella produzione di Cezanne, ha ricordato infine la Sichel, si avverte anche una malinconica nostalgia per un ideale classico di perfezione formale, un vago anelito ad una bellezza olimpica, aspirazione profonda a quiete, serenità e pace come tentativo di individuare, nella triste e monotona vita quotidiana, un ordine superiore semplice ed armonico, una mistica comunione con la natura.

FABIO BIANCHI

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