Lunedì 17 Dicembre 2001 - Libertà
Tante religioni cercano una strada per la pace
Al Municipale - Dopo l'incontro: danze e meditazione
Uniti per la pace. Perché gli uomini religiosi, qualunque sia il nome del Dio in cui credono, non possono non pronunciarsi contro la guerra. Nel Corano come nella Bibbia si afferma che tutti gli uomini sono stati creati a somiglianza di Dio: come tali, riconoscendo un unico padre, non possono che essere fratelli. E per raggiungere la pace (termine che, sia in ebraico sia nella religione musulmana, è una delle denominazioni dell'eterno) la strada da percorrere passa in qualche modo nelle azioni quotidiane, piccole, concrete, nei rapporti con il prossimo, guardandosi negli occhi e confrontandosi tra rappresentanti di religioni diverse. O digiunando, simbolicamente, cristiani e mussulmani, come ha chiesto il Papa venerdì scorso. O ancora trovandosi attorno ad uno stesso tavolo per ascoltare le convinzioni delle altre religioni e scoprire i punti comuni e non le divergenze. Questo quanto è accaduto ieri al Teatro Municipale di Piacenza, dove si sono ritrovati, "uniti per la pace", personalità del mondo politico e religioso cittadino a confronto con esponenti delle diverse religioni. Un avvenimento promosso dalla Fondazione Un dialogo proficuo, che ha visto protagonisti il sindaco di Piacenza Guidotti e il presidente della Provincia Squeri, il vescovo Luciano Monari, il rabbino Luciano Caro, Traian Valdman, rappresentante degli ortodossi, il monaco buddista zen Adolfo Soho Brunelli, il teologo islamico Adnan Mokrani e il mussulmano Yusuf Pisano, nonché Ram Krisam, della comunità Sick. La tavola rotonda - coordinata da Lia Bigliardi - ha sottolineato all'unisono, con voci e letture tratte da libri sacri diversi, come tutti gli uomini religiosi riconoscano Dio come creatore: nell'uomo non può quindi che esserci lo spirito del Padre e, in questo senso, la guerra e l'odio devono lasciare spazio all'amore, al rispetto e alla conoscenza. Cominciando proprio dal quotidiano, senza piegare o deformare la religione e senza trascinare Dio nelle nostre guerre ma compiendo gesti simbolici di solidarietà preziosi "per creare condizioni di cambiamento", utilizzando il dialogo come mezzo di conoscenza e di purificazione. Alla conferenza ha fatto seguito una manifestazione artistica con canti, poesie, danze, meditazioni e l'Inno alla vita" del balletto classico Cosi-Stefanescu.
(essebi)