Domenica 13 Gennaio 2002 - Libertà
PATTO DI PIACENZA - inizia la grande sfida
I componenti del Comitato strategico (ad eccezione degli ambientalisti) hanno sottoscritto ieri l'accordo a Palazzo Farnese. Errani: "Questa è l'unica vera interpretazione del federalismo"
E' stato il presidente della Regione, come si diceva, a concludere ieri mattina a Palazzo Farnese la serie di interventi che, a distanza di un anno dalla convocazione degli Stati Generali e dopo 12 mesi di lavoro svolto (con rara tempestività) all'interno dei vari gruppi tematici, sono serviti ad illustrare nelle linee generali i progetti contenuti nel documento conclusivo. La sequenza della mattinata è stata scandita dal direttore di Libertà Gaetano Rizzuto, il cui ruolo era quello di "voce narrante", che ha condotto i presenti attraverso gli interventi e le relazioni (nell'ordine quelli del vescovo Luciano Monari, del prof. Enrico Ciciotti, di Stefano Borotti, Augusto Rizzi, Emilio Bertuzzi, Carlo Merli, Margherita Margaroli e infine del sindaco Guidotti, del presidente della Provincia Squeri e del presidente della Camera di commercio Luigi Gatti). "Un anno fa - ha ricordato Errani - ci siamo assunti degli impegni e oggi posso dire che già una serie di obiettivi concreti hanno preso avvio". Il riferimento è ai progetti di una nuova conca ad Isola Serafini e del Parco fluviale, al piano triennale della viabilità, alla messa in sicurezza del territorio e alla questione energetica. Il grande valore del patto - ha sottolineato il presidente - è l'idea di lavorare insieme, di costruire relazioni che mettano al centro la persona ed i problemi della comunità. "Nessuno - ha insistito, replicando alle polemiche degli ultimi giorni sulle spinte secessioniste e isolazioniste che anche a Piacenza si fanno sentire - può fare da solo. Se si fa da sè alcuni ce la fanno, ma molti rimangono indietro". E se il valore del Patto per Piacenza è il lavoro svolto insieme e gli obiettivi condivisi ("che non vogliono comunque dire annullamento delle differenze"), il valore aggiunto di questo accordo è la qualità sociale. "Non si compete più solo con la qualità tecnica o produttiva, ma bensì con la qualità globale e sociale. Piacenza, così come l'intera regione Emilia Romagna, non è e non sarà mai Seul, e il terreno di sfida con i mercati del lavoro a basso costo è quello dell'eccellenza e della tipicità dei nostri prodotti. Il futuro sta nella cooperazione e nella relazione - ha concluso Errani - e non nell'isolamento. Guai se Piacenza accettase l'idea che l'autogoverno è chiusura. L'autogoverno è essere protagonisti di governi più grandi. E la Regione, lungi dall'essere un ente superiore che comanda o ha l'arroganza di dettare ordini al territorio, è invece una grande rete per stare nel mondo, un sistema che valorizza le eccellenze, come quella piacentina, appunto, che davanti alla standardizzazione può giocare la carta vincente della specificità". Che cosa farà la Regione per Piacenza? In concreto - ha elencato il presidente - si impegnerà per dare vita all'istituto della logistica e ad un programma d'area della logistica e poi per sostenere i progetti per il turismo, la navigabilità del Po (anche per questo è previsto un programma d'area) e la messa in sicurezza del territorio, in una strategia di sviluppo compatibile e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Alla fine si sono alzati tutti, uno per uno (ad eccezione di Fabrizio Binelli per le associazioni ambientaliste, che non ha sottoscritto il documento) i 33 componenti del Comitato strategico che rappresentano l'intera società piacentina (istituzioni, categorie economiche e produttive e società civile) e hanno ufficialmente posto la loro firma sotto il Patto per Piacenza. Un patto che il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, a cui è toccata l'ultima parola, ha definito "l'unica vera interpretazione del federalismo".
Angela Marinetti