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Domenica 6 Gennaio 2002 - Libertà

Serata a cura della Tampa, con Ofi e la splendida chitarra di Dellacasa

AL FILO. Il sogno corre sulle corde. Tra "prime" assolute di Cataldo e Berzolla

E' possibile onorare in un concerto Verdi senza eseguire composizioni sue? Sì, perché l'arte costituisce di per sé un tributo alla memoria di un grande artista. Partendo da questo assunto, la Tampa Lirica ha deciso di concludere il proprio calendario di celebrazioni verdiane con un concerto di musica contemporanea presentato da Carla Fontanelli, curato col sostegno di Comune, Regione e Fondazione e tenuto l'altra sera al Teatro dei Filodrammatici dal magnifico chitarrista genovese Giancarlo Dellacasa e da una rappresentanza "cameristica" dell'Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Roberto Solci. Una serata molto interessante, costituita in gran parte (3 brani su 4) da "prime esecuzioni assolute" di partiture per chitarra e orchestra commissionate da Dellacasa a due musicisti piacentini, Glauco Cataldo e Massimo Berzolla, che hanno presentato, rispettivamente, La vida es sueno e Porto sepolto, e allo stesso Solci, che per l'occasione ha composto Ballata e che ha inaugurato la serata col suo Favole. Tre partiture su quattro, ancora una volta, erano accomunate da un'affascinante particolarità: il fatto di essere ispirate a opere letterarie. Di esemplificare, anzi, alcuni dei diversi rapporti che le note possono intrattenere con le parole: l'accompagnamento musicale al testo originale (Favole, che inanella 25 favole di Fedro affidate a due voci recitanti accompagnate dall'orchestra); la "musica a programma" che si propone di mimare con mezzi propri, ma con la maggior fedeltà possibile, le suggestioni del testo letterario (Porto sepolto di Berzolla, che muove dal romanzo di Maurizio Maggiani Il coraggio del pettirosso; la libera ispirazione (è il caso di La vida es sueno di Cataldo, che mira a reinventare la magia di quel mondo immaginario, ma più autentico di quello reale, inscenato nel gioco teatrale di La vita è sogno, capolavoro di Calderòn. Favole, forte della recitazione di Rachele Donati De Conti e del bravo Dino Goretti, ha fatto girare a mille la macchina della virtuosistica scrittura orchestrale di Solci, modellata su una "maniera novecentesca" di alta scuola. L'eredità del '900, esplorata in chiave più complessa e problematica, pervadeva anche il brano di Cataldo (la cui opera lirica Ancora Werther e Carlotta speriamo di veder presto rappresentata a Piacenza), che vedeva il bravissimo Dellacasa chiamato a un arduo tour de force esecutivo e sposava audacemente in più tratti il delicato suono della chitarra (pur microfonata) a un vibrante "tutti" orchestrale. La composizione di Berzolla, per chitarra e cinque archi, era giocata su una tensione decrescente: un attacco irto di dissonanze e note "strappate" si risolveva in una lirica, pacificata conclusione diatonica. La conclusiva Ballata di Solci, fin dall'evocativo esordio per chitarra e timpani, sembrava rifarsi a un capitolo importantissimo e sottovalutato della storia musicale del 20° secolo: quello delle grandi colonne sonore cinematografiche.

Oliviero Marchesi

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