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Domenica 17 Febbraio 2002 - Libertà

Newman, la ricerca della verità

"Dio era in lui". Avviato il processo di beatificazione

John Henry Newman, nonostante abbia iniziato e concluso la sua vicenda terrena nel XIX secolo, è ancora in grado di parlare all'uomo del terzo millennio: il suo insegnamento costituisce un'occasione per rivedere la nostra fede, il nostro rapporto con Cristo. L'affermazione è del vescovo monsignor Luciano Monari che ieri pomeriggio è intervenuto al convegno su questo importante personaggio all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'incontro, organizzato dalle Edizioni Paoline in collaborazione con la Libreria Berti della diocesi e la stessa Fondazione, rientra nelle celebrazioni che in Italia e all'estero sono state programmate per ricordare Newman nel bicentenario della nascita. Newman nasce a Londra nel 1801. Compie gli studi al Trinity College di Oxford e, dopo una parentesi dedicata all'insegnamento, nel 1824 si fa pastore anglicano. Subito si dimostra attento al dibattito culturale del suo tempo partecipando al "movimento di Oxford" che raggruppa studiosi impegnati nel confronto tra cattolici ed anglicani. Gli studi teologici, l'approfondimento dei Padri della Chiesa, il dialogo con gli altri studiosi lentamente lo avvicinano al cattolicesimo al quale aderirà completamente nel 1845. Viene ordinato sacerdote nel 1847 e il suo impegno di predicatore e di teologo gli procurano consensi, ma anche critiche. Tutto rientrerà quando nel 1879 papa Leone XIII lo farà cardinale. Newman muore a Birmingham nel 1890. La Chiesa ha avviato il processo di beatificazione. Il suo insegnamento è rimasto inalterato nel tempo anche grazie alle sue opere che ancora oggi sono di stretta attualità come ha molto bene evidenziato il convegno di ieri al quale hanno preso parte importanti studiosi del cardinale inglese: Piero Udini, laureato in dogmatica, sacerdote dedito allo studio di Newman e alla pastorale della gente di montagna (si è ritirato in un alpeggio); Lina Callegari, attualmente impegnata nel dottorato in filosofia all'Università di Parma; Fortunato Morrone, sacerdote che ha svolto il proprio dottorato di ricerca all'Università Gregoriana proprio sul cardinale inglese; Michael Paul Gallagher, gesuita irlandese, già insegnante a Dublino ed ora docente all'Università Gregoriana. Ha coordinato i lavori Gianfranca Zancanaro delle Paoline che, richiamato l'impegno della sua editrice per far conoscere anche in Italia questo grande testimone della fede, ne ha sottolineato l'attualità: i temi da lui affrontati, dal ruolo dei laici al rapporto tra fede e ragione, sono ancora alla base del dibattito dei nostri tempi. Il convegno piacentino é stato ricco di contributi. Già abbiamo ricordato la prolusione del nostro vescovo che si è soffermato soprattutto sul predicatore che non ha mai ceduto né all'intellettualismo, né al sensazionalismo. La sua fu una "comunicazione interpersonale che, scaturendo dall'interiorità del predicatore abitato da una viva presenza di Dio, raggiunge il cuore degli ascoltatori". Udini ha stimolato i partecipanti a rivivere l'ambiente dell'Oxford universitaria immergendosi nella "penombra del tempio, gremito di giovani, dove Newman avanzava lentamente per raggiungere il pulpito dal quale, alla fioca luce di una fiammella a gas, pronunciava con voce chiara e melodiosa, parole appassionate che fendevano il silenzio generale e giungevano ad ogni ascoltatore, come se a lui solo fossero indirizzate". Ma la forza di Newman non è in una capacità teatrale di tenere la scena, ma nel suo saper far emergere le istanze più vere che vivono nel cuore di ogni uomo. Che il suo lavoro di analisi e studio non sia stato semplice lo ha spiegato Lina Callegari, autrice di "Newman. la Fede e le sue Ragioni". Il tempo in cui vive è sì il secolo del Romanticismo, espressione dei sentimenti e delle passioni, ma anche quello post illuminista ove si riconosce la validità solamente di quello che si può inequivocabilmente dimostrare. L'impegno di Newman, così come ha spiegato la Callegari, è nel far comprendere che non si può creare una gerarchia tra la ragione e la fede e che dunque occorre ridefinire i rispettivi ambiti di conoscenza. La facile contestazione che può essere mossa alla fede - quella di non essere in grado di argomentare le proprie ragioni - ha valore solo nel momento in cui si nega alla stessa fede una valenza soprannaturale. Ma allora - ha sottolineato la relatrice - definire nei suoi aspetti l'Oggetto della religione vorrebbe dire: finire l'Infinito. Di fatto, secondo Newman, è sulla capacità di ogni uomo di riconoscere o meno il valore del Mistero che si pone la distinzione tra il credere e il non credere in modo autenticamente cristiano e non dalla capacità di darne una spiegazione razionale. A dare il senso della complessità e della ricchezza del pensiero newmaniano è stato Fortunato Morrone, autore di numerose pubblicazioni, il quale ha percorso la storia delle opinioni religiose contenute nell'"Apologia Pro vita sua". Quest'opera nasce a seguito delle accuse di spergiuro e di falsità che erano state mosse al papa e al clero cattolico da Kingsley, professore di storia del cristianesimo a Cambridge. Dunque un attacco contro lo stesso Newman che con l'"Apologia" rende evidente l'impegno di un uomo che, alla ricerca della verità, non ha avuto paura di lasciare la vita tranquilla di prestigioso intellettuale anglicano per entrare in quella che i suoi studi gli avevano fatto capire essere la vera Chiesa di Cristo: quella di Roma. A concludere i contributi, tutti di grande livello, è stato il gesuita Gallagher che del cardinale ha proposto uno degli aspetti più affascinanti per chi ama la letteratura ed in particolare quella anglosassone trattando del ruolo dell'immaginazione nel pensiero di Newman. E' infatti una intensa capacità immaginativa quella che consente a Newman di cogliere significati e messaggi che trascendono la pura realtà dei fatti visibili. Egli percepisce che il mondo che vediamo e che tocchiamo - il mondo dei sensi - è una mera parvenza. La vera realtà è quel mondo invisibile che solo l'immaginazione consente di percepire.

FAUSTO FIORENTINI

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