Sabato 9 Febbraio 2002 - Libertà
In viaggio verso Marte
"Nel 2025 sbarcheremo sul pianeta rosso"
Sono ripresi alla Fondazione di Piacenza e Vigevano "I mercoledì della scienza" organizzati da Dipartimento di matematica e fisica del liceo scientifico "Respighi" e dall'"Associazione amici" del medesimo liceo. Se nel primo ciclo di incontri, "La matematica e la vita quotidiana", ottobre 2001, i vari relatori avevano trattato di modelli teorici e matematica applicata all'esperienza quotidiana, in questo secondo, "Le frontiere della scienza", gli organizzatori hanno privilegiato novità ed ultime scoperte scientifiche. Conferenza iniziale su "La ripresa dell'esplorazione marziana" tenuta da un noto scrittore e divulgatore scientifico, Giovanni Caprara, fisico, studioso di fama internazionale, giornalista e collaboratore di prestigiose testate e, tra i tanti riconoscimenti, anche la dedicazione di un asteroide scoperto di recente. Perché enti governativi, europei ed extraeuropei, già protagonisti di gloriose epopee spaziali hanno concentrato gli sforzi su Marte, ormai riferimento imprescindibile della strategia di esplorazione interplanetaria? Per ben circostanziati motivi: relativa vicinanza alla Terra; ambiente potenzialmente abitabile per la presenza di acqua poi lentamente o dispersa o assorbita dal sottosuolo; ricerche ancora effettuate con logica e razionalità umane; finalità in prevalenza scientifiche e non militari come, purtroppo, durante la guerra fredda; quindi, indirettamente, migliori conoscenze su atmosfera e sistema solare; controllo diretto su forme di vita - in gran parte microrganismi che potrebbero alimentarsi, riprodursi e ricreare autonomamente un proprio habitat e già sulla Terra abituati a sopravvivere in condizioni estreme, profondità oceaniche, temperature e pressioni eccessivamente alte o basse - insediabili sulle calotte polari di Marte per la presenza, copiosa, di ghiacci da cui estrarre idrogeno ed ossigeno per propulsori e stazioni orbitanti. E ancora: Marte come misura di miti, sogni e millenarie ambizioni dell'uomo occidentale; desiderio segreto di cercare forme di vita complementari o diverse dalle terrestri e poter, così, ricostruire la catena umana; ma non dimentichiamo finalità mistiche e religiose. Davvero ben articolato, come ricordato dal relatore, il programma operativo allestito soprattutto della Nasa in stretta collaborazione con Ente spaziale europeo (Esa) ed organismi nazionali tra cui Agenzia spaziale italiana (Asi): ogni due anni sonde lanciate verso il pianeta rosso; nel 2003 rover robotizzati preparati per atterrare in punti diversi e raccogliere informazioni; sempre nel 2003 la sonda Mars express, di fabbricazione europea a fini meteorologici, dovrebbe entrare nella sua orbita; contemporaneamente tentativo di creare condizioni basilari per la stabilità fisica e psichica dei futuri astronauti; nel 2012 altre spedizioni per prelevare campioni di materiale litoide; quindi, indicativamente nel 2025, definitivo sbarco sul pianeta. Negli ultimi anni in Italia la ricerca scientifica mi sembra abbia dato notevole impulso soprattutto ad elettronica, biomedicina...Forse meno al campo astronomico e spaziale. "La ricerca scientifica da noi, purtroppo, soffre notevolmente perché siamo il paese che meno spende in Europa dedicando ad essa solo l'uno per cento del prodotto nazionale lordo con, dietro di noi, soltanto la Grecia. La situazione non è delle migliori ma ci sono alcune nicchie nelle quali si ottengono buoni risultati e, tra queste, direi che c'è l'astronomia, qualche cosa di biologia ma molto, molto poco; in campo spaziale è stata anche destinata una certa quantità di denaro che ha creato sia una scuola sia un'industria spaziale tant'è che oggi siamo molto impegnati nella realizzazione della stazione spaziale internazionale e questo è il frutto degli investimenti fatti negli ultimi 15-20 anni". Mi sembra allora che il gap scientifico e tecnologico italiano rispetto ad alcuni paesi europei sia in generale piuttosto contenuto a differenza, per esempio, di paesi come U.S.A. e Giappone. "Ci sono dei settori in Europa in cui abbiamo un nostro ruolo e siamo, per esempio, il terzo paese nell'ambito spaziale alle spalle di Francia e Germania ed ultimamente siamo quasi al secondo posto perché abbiamo espresso una programmazione ed una politica nel campo dello spazio che è stata più razionale per i migliori contenuti, con scelte più precise rispetto, addirittura, ai tedeschi. Però in Europa siamo indubbiamente ai margini; abbiamo qualche capacità nell'ambito della fisica delle particelle essendo noi partecipi con altri paesi del centro di ricerca di Ginevra, il Cern, dove c'è un rilevante numero di scienziati italiani. Però se dobbiamo fare un bilancio a livello europeo anche come risultati siamo decisamente in coda, abbiamo cervelli di buona qualità ma sono, purtroppo, carenti sia l'organizzazione della ricerca sia le possibilità di esposizione. Inoltre abbiamo un panorama di ricercatori tra i più vecchi d'Europa: da noi l'età media è intorno ai 45 anni ciò significa che sono fuori gioco già in partenza mentre l'età media all'estero è di circa 30 anni; è questione di capacità, di idee e di energie". Fino a che punto, allora, l'immaginario collettivo e gli scrittori di fantascienza possono influire sulla ricerca scientifica e, viceversa, la scienza condizionare la fantasia degli scrittori? "Soprattutto negli ultimissimi tempi l'interesse per il mondo della fantascienza è aumentato da parte degli scienziati perché ci sono delle idee sicuramente interessanti tant'è che l'agenzia spaziale europea ha addirittura bandito un concorso per analizzare le idee degli scrittori di fantascienza degli ultimi periodi per cercare di trarre degli spunti da sviluppare dal punto di vista tecnologico e scientifico. E questo è stato fatto con la collaborazione di un museo della fantascienza che è in Svizzera e che è uno dei più importanti a livello internazionale perché si ritiene che, potenzialmente, possano esserci cose interessanti da sfruttare. Comunque sia la fantascienza è sempre stata l'altra faccia dell'esplorazione dello spazio e la prima fantascienza addirittura arrivava dopo le idee della tecnologia. Poi, ovviamente, correva molto di più la fantascienza che in alcuni casi ha anticipato molte cose, pensiamo solo al film di Kubrick "2001 odissea nello spazio" un film "scientifico", anzi forse non ci siamo ancora quasi arrivati a quei livelli. E' possibile ricostruire un filo rosso tra vari autori di fantascienza, da Verne, Dick via via fino ad Asimov? "Sicuramente in ambito marziano c'è un filo che unisce Arthur Clarke e Ray Bradbury che ha scritto il miglior romanzo di fantascienza "Cronache marziane" e ci sono dei fili che uniscono tutte queste imprese. Essendo, poi, gli scrittori di fantascienza, degli anticipatori spesso spaziano anche in luoghi che poi, magari, gli scienziati fanno fatica a recepire; soprattutto l'ultima fantascienza si è spostata su un territorio difficile preoccupandosi più dell'aspetto dell'evoluzione umana verso territori che esprimono delle paure e quindi un'evoluzione che voleva anticipare una negatività dell'uomo se continua a crescere in certo modo. Quindi è cambiata molto la fantascienza verso un universo per certi aspetti meno affascinante di quello di Ray Bradbury che ci offriva un mondo nel quale si sognava di andare. Ora invece la fantascienza spesso ci prospetta una realtà che fa paura, quasi ribrezzo, anche se è significativa perché anticipa possibili sviluppi dai quali dobbiamo difenderci per non precipitare in situazioni critiche".
Fabio Bianchi