Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Lunedì 11 Marzo 2002 - Libertà

Negli archivi nobiliari

Un convegno nazionale di studi

La prossima IV Settimana per la Cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal 15 al 21 aprile, vedrà una significativa anteprima nel convegno di studi "Storie di casa. Negli archivi storici delle famiglie piacentine", che si terrà all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano venerdì 12 aprile.
Si tratterà di un importante appuntamento per la storiografia locale, organizzato dall'Archivio di Stato di Piacenza, dalla Soprintendenza Archivistica dell'Emilia Romagna, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e patrocinato dalla Regione Emilia Romagna, dalla Soprintendenza regionale per i Beni librari e documentari, dalla Provincia e dal Comune di Piacenza. La prassi legislativa pone nel patrimonio dei beni culturali i beni archivistici, tra i quali figurano anche, come recita il Testo dei Beni Culturali d. leg.vo 490/1999, "gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono notevole interesse storico". Ecco, a differenza dei documenti pubblici che sono tutelati di per sé all'origine, per gli archivi privati è necessaria una congrua sedimentazione che ne avvalori la rilevanza ai fini documentari, insomma devono davvero storicizzarsi. Da operatore, mi sono presto reso conto che il patrimonio archivistico che la storia ci ha lasciato nelle mani si coniuga in qualche modo con la natura e l'indole della nostra città. La documentazione governativa, o espressamente pubblica, scarseggia: in effetti Piacenza conobbe solo sporadicamente, dal XIV secolo, una piena autonomia politica e un'autorità statale accreditata presso gli altri regimi, anche confinanti. Accanto, però, a questa debolezza dello Stato e in genere degli aspetti pubblicistici - e forse proprio a causa di essa - emergono le virtù private.
Ciò si traduce, in termini non solo storici, nell'attrito, a volte occulto a volte più esplicito, tra le ragioni del singolo e del collettivo: si manifesta forse una sorta di calvinismo senza Calvino, ossia un acceso individualismo in una scarna cornice di riferimenti politici e amministrativi. Tale modus vivendi si riverberò nella società, almeno in quella parte che possiamo tentare di rievocare, con il prevalere ad esempio di una certa parcellizzazione dei diritti all'interno dei ceti egemoni. Quindi commentiamo un tardo feudalesimo piacentino, la resistenza protratta degli istituti del feudo, della prebenda, del giuspatronato, del fedecommesso, ecc. Oggigiorno, alcuni strascichi possono essere rintracciati nello stesso "sistema Piacenza" che presenta sì vitalità, spirito d'iniziativa, imprenditorialità, ma che stenta a decollare quando deve qualificarsi appunto come sistema, organismo complesso in via d'affermazione, soprattutto verso l'esterno. Pur senza un'assoluta equazione causa-effetto, si può riscontrare proporzionalmente una maggiore fortuna toccata, nel territorio, al patrimonio storico e artistico di proprietà privata o ecclesiastica rispetto a quello marcatamente pubblico.
E, tornando all'argomento del convegno, in questo cennato quadro si configura perfino la presenza altrove di archivi storici prodotti nel Piacentino, in particolare presso l'Archivio ducale Borbonico, ora di Stato, di Parma. Si rammentino, in particolare, i documenti dei monasteri e delle fondazioni religiose soppressi, nonché alcuni fondi degli uffici statali farnesiano-borbonici e italiani fino al 1920. A Piacenza, all'opposto, si è costituito e mantenuto un notevole numero di archivi nobiliari, soprattutto d'impronta sei-settecentesca, e buona parte di essi sono stati concentrati nell'Archivio del Comune e ora nell'Archivio di Stato. Forse per il desiderio di un universale riconoscimento culturale e storiografico, che prolunghi magari la passata fortuna dinastica la quale assegnò alla propria famiglia un eminente ruolo nella società d'Ancient Régime. In palazzo Farnese, insieme con i tradizionali giacimenti documentari (il Notarile, gli Estimi, il Catasto, gli Archivi storici del Comune, della Provincia e degli Ospizi Civili di Piacenza) figurano così, nella categoria degli Archivi di famiglie e persone della Guida Generale degli Archivi di Stato, una trentina di fondi ascrivibili a una famiglia o a un personaggio. Siamo a quasi il 10% delle serie conservate nei depositi.
Già a prima vista, si riconoscono ceppi ben illustri, tra gli altri: Anguissola, Fulgosi, Radini, Scotti (solo questi ultimi in tre diversi rami contano circa 2.700 pezzi). Gli atti, in maggioranza, riguardano l'amministrazione del loro patrimonio immobiliare, ma non mancano pergamene, cartolari, libri di casa, manoscritti che forniscono spesso, pur se in ambito altolocato, uno spaccato sociale improponibile attraverso la documentazione istituzionale e pubblicistica. Analogo discorso può essere fatto per gli archivi storici tenuti dai rispettivi proprietari, alcuni dei quali non hanno nulla da invidiare a quelli che sono quotidianamente oggetto di studio nell'istituto di piazza Cittadella. E a tutti gli archivi familiari piacentini presenti sul territorio accenneranno proprio nel prossimo convegno il Presidente della sezione piacentina della Deputazione di Storia Patria Carlo Emanuele Manfredi e Carlo Gustavo di Gropello. Queste fonti private contribuiscono in modo significativo alla ricerca storica: il convegno vuole attestare il loro ruolo facendo il punto su alcuni recenti interventi archivistici e sui percorsi di studio che possono aprire. Dei possibili filoni d'indagine s'occuperà Elena Riva, mentre sopra specifici fondi gentilizi dell'Archivio di Stato di Piacenza riferiranno Maria Rosaria Celli Giorgini (Malvezzi Petrucci Barattieri), Piero Rizzi Bianchi (Mancassola Pusterla e Nasalli), Anna Riva (Anguissola da Vigolzone). Enrico Angiolini s'occuperà dell'archivio modenese Rangoni, per quanto attiene a Claudio vescovo di Piacenza nel XVII secolo. Sul rilievo della documentazione delle antiche famiglie quali fonti per la storia sociale e culturale si soffermeranno Giorgio Fiori e Daniela Morsia. In aggiunta, le comunicazioni assicurate riguarderanno gli Appiani d'Aragona (Enrico Petrucciani), i Cigala Fulgosi (Cornelia Bevilacqua) e le modalità di tutela da parte dello Stato degli archivi di notevole interesse storico (Sara Fava e Cristiano Dotti). Al convegno seguiranno due visite guidate agli archivi gentilizi dell'Archivio di Stato. Infine col prossimo anno scolastico sarà allestita una mostra documentaria rivolta espressamente alle scuole di ogni ordine e grado. L'auspicio è che la manifestazione del 12 aprile costituisca un rilancio degli studi di storia locale e per la definitiva valorizzazione dei beni archivistici. Non si tratta di sedimenti polverosi, ma di fonti da conservare, dopo un'attenta selezione, nell'interesse di tutti.

*Direttore dell'Archivio di Stato

Gian Paolo Bulla*

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio