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Martedì 23 Aprile 2002 - Libertà

Don Franco Molinari un vero testimone

L'intervento

Nonostante la scuola di giornalismo da cui provengo mi abbia insegnato ad evitare ogni forma di protagonismo, ritengo, all'indomani della presentazione del mio libro su don Franco Molinari, di dover esprimere un breve commento. A quasi undici anni dalla morte di questo sacerdote l'Auditorium della Fondazione non ha potuto accogliere tutti coloro che volevano assistere alla presentazione del volume. E' vero che c'erano delle concause: tra i presentatori figurava il vescovo mons. Monari, mentre "Libertà" nello stesso giorno aveva dedicato all'avvenimento un'intera pagina (di questo ringrazio vivamente il giornale nelle persone del suo Direttore e del giornalista Giorgio Lambri), ma non credo che tutto questo sia sufficiente per giustificare un tale accorrere di pubblico. Devo, quindi, pensare che a undici anni di distanza don Molinari sia ancora presente nella memoria dei piacentini non tanto come storico (non credo che la maggioranza dei presenti avesse letto le sue molte opere), ma come prete. La stessa cosa è avvenuta con un altro sacerdote, morto sempre dieci anni fa e al quale ho dedicato un'altra monografia: don Aldo Corbelletta, già parroco del Corpus Domini. Recentemente è stata celebrata nel decennale della sua scomparsa una messa, un martedì sera, e la chiesa di via Farnesiana era gremita soprattutto di uomini, molti dei quali nemmeno stretti praticanti. Questo, a mio parere, significa una cosa molto semplice: come aveva autorevolmente osservato Paolo VI, i nostri tempi hanno bisogno soprattutto di testimoni. Nello scrivere il libro su Molinari ho avuto la conferma che lui non era un prete prestato alla storiografia, ma attraverso la storia e il giornalismo don Franco era prete a tutto tondo. Don Corbelletta, per altre strade, faceva lo stesso. Ritengo, alla luce di questo, che, oltre a studiare la storia dei secoli passati, ci si dovrebbe impegnare di più per conoscere meglio uomini e donne della Chiesa dei nostri tempi (il discorso vale, però, anche per altri settori della società) non per farli santi, ma per mettere in evidenza i loro insegnamenti di uomini semplici, ma rigorosamente dotati di senso del dovere e del sacrificio. Ad esempio meriterebbe un'analisi più attenta l'operato del vescovo mons. Umberto Malchiodi: la sua figura è spesso soffocata dal giudizio generalizzato di "uomo mite". Era anche altro. Eccome! Don Franco, anche sulle colonne di questo giornale, è stato un grande testimone. La ricerca storiografica, senza cadere nell'agiografia, dovrebbe individuarne altri. Sono convinto che la nostra terra, pur nel silenzio, abbia prodotto, anche in decenni vicini, diversi personaggi il cui esempio potrebbe esserci d'aiuto in tempi come questi in cui, in fatto di valori, spesso si naviga a vista.

*Autore del libro "Franco Molinari un comunicatore in clergyman" e responsabile dell'Ufficio Stampa della diocesi di Piacenza Bobbio

Fausto Fiorentini*

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