Lunedì 15 Aprile 2002 - Libertà
La storia "parla" attraverso gli archivi di famiglia
Svelato un universo rimasto per secoli patrimonio privato ma d'interesse pubblico
Nel convegno di venerdì scorso "Storie di casa. Negli archivi storici delle famiglie piacentine" numerosi e qualificati relatori hanno aperto uno squarcio su un universo affascinante, segreto, in gran parte ancora inviolato, gli archivi privati. Riferiamo delle relazioni della mattinata, rinviando la cronaca della seconda parte del convegno. Patrocinato da Regione Emilia Romagna, Soprintendenza Beni librari e documentari, Provincia e Comune di Piacenza, col contributo della Fondazione, supervisione Archivio di Stato di Piacenza e testi pubblicati tra breve sul "Bollettino storico piacentino", è stato inaugurato dal sindaco Guidotti e dal'assessore della Provincia Anelli, da Rosanna Campioni della Soprintendenza, mons. Domenico Ponzini in rappresentanza del Vescovo e Gian Paolo Bulla, direttore Archivio di Stato di Piacenza che ha sottolineato l'importanza sia della conservazione di documenti d'archivio per giustificare la storia contemporanea sia della trasmissione in futuro della preziosa eredità. Da qui la necessità di tutelare non solo il patrimonio statale ma anche quello non statale giacente, disordinatamente, presso Fondazioni, Associazioni, enti ecclesiastici e, soprattutto, famiglie nobili che, sin dalla conquista di uno spazio sociale, laico ed autorappresentativo, allestirono archivi per meglio gestire titoli, privilegi e proprietà.
Dopo la bufera napoleonica la nobiltà piacentina fu, in alcuni casi, costretta a riconvertire la propria attività, in altri perse credibilità sociale perché non abituata alla nuova mentalità affaristica e da qui l'inizio del processo di dispersione degli archivi perpetuatosi per tutto l'800 e, limitatamente, invertitosi nel '900; Bulla ha quindi auspicato che eredi di nobili casate depositino presso i competenti Archivi di Stato i fondi privati. Apertura con Daniela Morsia, giornalista, ricercatrice e pubblicista piacentina che, in "Società e cultura negli archivi familiari piacentini", ha spiegato come il rigoroso scandaglio archivistico permetta di ricostruire anche mentalità, costumi ed abitudini di vita delle più elevate classi sociali protagoniste assolute, nel periodo aureo tra '700 ed '800, di mondanità, politica e cultura. Quindi Carlo Gustavo di Gropello e Carlo Emanuele Manfredi - data la comunanza di interessi sfociata, in collaborazione con altri, nella stesura di un famoso libro-summa (1979) - hanno illustrato i lavori attualmente in corso, un'impegnativa schedatura di alcuni archivi gentilizi piacentini ancora gelosamente conservati e, praticamente, inesplorati.
Dalle loro parole traspariva passione e curiosità, fatica e soddisfazione personale perché è stato loro possibile accedere a questi tesori solo grazie ad intermediazioni personali, per la stima di cui godevano presso i detentori. Anna Riva, piacentina, archivista e ricercatrice, in "L'archivio della casa Anguissola di Vigolzone nell'Archivio di Stato di Piacenza", ha illustrato le vicende di un archivio depositato, in precarie condizioni, solo tre anni fa; dopo essere stato ricostruito sulla base della prima catalogazione reperita (seconda metà '800) ed aggiornato per le successive acquisizioni, ci si è accorti che conteneva anche atti di altri notevoli archivi (monastero di S. Sepolcro; archivio Guarnieri Passerini; Congregazione della Dottrina cristiana di S. Maria in Cortina). Maria Rosaria Celli Giorgini, dirigente Archivio di Stato di Bologna, in "Documenti Petrucci, Barattieri ed Anguissola nel fondo Malvezzi di Bologna" ha ripercorso le travagliate vicissitudini del fondo della nobile famiglia bolognese Malvezzi Campeggi in cui erano confluiti - per via dotale, successioni inter vivos, mortis causa o legami matrimoniali - parti di altri prestigiosi archivi piacentini, Anguissola, Scotti di Sarmato e Pallastrelli nei secoli imparentatisi con i nobili piacentini Baratieri prima e Petrucci poi la cui ultima discendente, Bianca Petrucci Baratieri, aveva sposato un Malvezzi Campeggi; molto più forte del vincolo genealogico il vincolo territoriale per cui il materiale pertinente alla nostra provincia è, legittimamente, all'archivio di Palazzo Farnese.
Nell'ultima parte del convegno alcune comunicazioni: "Tra Val Tidone e Val Trebbia: l'archivio Cigala Fulgosi"di Cornelia Bevilacqua, docente e diplomata in Archivistica su un archivio esteso dal XII° al XX° secolo, ricco di pergamene e numerosi altri atti redatti dalla nobile famiglia bobbiese dei Cigala successivamente legatasi ai Fulgosi. "Vicende dell'archivio Appiani d'Aragona" di Enrico Petrucciani, pubblicista e ricercatore presso l'università di Siena che sta caparbiamente tentando di districarsi nell'archivio dei celeberrimi Appiani d'Aragona, principi di Piombino con ramificazioni anche nel piacentino (Sforza e Cigala Fulgosi). Con "Modi di tutela degli archivi privati di notevole interesse storico" gli archivisti Cristiano Dotti e Sara Fava hanno brevemente tracciato il profilo normativo del settore, delineato ruolo e funzioni di Soprintendenze ed organi centrali e periferici dell'Amministrazione statale. Chiusura con la moderatrice Euride Fregni, Soprintendente archivistica per l'Emilia Romagna: la ricerca d'archivio - oltre aulicità, ufficialità e sfarzo della grande Storia - è anche riscoperta di un mondo di cose umili, di pratiche quotidiane curiose ed intriganti, della dimensione di vita di un'umanità povera di cose materiali ma ricca di gusto e sensibilità artistica, pietà religiosa e forza d'animo, interiorità e sentimento.
Fabio Bianchi