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Domenica 14 Aprile 2002 - Libertà

Aiutare i malati terminali

Caro Direttore,
ho letto con grande partecipazione l'articolo di Remo Beretta apparso su Libertà del 7 aprile scorso e vorrei anch'io partecipare in qualsiasi modo a questa protesta. Mi sono ritrovata in quelle parole perché nella mia vita ho subito la perdita per tumore sia di mio padre che di mio marito. Il malato terminale non è un moribondo, ma un malato al quale rimane ancora qualche tempo di vita. Non può guarire, ma ha bisogno di cure speciali, le cosiddette "cure palliative" che tolgono il dolore fisico e sollevano quello psicologico e non escludono la vicinanza con i propri cari. Che vi siano poi medici ed infermieri veramente esperti che si prestano in qualsiasi momento in questa opera, è la massima esaltazione della persona umana. Convengo anch'io quindi con Beretta che tagliare queste convenzioni per risparmiare pochi milioni, rappresenti un atto che dovrebbe far gridare di sdegno tutte le persone di buon senso. E mi permetta di aggiungere: povera Piacenza, al peggio non c'è limite!!! Marilena Guglielmetti ved. Savi
Signora Marilena, condivido il suo sdegno e la sua protesta. L'altra sera, organizzato dall'Associazione "Armonia", si è svolto alla Fondazione un dibattito, di alto livello, sul tema della bioetica e si è affrontato anche la questione dei malati terminali e dell'eutanasia. Il malato terminale, senza speranza, va aiutato, possibilmente a casa sua, tra i suoi cari, a vivere dignitosamente e senza dolore gli ultimi suoi giorni di vita. E le strutture pubbliche, gli ospedali, le Usl devono aiutare la famiglia ad affrontare momenti sì molto difficili, ma di grande umanità. E l'aver tagliato, in una logica di risparmi, convenzioni con associazioni che aiutano le famiglie a vivere e superare quei terribili giorni è stata una decisione sbagliata. Chiediamo che venga annullata. Gaetano Rizzuto strade e buche /1 non è il comune a pagare la fontana Egregio direttore, ci preme fare una precisazione in merito alla lettera, apparsa nella sua rubrica il 5 aprile scorso, intitolata "Ci sono troppe buche nelle vie cittadine". Il sig. Giorgio Biasini, autore della lettera, si chiede perché "il sig. Sindaco anziché sanare le strade malconce a dir poco, ha destinato fondi alla costruzione di una (…) fontana nella rotonda di Viale Dante Alighieri". Ci pare opportuno informare il sig. Biasini che i lavori della fontana che Tesa sta realizzando sono stati totalmente finanziati grazie al contributo dell'azienda Onyx. Nessuna risorsa economica è quindi stata sottratta dalla fontana di Viale Dante ai fondi per la manutenzione delle strade cittadine. Cordiali saluti Ing. Lino Girometta Presidente Tesa strade e buche /2 "difficile circolare e lo dico in poesia" Egregio direttore, ringraziando dell'eventuale spazio concesso vorrei esprimere un mio pensiero sullo stato di degrado delle nostre strade e della malaviabilità. Città di buche e radici affioranti, / malo è il passo nel cammino, il cielo è dimenticato, / gli occhi sono a terra fissati, / respiri tossendo col bruciore di gola, / lacrime non volute sulle guance, / nel cervello il frastuono e un fischio nell'udito / accompagna la vita, / tentenni nel passo calpestando le strisce, / un suono, un segno, forse ho sbagliato. / Saltelli a ritroso / non riesci a capire un fragore d'argento e giaci stroncato. / Piange il pilota mentre la mia anima sale, / inquisito il tizio per rally proibito. / Misure di gesso per responsabilità. / Ma sempre resta la malaviabilità. Alfredo Lamberti dibattito aperto bettola, la palestra è aperta alla comunità Signor direttore, alcune considerazioni in merito all'articolo apparso sul quotidiano "Libertà" del 5 aprile con il titolo "Chiediamo luoghi d'incontro a Bettola". Lo faccio nella veste di presidente delle Associazioni Libertas Valnure e Circolo Culturale "E. Fermi". L'iniziativa è sicuramente lodevole e stimolante perché riprende contenuti ed obiettivi di miglioramento della vita bettolese già più volte proposti, nell'ultimo ventennio, da vari Enti ed Associazioni del Comune di Bettola. Purtroppo non sempre alla promozione, elaborazione, discussione e proposizione di progetti interessanti segue la realizzazione, vuoi per l'indifferenza di chi ha la competenza per intervenire, vuoi per l'inadeguatezza di risorse disponibili, vuoi a volte anche per le contrapposte esigenze della popolazione, che giustamente devono essere salvaguardate. Potrebbe essere il caso del discorso su piazza Cristoforo Colombo di cui si parla nell'articolo. L'argomento merita un'analisi molto approfondita che non si può esaurire in poche righe. Penso comunque che se è vero che la più grande piazza della provincia non può continuare ad essere un parcheggio da supermarket, non può nemmeno diventare uno stadio o un palazzetto dello sport all'aperto permanente, come sembra desumersi in una dichiarazione apparsa nell'articolo. Infatti non bisogna dimenticare le esigenze delle attività commerciali, decisamente importanti per l'economia bettolese, e altri aspetti logistici non trascurabili. L'intervento per risolvere un problema, che sicuramente esiste, va studiato con attenzione e condiviso da tutti i soggetti interessati, giovani e meno giovani. Per l'attività sportiva e ricreativa è giusto recuperare gli impianti attualmente esistenti ma abbandonati ad un degrado incomprensibile e sfruttare meglio quelli disponibili. A proposito degli impianti sportivi nell'articolo citato si accenna tra i problemi "una palestra chiusa": che significa? Molte persone e anche alcuni membri del Consiglio dell'istituto scolastico di Bettola che dirigo, hanno interpretato che la scuola (che gestisce l'impianto) non ne permetterebbe l'utilizzo, come del resto si afferma per il campo da calcio, gestito dall'Associazione Calcio Bettola. Voglio pubblicamente sottolineare che la palestra scolastica è invece "aperta" oltre che al mattino per le lezioni di Educazione Fisica anche in tutti i pomeriggi della settimana per i ragazzi di Bettola dalle ore 14 alle ore 18 e in alcuni giorni anche fino alle ore 19,30. L'unico giorno non utilizzato è la domenica. L'Istituto scolastico e alcune Associazioni sportive vi svolgono corsi di pallavolo, pallacanestro, pallamano, tennistavolo e attività motoria generale. Vi partecipano ragazzi dai 6 ai 16 anni di età, quindi elementari, medie e superiori. Pure la palestrina delle elementari è stata resa disponibile dalla scuola. In entrambi gli impianti alla sera si effettuano anche attività per giovani e adulti. A qualunque ente o associazione ne abbia chiesto l'utilizzo il Consiglio di Istituto ha sempre concesso parere favorevole. Perché allora si deve dire e far scrivere su un giornale che la palestra è "chiusa"? Mi auguro che accanto alle apprezzabili, come ho sottolineato all'inizio, intenzioni del promotore del "Laboratorio permanente di vivibilità" ci sia poi un reale impegno per concretizzare i progetti. E sarebbe giusto, oltre alle critiche sul non esistente, riconoscere anche la positività delle iniziative attivate e funzionanti, come quelle della scuola e di tante altre associazioni che, in un settore o in un altro, stanno già operando per il miglioramento della vivibilità bettolese. Noi sicuramente intendiamo, come per il passato, portare il nostro modesto contributo, senza voler essere a tutti i costi dei grandi protagonisti, ma semplicemente impegnandoci nell'ambito delle nostre competenze. Luigi Fogliazza auguri dal nipote novanta candeline per nonna emma Caro direttore, ci sono persone che è impossibile non amare perché nella loro vita hanno fatto soltanto del bene. Una di queste persone si chiama Emma Mattioli ed è la mia nonna. Per fortuna il 15 aprile compirà 90 anni, ma qualche anno fa rischiai di perderla: fu investita da un'automobile e rimase in coma per due settimane. Prima di entrare nella sala di rianimazione, un medico mi avvertì che, a causa delle gravi ferite, mia nonna era quasi irriconoscibile e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarla. Poco dopo, invece, vidi che respirava e che era ancora bella. Le presi piano la mano e le dissi sottovoce: "Nonna, ti prego, non lasciarmi…" Ed ecco che accadde una cosa straordinaria: quell'angelo, ormai pronto a salire verso il cielo, mi strinse la mano. Mai in vita mia avevo provato un'emozione così grande perché sapevo che quella stretta di mano, oltre che un atto d'amore, era una promessa. E mia nonna mantenne la promessa di lottare per ritornare a vivermi accanto. Ora che è in ottima forma, vorrei dirle: "Cara nonnetta, ti ricordi quando ti sei risvegliata dal coma e mi hai abbracciato in lacrime? Che grande gioia mi hai fatto provare! Vorrei ringraziarti perché con la tua sofferenza, sopportata con ammirevole serenità, mi hai insegnato che si deve amare la vita sempre, qualunque sia la condizione che ci è toccata in sorte di vivere. Con i tuoi sguardi amorevoli, mi hai fatto capire che sono i piccoli uomini a provare rabbia o odio verso gli altri e che soltanto chi ha imparato a perdonare è una persona davvero forte e matura. Ciao Emmetta, ti auguro ancora cento di questi giorni e ricordati che ti amerò sempre perché hai saputo volermi bene senza chiedere mai nulla in cambio. Soltanto una cosa mi hai sempre chiesto: semplicemente di esistere". Davide Cabassa protesta iva sul metano applicazione inesatta Signor direttore, vorrei segnalare un'errata imposizione di I.V.A. al 20% su tutto il gas metano consumato in casa. Questo fatto ci tocca da vicino con un maggiore ed improprio esborso. Non è la prima volta che anche nei mesi estivi, sotto la canicola, si impone il pagamento del doppio di un'aliquota prevista dalle norme ufficiali. Roberto Cristalli esercito usa ma l'arma segreta è un panino transgenico? Gentilissimo direttore, vorrei informarla relativamente ad una notizia che sembra quasi una barzelletta. Ai marines statunitensi verrebbe data in dotazione personale una nuova "arma segreta". Una sorta di panino imbottito, indistruttibile, al sapore di formaggio e prosciutto che resisterebbe nel tempo (tre anni!) agli urti, alle diverse temperature ed al deterioramento organico. Una specie di mostruoso tramezzino transgenico modificato biologicamente, con dentro un calzino puzzolente, da tenere nello zaino al posto della tradizionale "razione K". Ma non avevano già le "bombe intelligenti"?

Ezio Trasciatti

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