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Venerdì 5 Aprile 2002 - Libertà

Dalle mondariso alle fibre ottiche

Presentato il quarto volume di "Piacenza una città nel tempo"

Uno dei più solidi e duraturi successi editoriali piacentini degli ultimi anni è un affare di famiglia. Roberto Mori, giornalista (addetto stampa del Teatro Municipale) e Lucia Galeazzi, insegnante di scuola media, sono marito e moglie: insieme hanno scritto i quattro volumi - corposi, ma tutti di piacevolissima leggibilità - di "Piacenza - Una città nel tempo" (Tip.le.co.), un'affascinante storia illustrata della nostra città e del suo circondario dalla fine dell'Ottocento ai nostri giorni. "Storia illustrata", abbiamo detto, perché le numerose, bellissime immagini che corredano questi testi - quasi tutte attinte al prezioso archivio di Gianni Croce, e anche a quello di Prospero Cravedi per quanto riguarda gli ultimi 40 anni- non sono un mero contorno esplicativo della narrazione scritta: sono un vero e proprio testo a sé stante, insostituibile per la sua capacità di documentare con immediata evidenza come gli anni abbiano cambiato il volto dei luoghi in cui viviamo. Testo e immagini riverberano la propria luce l'uno sulle altre: agili ma documentatissimi, i capitoli scritti a quattro mani da Galeazzi e Mori capitoli (tra le fonti scritte, "Libertà" fa comprensibilmente la parte del leone), sono una vera e propria miniera di informazioni, volti e nomi riesumati dall'oblio, aneddoti non di rado spassosi. Ma questi libri vanno ben oltre l'aneddotica: tra un sorriso e una lacrima di nostalgia, spiegano con chiarezza attraverso quali processi di trasformazione politica, economica e tecnologica Piacenza è diventata come la conosciamo. Il quarto volume di "Piacenza - Una città nel tempo" (i primi tre, a grande richiesta, sono entrati in ristampa) è stato presentato nei giorni scorsi dai due autori, dal critico d'arte Ferdinando Arisi e dal professore di lettere e giornalista Fausto Fiorentini, nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano davanti a un folto pubblico. Significativa la periodizzazione del volume (che Arisi ha definito "un corposo ed espressivo deposito di memorie"). Si parte con "la sciagura di Rio Boffalora" del 6 ottobre 1956, che vide morire 12 tagliariso che viaggiavano a bordo di un camion finito in Trebbia; e si finisce col 7 ottobre 2001, con l'ingresso in stazione del primo "treno intermodale", coi vagoni caricati a Le Mose. Tra l'Italia arcaica e affamata delle mondine e l'Italia proiettata dalle nuove tecnologie e comunicazioni (incluse quelle fibre ottiche che cablano le nostre città) verso un futuro carico di oppurtunità e di incognite passano solo 45 anni, ma a sfogliare queste pagine sembrano secoli.

Oliviero Marchesi

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