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Mercoledì 15 Maggio 2002 - Libertà

La carità assistenziale ed ospedaliera a Piacenza

Ricordando don Molinari

Caro Direttore,
per ricordare la potenza mentale del compianto don Franco Molinari, la sua capacità di ricostruzione storica e di interpretazione degli eventi, che offriva alla conoscenza di tutti, vorrei aggiungere un titolo che forse non compare nel lodevole libro di Fausto Fiorentini: "Franco Molinari, un comunicatore in clergyman", Ed. Berti presentato qualche giorno fa alla Fondazione. Don Franco accettò con passione di collaborare da par suo alla rivista "Piacenza medica il nuovo Guglielmo da Saliceto", risorta nel 1987, dopo circa cento anni, con un pezzo dal titolo "La carità assistenziale ed ospedaliera a Piacenza" (pubblicata nel volume n° 2, mag.-nov. 1988 del suddetto periodico). In poche pagine fa una carrellata molto interessante su secoli di assistenza e sanità. Inizia col ricordare che persino Martin Lutero che disse ogni male di Roma, chiamandola prostituta di Satana, Babilonia vestita di porpora e sangue ed altri appellativi terribili, siamo intorno al 1510, continuò per tutta la sua vita a dir bene dell'organizzazione caritativa dei cattolici. Sarebbe opportuno riflettere sulle iniziative del passato contro la fame e le malattie, per confrontarle con quanto si potrebbe fare oggi. La carità della "Controriforma"; le tre principali confraternite piacentine al tempo del Burali; quello che avvenne "dalla peste del 1630 ai nostri giorni", passando attraverso mons. Scalabrini e mons. Torta, meriterebbero nuovi approfondimenti. Come anche la discussione sui meriti e demeriti in materia di "liberalità" e di liberalismo, ai tempi di Pio IX o del Risorgimento (magari con le interessanti posizioni di storici piacentini come Sforza Fogliani e Castignoli, in relazione alla penetrazione storica e psicologica del Molinari). Anche su un tema sempre più attuale e sanguinoso come il dialogo fra le diverse religioni e quello fra cattolici e laici, "mons" Molinari aveva uno stile che non vorremmo fosse stato un po' snobbato da taluni in passato, come oggi potrebbe essere celebrato e imbalsamato dagli stessi o da altri, non potendo l'autore e l'inventore del metodo, intervenire direttamente. Cosa che sarebbe molto utile, per la crescente mancanza di intelligenza e di sensibilità nell'approccio ai problemi individuali e sistemici.

Dottor Carlo Mistraletti Direttore della rivista "Piacenza medica - Il nuovo Guglielmo da Saliceto"

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