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Martedì 14 Maggio 2002 - Libertà

"Ponte sul Po, indietro non si torna"

A Piacenza per il convegno sulla viabilità: il ministro delle Infrastrutture assicura l'impegno del governo. Lunardi: pronto entro tre anni, i soldi nella Finanziaria 2003

Sul secondo ponte Pietro Lunardi non ha dubbi: "Ormai si fa, quello a cui siamo arrivati è un punto di non ritorno". E il suo (prezioso) contributo all'opera intende portarlo fino in fondo: "Io mi impegno a prevedere la copertura economica nella prossima Legge Finanziaria". I tempi per la realizzazione? Tre anni. Il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti ha onorato in pieno, ieri, il ruolo cui era chiamato, e cioè di star del convegno dedicato al "Secondo ponte sul Po e viabilità piacentina", organizzato dal Comune nella Cappella ducale di Palazzo Farnese.
Si trattava di dare completamento al faticoso lavoro diplomatico messo in campo in queste settimane per cercare di ridare smalto a un progetto viario che langue da anni e che, per una serie di incagli politici e di vischiosità burocratiche, è sempre rimasto lettera morta nonostante i tanti buoni propositi sprecatisi nel tempo. Dopo il protocollo d'intesa siglato il 24 aprile scorso, sempre a palazzo Farnese, tra l'Anas e gli enti locali coinvolti (ma le firme, come si sa, sono arrivate alla spicciolata, non tutte in una volta), era importante sentire la voce del governo. Anche perché, se il 24 aprile si è raggiunto l'accordo sulla stesura, e sui relativi oneri finanziari, di un nuovo progetto (costo di 1,6 milioni di euro, pari a 3 miliardi di lire) che aggiorni, adeguandolo alle normative più recenti, il piano originario dei primi anni '90, ancora da chiarire era l'aspetto principale, quello della realizzazione vera e propria del secondo ponte sul Po e della sua copertura finanziaria (le stime parlano di 123 milioni di euro, circa 240 miliardi di lire). E chi meglio del ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture poteva fare luce su questo punto? Si spiegano, allora, gli sforzi messi in campo per far venire Lunardi a Piacenza. Sforzi profusi in prima persona dal senatore Antonio Agogliati, di Forza Italia, gran regista dell'operazione "secondo ponte". Ma sforzi corali di un po' tutto il centrodestra piacentino, sindaco Gianguido Guidotti in testa, nei cui programmi amministrativi di quattro anni fa il tema del raddoppio stradale da una sponda all'altra del Po figurava come la priorità delle priorità. Il periodo elettorale in cui tutto questo accade presta il fianco alle critiche (anche ieri non ne sono mancate e nell'articolo sotto ne diamo conto), ma Lunardi ha voluto sgombrare il campo da qualunque tipo di sospetto: "L'Italia ha conosciuto un passato di interventi viabilistici a pioggia, non coordinati, fatti magari per accontentare qualche palcoscenico politico. E' giusto, invece, che i politici si attivino in una logica di sistema e solo quando ci sono casi drammatici, di emergenza. Come quello di Piacenza, dove la situazione diventa inaccettabile quando si blocca l'Autostrada del Sole e tutto il traffico viene dirottato lungo la via Emilia". Ora, dunque, che accadrà? "Entro il 2002 l'Anas dovrà chiudere il progetto definitivo, poi nel 2003 si dovrà pensare agli appalti e alle gare. La formula dell'appalto integrato potrebbe essere la migliore e la più rapida", ha considerato il ministro che, poi, a margine del suo intervento, si è lanciato in una previsione di tre anni da oggi per vedere concluso il nuovo ponte. Quanto ai soldi, si diceva dell'impegno per la copertura nella prossima finanziaria: "Ma l'importante - ha aggiunto il ministro - è che l'opera sia inserita nel piano triennale dell'Anas, e questo si può fare a breve termine; dopodiché, sarà compito delle successive leggi finanziarie di trovare coperture progressive". Ma Lunardi conta che l'onere della spesa non sia solo a carico del governo. Per questo fa affidamento sulla Fondazione di Piacenza e Vigevano che nei giorni scorsi si è detta pronta, per bocca del suo presidente Gian Carlo Mazzocchi, a mettere a disposizione ingenti risorse per il secondo ponte. Potrebbero essere sui 100 miliardi di lire se troverà conferme, nella riforma delle fondazioni bancarie, l'obbligo di destinare il 10% del proprio patrimonio alle infrastrutture del territorio di riferimento. Al convegno di ieri la cosa è stata ribadita da Mazzocchi, secondo il quale "l'attenzione particolare per il secondo ponte sul Po si giustifica con il fatto che l'opera sta scritta nel Patto per Piacenza come impegno prioritario". E Lunardi ha preso molto sul serio la disponibilità della Fondazione di cui ha parlato come di "un grosso incentivo per tutti, perché mette un po' tutti gli altri attori nella situazione di impegnarsi". Da riferire, infine, sia della grande soddisfazione del sindaco Guidotti, che non ha esitato a definire "un miracolo" l'accordo interistituzionale finalmente raggiunto sul secondo ponte, sia dell'irruente ottimismo di Agogliati secondo cui "con questo protocollo d'intesa il problema viene risolto una volta per tutte".

Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it

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