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Giovedì 30 Maggio 2002 - Libertà

Alla Ricci Oddi in vetrina l'arte al femminile

Da oggi e fino al 23 giugno in mostra le opere di dieci giovani artiste: il pubblico e i lettori di Libertà sceglieranno la migliore. Con la conferenza all'ex Centrale Emilia si apre "Sotto il segno del melograno"

Con la conferenza di oggi all'ex Centrale Emilia di via Nino Bixio 27 si apre ufficialmente la prima edizione di "Sotto il segno del melograno": eventi, rassegne ed iniziative voluta dall'assessorato alle pari opportunità della Provincia di Piacenza in collaborazione con l'assessorato alla cultura, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e Libertà. Alle 18 Federica Darlen Remondi, aiuto curatrice della mostra "Metlicovitz e Dudovich" parlerà di iconografia femminile dalla Belle Epoque alla "Signorina Grandi Firme".
La relazione della Remondi terrà sempre sullo sfondo l'esposizione allestita a Piacenza e dedicata a due grandi cartellonisti pubblicitari d'inizio Novecento. L'intervento approfondirà il contesto socio-culturale dalla fine dell'Ottocento agli anni Quaranta per quanto riguarda la moda femminile, tra memoria e innovazione stilistica. Si parlerà in particolare di quegli aspetti di costume che attraverso i manifesti, le illustrazioni e le fotografie, consegnano alla storia diverse tipologie di donna. Domani alle 18 apre invece, nelle sale dell'associazione Amici dell'Arte della Galleria Ricci Oddi "Una stanza tutta per sé", la mostra delle dieci giovani artiste di cui proponiamo qui a fianco le schede. Anche questa iniziativa è stata promossa dall'assessorato alle pari opportunità della Provincia per dare visibilità e slancio alla creatività femminile, che spesso stenta a trovare gli spazi e le occasioni giuste. "Si è parlato, senza volerlo, in generale - scrive il direttore della Galleria Ricci Oddi Stefano Fugazza concludendo la sua introduzione al catalogo della mostra - senza più distinguere il genere maschile e femminile; considerazione da cui deriva la domanda se abbia veramente senso distinguere oggi un'arte al femminile, e se sia possibile riconoscerne stereotipi propri. Ci si può anche chiedere, nel caso venisse riconosciuta l'insussistenza di una differenza, se ciò corrisponde a un miglioramento della condizione umana o della situazione delle arti. Ma non si riesce, in tali campi, a pervenire a conclusioni sicure, né ad argomentare nel breve spazio di questa introduzione; basti aver posto simili quesiti, cui del resto la presente mostra può offrire utili spunti di riflessione".

Angela Marinetti

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