Domenica 9 Giugno 2002 - Libertà
Il letto: ossia tutto quello che c'è da sapere sul suo uso
LIMITROFIE - Festosamente conclusa con gli studenti del Liceo Classico la rassegna di teatro scuola. Uno spettacolo tutto leggerezza e ironia, con tante storie attorno a un materasso
A chiudere la quinta rassegna di teatro della scuola, organizzata da Mnicomics in collaborazione con l'Amministrazione comunale e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, al Teatro Comunale dei Filodrammatici, è stato lo spettacolo Letto, istruzioni per l'uso, una messa in scena realizzata dagli studenti del Liceo classico Melchiorre Gioia. Il lavoro è stato preparato nel corso di un laboratorio di sperimentazione teatrale coordinato dall'insegnante Noemi Perrotta e da Mauro Mozzani dei Manicomics. La scelta del tema e la scrittura dei testi hanno fatto parte del lavoro preparatorio, di mano degli stessi studenti, per poi passare alla messa in scena. Il letto come spunto per tante storie, spicchi di vita vissuta, riflessioni, intuizioni poetiche, tutto quel che può venire in mente attorno a questo mobile, spazio, luogo di frequentazione quotidiana. Tanti brevi quadri in successione, scanditi dalla musica, di volta in volta a sottolineare ed introdurre la situazione. Il letto, unico elemento scenico di forte presenza, sopra cui, sotto cui, attorno a cui, si svolgono le azioni. Il letto della nascita e poi via a considerare altri momenti successivi. Il letto dentro cui abbiamo giocato, tirandoci i cuscini, il letto che diventa zattera in un mare di sogni. La costrizione della lieve malattia è riproposta in un grottesco di rituali convenzionali attorno alla paziente di turno. Il letto come luogo d'incontro amoroso, la rosa a simboleggiarlo. Ancora il letto come luogo di rifugio, per custodirvi, sotto i propri segreti, belli e brutti, le lettere, la bottiglia, un vecchio orsacchiotto e finanche una pistola. Non scampano i comportamenti degli adulti alla satira dei liceali, né poteva mancare una riflessione sulla morte, sul letto si nasce, ma anche si muore, infatti. Lo spettacolo si mantiene tuttavia leggero, nel segno dell'ironia, sostenuto dalla calorosa partecipazione del folto pubblico di amici e parenti. Anche al sogno è dato spazio in una rappresentazione surreale di un desiderio infantile, il dono impossibile di una bicicletta, in un mondo dove le biciclette più che vivere sopravvivono soverchiate dalla marea montante delle macchine. Divertimento ancor prima degli stessi interpreti che si mettono in gioco, magari per la prima volta, di fronte al pubblico. Divertimento per il pubblico che parteggia per i proprii beniamini e li sostiene a gran voce. Alla fine la festa d'aver partecipato ad un evento che il teatro ha reso possibile.
Gian Carlo Andreoli