Lunedì 3 Giugno 2002 - Libertà
"I piacentini non vi dimenticano"
Nuova missione di "Fiorenzuola oltre confini" per aiutare le famiglie che vivono ancora nei campi profughi
Dopo giorni di pioggia, il cielo terso ed uno splendido sole annunciano ai ragazzi che è tempo di lasciare i sacchi a pelo dell'improvvisato dormitorio concesso da un istituto di orfani, per completare la missione: la consegna dei pacchi alle 150 famiglie che, nonostante siano trascorsi quasi sette anni dalla fine della guerra, ancora vivono nei campi profughi. Ultimo giorno di aprile a Zenica, città capodistretto della Bosnia centrale, legata da un solido sentimento di fratellanza con "Fiorenzuola oltre i confini", l'associazione di volontariato che ha ascoltato il grido di aiuto lanciato da un popolo violentato. L'ennesimo viaggio della solidarietà si conclude in una sorta di pellegrinaggio per portare conforto morale, e materiale, a quegli ultimi che vivono in condizioni precarie e dei quali nessuno parla più: quella guerra è consegnata al passato remoto, è lontana anni luce. Sono circa settemila i rifugiati, ancora ospiti nel distretto di Zenica-Doboj, su una popolazione di circa quattrocentomila abitanti, dove il lavoro, che dà un reddito medio equivalente alle vecchie 300 mila lire al mese, occupa a mala pena la metà della forza lavoro.
Troppo poco per la ricostruzione, solo il trenta per cento degli edifici pubblici e privati danneggiati dalle granate o dai bombardamenti, è stato ristrutturato; troppo poco per sbarcare il lunario, amarezza e disillusione per i molti giovani che stentano a credere nel futuro della propria terra. La carne costa fra i tre ed i sette euro, la benzina ottanta centesimi, altrettanto un chilo di zucchero, il pane trenta centesimi.
Nei campi profughi di Mocanica e Putovici i prefabbricati sono ridotti a baracche fatiscenti: non hanno resistito all'usura degli anni, adulti e anziani sono rassegnati all'ineluttabile, solo i bambini e le bambine, nati e cresciuti in quei luoghi, sembrano trovarvi una parvenza di vita, il tempo della ragione per loro non è ancora giunto e allora si accalcano con gioia intorno al camion dei volontari in attesa della distribuzione di alimenti, detersivi e giocattoli, quasi un lusso, e sguazzano nelle pozzanghere che le recenti piogge hanno formato nello spazio sterrato. Le lunghe file multicolori di panni stesi sulle recinzioni sono sbattute dal vento ancora fresco. Poi, i capifamiglia fanno cerchio intorno al panchetto dove Ajla, la giovane interprete originaria di Mostar, li chiamerà per la consegna e depennerà dal registro i loro nomi, pacchi dono confezionati diligentemente sulle lontane rive dell'Arda. Partitelle a calcio ed a pallacanestro, fra i giovani venuti da lontano ed i coetanei residenti, confermano quell'ideale di amicizia che pur esaurendosi in una manciata di minuti, basta per dare speranza. Il tempo è breve e si torna in città per un'ultima cerimonia, questa volta con i crismi dell'ufficialità, seppur nel nome della solidarietà.
A mezzogiorno, nel cortile dell'orfanotrofio "Dom Porodica", il primo colpo di pala dà il via allo scavo per la costruzione di una palestra finanziata dall'associazione di Fiorenzuola, attraverso una sottoscrizione tutt'ora aperta, con un cospicuo finanziamento della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha deliberato i primi cinquanta milioni di lire (oltre 25.000 euro). Altri contributi sono previsti dalla regione Emilia Romagna e dal sindacato pensionati della Cisl regionale. Il preventivo ammonta a 250 milioni delle vecchie lire, un lungo passo per un piccolo organismo di provincia.
"E' un sogno che si concretizza, la solidarietà che supera ogni differenza di civiltà, oggi è la giornata del rispetto dei popoli e dell'uguaglianza degli uomini. Il sole di pace splenda sul nostro futuro. Questa palestra che sta per iniziare, voluta dai giovani e dai dirigenti di "Fiorenzuola oltre i confini" e dai piacentini, sancisce il legame fra i nostri popoli". Sono le parole del breve messaggio lasciato ai posteri e firmato da Sandro Loschi, fondatore e presidente onorario dell'associazione, messaggio siglato anche dal sindaco di Zenica, Zakir Pasalic. Non è una pergamena adorna da miniature blu e oro, come si conviene per tali occasioni, è un foglio strappato da un taccuino di viaggio che, infilato in una bottiglia, viene cementato nella prima pietra dell'edificio. Poi le parole di rito per solennizzare la cerimonia, la fotografia di gruppo per il quotidiano Oslobodenje e l'intervista alla Tv di Stato a Loschi ed al sindaco di Zenica, il rinfresco, un po' di musica e gli applausi degli ospiti dell'orfanotrofio che già si immaginano a giocare nel salone durante le grige giornate del lungo e freddo inverno bosniaco.
La palestra sarà costruita dall'impresa Medaga Hodcic e fratelli, una numerosa famiglia di bosniaci rifugiatasi durante gli anni della guerra a Piacenza dove non ha faticato ad inserirsi nell'edilizia. Oggi alcuni fratelli sono rientrati in patria per ricostituire una nuova vita, altri sono rimasti a Piacenza per continuare la proficua attività intrapresa.
Il "Dom Porodica", un edificio di quattro piani, raccoglie 118 giovani, da zero a 22 anni, ed è organizzato in gruppi-famiglie sulla base dell'età. Era stato costruito dopo la seconda guerra mondiale; diventato istituto per ragazzi provenienti da famiglie bisognose, dopo il conflitto che ha insanguinato l'ex Jugoslavia negli anni '90, è ora ritornato nel ruolo primario, quello di accogliere ragazzi senza il conforto dei genitori. Di recente apertura, solo sei anni fa, è invece l'orfanotrofio "Dom Most", una iniziativa del governo norvegese per accogliere oltre agli orfani, 45, anche ragazze madri respinte dalle famiglie. L'istituto ospita prevalentemente i piccolissimi destinati alle adozioni, ed il personale, educatrici e psicologhe, offrono assistenza anche alle famiglie esterne segnate dai traumi di guerra, dalle tossicodipendenze e dalla criminalità minorile.
Anche in questo centro è arrivata la mano tesa dei piacentini poiché gli interventi delle grandi agenzie umanitarie internazionali hanno ormai lasciato la terra di Bosnia per altri fronti. Gocce d'acqua in un'oceano di bisogni, una piccola iniezione di fiducia, come dire "Non siete dimenticati".
MARIA VITTORIA GAZZOLA