Sabato 22 Giugno 2002 - Libertà
Le mire piacentine sul Principato di Piombino
Trovati da un ricercatore toscano antichi documenti d'archivio che testimoniano molti secoli di storia privata e pubblica. Nel '600: discendenti degli Appiani d'Aragona
C'è un antico legame fra Piacenza e Piombino ed a costituirlo, nella prima metà del Cinquecento è la nobile famiglia degli Appiani d'Aragona. Di questo, ma soprattutto delle vicende dell'archivio gentilizio e di quanto vi si narra, attraverso atti notarili e di matrimonio, lunghissime controversie giuridiche ed annotazioni di cronaca quotidiana, sta occupandosene un ricercatore e giornalista toscano, il dottor Enrico Petrucciani che ha annunciato la scoperta di importanti documenti scoperti nell'antichissimo fondo archivistico. Petrucciani, per natura attento investigatore culturale del passato, dai tempi della sua tesi di laurea, ha concentrato le sue ricerche storiografiche sulla famiglia degli Appiani D'Aragona e sul suo Archivio Privato, riuscendo ad individuare le tracce archivistiche lasciate da questi documenti in quasi cinquecento anni di storia. Lo abbiamo intervistato Chi erano gli Appiani d'Aragona? "Dal 1392 al 1399 furono signori di Pisa, poi cedettero la signoria ai Visconti di Milano riservandosi per sé una parte di quel territorio: lo Stato di Piombino. Piccolo ma ambito per le sue miniere di ferro e per la sua importanza geografica militarmente strategica. Comprendeva infatti le isole d'Elba , Pianosa e Montecristo con i castelli di Scarlino, Burianom Suvereto e la capitale Piombino.I figli maschi primogeniti degli Appiani d'Aragona dominarono questo stato dal 1399 sino al 1634, riuscendo ad avere un ruolo fondamentale nelle politiche dell'Italia degli Stati. Espressero ammiragli, papi ed i primi cavalieri di Santo Stefano". Che cosa ebbero a che fare con Piacenza? "Come famiglia nobile, di stirpe dinastica legata ai più grandi nomi del Rinascimento, senz'altro offrì anche a Piacenza un importante contributo nelle Arti, nelle Scienze e nelle Lettere. Nel 1536, infatti, la famiglia degli Appiani d'Aragona fa la sua comparsa a Piacenza con il matrimonio di Gerolamo, fratello minore di Jacopo V principe di Piombino, con Antonia Sforza, figlia di Alessandro Sforza conte di Borgonuovo. Girolamo accettò la cittadinanza piacentina e pose la sua prima residenza prima nel palazzo di via Roma meglio conosciuto ora come "Il quadrilatero delle Orsoline". poi la famiglia Appiani si trasferì nel palazzo di via Scalabrini che tutt'oggi ne mantiene lo stemma sul portale. Quale l'importanza dell'archivio privato degli Appiani D'Aragona? " L'avvincente storia dell'archivio privato Appiani D'Aragona, da quasi cinque secoli, unisce e separa i destini delle due capitali rinascimentali: Piombino e Piacenza. In un misterioso intreccio di vicende politiche, storiche e personali dei tempi che furono, attraverso Cause imperiali, duelli, matrimoni e guerre. L'interesse per il contenuto di questo archivio sembra non essersi mai sopito in ogni epoca, dal Rinascimento ad oggi e...non è ancora finita". Nell'archivio c'erano documenti d'interesse non solo storico? "Certo, ai primi del Seicento il ramo piacentino della nobile famiglia divenne l'unico in linea di discendenza diretta e proprio sulla base di documenti di famiglia venne impostata una Causa imperiale sulla successione al Principato di piombino. Antagonista era la famiglia romana Boncompagni- Ludovisi. Nel vano e costosissimo tentativo della prova furono delapidate fortune accumulate per quasi mille anni. Dei documenti si tornò a parlare dopo Napoleone ed in particolare col nascere del Regno d'Italia. C'è una lettera del 1881 del conte Giuseppe Cigala Fulgosi in cui si parla dell' "antichissimo archivio della Casa di Piombino"" Ma ci sono notizie anche più recenti? "Ancora nei primi anni del 1930, i congiunti e quindi eredi del fu Marchese Vincenzo Appiani D'Aragona, nella persona dell'Avv, Giuseppe Foresti, chiedono al Podestà di Piacenza, di intervenire nella diatriba familiare, affinché l'Archivio torni in loro possesso e quindi possa essere donato all'Archivio Storico Comunale. Il Podestà incaricò l'Avv. Giuseppe Stainer di un parere legale sulla questione: dispose che l'Archivio Storico Comunale di Piacenza, nella persona dell'Archivista Camillo Ottolenghi, mettesse a disposizione dello studio legale Stainer - Cappellini la documentazione pertinente. La personalità eclettica dell'Avv. Stainer e le sue vicende personali, probabilmente, incisero nella mancata soluzione del problema. Egli era, infatti, già un eroe decorato della I guerra Mondiale quando, nel 1936/7, abbandonò la professione di avvocato a Piacenza, per ricoprire la carica di Parlamentare a Roma , dove si trasferì. Partì, poi, volontario per la II Guerra Mondiale, riuscendo anche non privarsi dell'esperienza della Repubblica di Salò. Scampato al massacro nel quale incorsero i suoi compagni, nell'adempimento di un ordine impartitogli dal Duce in persona, (una volta concluse le terribile vicende storiche che bagnarono di sangue l'Italia di quegli anni) divenne Amministratore della Real Casa di Savoia, ove passò. Dopo la II Guerra Mondiale, nel 1949, frattanto, L'Archivista Camillo Ottolenghi firma un 'indice sommario' dell'Archivio Privato del Conte Agostino Cigala Fulgosi in Piacenza, dove è descritto anche il contenuto dell'Archivio Appiani D'Aragona. Nel 1989, infine, la nobile famiglia dei Conti Cigala Fulgosi effettua un deposito nell'Archivio Storico di Stato di Piacenza, di una parte del proprio Archivio di famiglia, dove si trova una serie di documenti, che sono una piccola parte, dell'Archivio Appiani D'Aragona di Piombino." I suoi studi proseguono, dunque? "Certo, dopo quasi cinquecento anni, possiamo dire che le alterne vicende che legano Piombino e Piacenza attraverso le vicende di questo Antichissimo Archivio, portano alla conclusione che la sua storia non è ancora finita".
Luca Valisnieri