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Sabato 22 Giugno 2002 - Libertà

Ha vinto la stanza della piacentina Chiara Camoni

La premiazione della mostra delle dieci artiste durante un concerto alla Ricci Oddi

Ha vinto una piacentina: Chiara Camoni. Al secondo posto, pari merito, Anna Visani e Marta Dell'Angelo. Natalia Resmini vince il premio "Libertà", il premio speciale voluto da Donatella Ronconi per l'artista più segnalata dal pubblico con le 670 schede compilate nelle settimane della mostra. Queste le decisioni della giuria, che accordando tra loro i gusti di pubblico e critica, sembra aver premiato anche le tante anime che abitano oggi la costellazione dell'arte contemporanea: un'arte che si basa sulla complessità dei mezzi e degli esiti, che le dieci ragazze di questa mostra al femminile hanno potuto mostrare ciascuna nella sua "stanza tutta per sé" - come appunto recita il titolo della mostra organizzata dall'assessorato provinciale alle Pari Opportunità nel salone degli Amici dell'Arte. E Chiara Camoni ha fatto della sua stanza un palinsesto di trascrizioni delle forme organiche in materiali eterei e protetti; di richiami al corpo fisico come confine, cerniera che divide e unisce l'io e il mondo, l'in e l'out, nella comprensione di sé tra gli eventi naturali: il proprio corpo come terra, foglia, naturalmente formula chimica. Da altri ambiti, di forma e di concetto, provengono invece i lavori di Anna Visani, da Faenza, e di Marta Dell'Angelo, da Pavia. La prima ha costruito un ambiente che risuona ambiguo di echi domestici quasi imbarazzanti; popolato di oggetti reali o abbozzati, abusati, privi di utilità e sembianza. Violenta, invece, la pittura virata in modo cinematografico di Marta Dell'Angelo, con cui l'autrice cerca le tracce carnali, sensuali, del proprio corpo nel corpo degli altri. A Natalia Resmini, infine, il riconoscimento per un lavoro più di altri connesso a alcune tematiche sociali molto frequentate dagli artisti di oggi: l'iconologia del trash casalingo e individuale che scorre nell'immaginario popolare: fotogrammi che si sovrappongono a oggetti e persone fisiche, lentamente sostituendoli. La giuria era presieduta da Anna Maria Testa (docente in Comunicazione alla IULM di Milano; che tra l'altro è figlia di Armando Testa, il maggior pubblicitario italiano del dopoguerra - quello del "Punt e Mes" per intenderci) e composta da Donatella Ronconi, editore di Libertà; Sara Fontani, storico dell'arte, di Milano; Leo Lecci, ricercatore all'Università di Genova e Paolo Zani, il gallerista piacentino della Zero. E ci sarà un seguito a questa mostra, perché il premio - fanno sapere dalla Provincia - è in realtà un premio-acquisto: il che significa acquisire all'ente un'opera per ciascuna delle autrici premiate. Alla vincitrice andranno poco più di duemila euro; la metà alle seconde classificate. A Natalia Resmini un riconoscimento speciale. Quello del concorso è un meccanismo evidentemente crudele cui però è difficilissimo rinunciare, se si pensa che la stessa Biennale di Venezia, a più di cento anni dalla fondazione, è ancora impostata sul formula del concorso per sezioni. E poco importa se, di norma, già all'indomani della premiazione veneziana nessuno ricorda chi sia stato premiato: l'importante è conservare l'immagine delle opere, riandare ai segni che sono riusciti a imprimersi nella precaria memoria di una mostra. Così sarà anche per questa mostra piacentina che, tra l'altro, ha pur segnato alcuni punti a suo favore. Nata quasi in sordina, ma con buoni mezzi, si è fatta notare per la novità e la freschezza; per un allestimento intelligente; per l'impegno delle partecipanti. Per questo motivo ricorderemo, al di là delle artiste premiate, anche il lavoro minimale e intenso di Angela Frascione - un ambiente che abitandolo diventa oppressivo anziché familiare; e poi le figure anonime e transitorie di Bernardetta Ghigo; quelle urlanti e baconiane di Daniela Berruti; i corpi come cose dimenticate di Silvia Tenenti; e i corpi ridotti dall'uso a radiografie di Laura Kirkman; e infine la stanza assordante e meticcia di Laura Pettinato. Le "stanze" si chiuderanno domenica 23 giugno, come quando i personaggi di Goldoni partono per le vacanze.

Eugenio Gazzola

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