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Mercoledì 24 Luglio 2002 - Libertà

"A Tosca devo il mio successo"

Vigoleno - Parla il soprano Paoletta Marrocu, una specialista dell'opera, al debutto venerdì. Ruolo portafortuna. "Callas, Cerquetti e Scotto i modelli"

"Tosca mi porta fortuna". Parola del soprano Paoletta Marrocu, una delle pochissime stelle indiscusse (e vere) fra i cantanti lirici di ultima generazione, che sull'argomento non parla a caso: proprio un'acclamata edizione di Tosca (quella con Vincenzo La Scola e Ruggero Raimondi che aprì la stagione '99-2000 del Comunale di Bologna) ha dato alla carriera della cantante sarda il definitivo "lancio" internazionale e un'altra Tosca, in tempi recenti (dopo quella che la portò al Municipale nel gennaio di due anni fa) ha sancito il suo debutto alla Staatsoper di Vienna. Precedenti di ottimo auspicio per la Tosca di cui la Marrocu sarà protagonista al Castello di Vigoleno e che - dopo l'anteprima a inviti di stasera - andrà in scena venerdì 26 alle 21.30, con replica domenica 28 e martedì 30 alla stessa ora. Organizzato dalla Fondazione Toscanini per la stagione estiva di lirica all'aperto "Busseto-Vigoleno 2002" - promossa in collaborazione con le Province di Piacenza e Parma e i Comuni di Vernasca e Busseto - questo allestimento vede il direttore Günter Neuhold alla guida dell'Orchestra Toscanini con una regia e una scenografia (caratterizzate dal massiccio uso di proiezioni video) firmate da Mietta Corli e affianca alla Marrocu un cast di notevole risonanza, col tenore Carlo Ventre (già pupillo di Riccardo Muti) nei panni di Cavaradossi e un baritono di lunghissimo e glorioso corso come Antonio Salvadori in quelli di Scarpia (sostituito nelle repliche da Paolo Ruggiero). I biglietti possono essere acquistati presso la sede di Piacenza Turismi: oggi e nei prossimi giorni il nostro quotidiano pubblicherà il coupon (qui a fianco) che dà diritto allo sconto sull'ingresso. E' facile profetizzare che uno dei punti di forza di questa Tosca sarà la performance di Paoletta Marrocu: una cantante dalla vocalità interessantissima, anfibia tra quella di soprano lirico spinto e quella di soprano drammatico (è stata Amelia in un Ballo in maschera alla Staatsoper di Amburgo e Lady Macbeth alla Scala) e un'artista dalla vicacissima personalità intellettuale - rara nell'ambiente - oltre che di sentimenti umanitari: nel '98 è stata nominata "Artist for Peace" (artista per la pace) dall'Unesco di Parigi. Come descriverebbe il suo approccio a questo personaggio portafortuna? "Per me è interessante partire dalla storia vera che costituisce la fonte del dramma di Sardou come del libretto dell'opera: la figura di Tosca è ispirata a una cantante realmente esistita, divenuta una diva della Roma papalina dopo essere cresciuta in un orfanotrofio. La condizione di orfana spiega tante cose del personaggio di Tosca: la sua paura di essere abbandonata, la sua gelosia, la sua credulità di fronte alla diabolica messinscena con cui Scarpia la inganna, il suo smarrimento di fronte alla crudeltà poiché, come i bambini, non capisce perché le si possa voler fare del male. Quanto alla scrittura vocale, Tosca ha effusioni liriche ma anche difficili "salti" di voce che da una parte mostrano come Puccini anticipasse certe atmosfere musicali mitteleuropee alla Richard Strauss, dall'altra permettono di definire a pieno titolo Tosca come una grande opera post-verista. Io, che voglio cambiare spesso repertorio per non annoiarmi, amo molto il Verismo e la Giovane Scuola: ho cantato opere straordinarie e misconosciute, come L'amore dei tre re di Montonesi e La cena delle beffe di Giordano. Ma ora le cose cominciano a cambiare". Anch'io mi sono reso conto che è in corso una specie di Verismo-Renaissance. Non crede però che la cattiva fama rimasta a lungo appiccicata a questo repertorio sia stata una reazione all'enfasi esagerata di un certo stile "verista"? "Certo, una volta i cantanti si prendevano volentieri libertà che oggi suonerebbero scandalose. Ma io penso che il rispetto della partitura sia perfettamente compatibile con un'intensità teatrale a forti tinte". Mi è venuta la curiosità di chiederle quali sono i soprani che lei predilige. "Il primo nome che mi viene in mente è un'artista che ha cantato troppo poco: Anita Cerquetti. Siamo diversissime sul piano vocale, ma di lei mi affascina "l'arte del dire", la sua volontà di caricare di significato la parola cantata. Per lo stesso motivo, non posso evitare di rendere omaggio alla Callas, che in questo è stata la più grande di tutte. La terza cantante della mia vita è Renata Scotto, di cui ho avuto la fortuna di essere allieva: c'è da restare sbalorditi, riascoltandola. Eppure ancora oggi c'è qualcuno che non le riconosce i suoi enormi meriti".

Oliviero Marchesi

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