Mercoledì 17 Luglio 2002 - La Voce Nuova di Piacenza
Intervista a Marco Bellocchio
A Bobbio per il corso di perfezionamento cinematografico "Penso al futuro del cinema"
Prima giornata positiva ed interessante dell'edizione 2002 di Fare Cinema, organizzata dal Comune di Bobbio in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Provincia di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Filmalbatros e Lanterna Magica. Il laboratorio di perfezionamento cinematografico che Marco Bellocchio tiene ininterrottamente dal 1997, ha visto quest'anno un autentico record di domande, ben 90, a fronte dei 20 posti disponibili, confermandosi così fra i più importanti del nostro Paese. I partecipanti, che provengono da tutta Italia (Verbania, Genova, Milano, Bergamo, Venezia, Modena, Bologna, Forlì, Riccione, Firenze, Teramo, Roma, Latina, Catania, Cagliari), rispetto alla loro età vantano un curriculum davvero impressionante, fatto non solo di esperienze cinematografiche, ma anche televisive, giornalistiche, informatiche, studi e stage all'estero. In attesa dell'inizio dei lavori abbiamo incontrato alcuni di questi aspiranti registi, rivelatisi particolarmente preparati: Francesco di Cagliari ci parla dei suoi cortometraggi, Luigi di Teramo dei suoi studi al Dams, Silvia di Bologna sprizza curiosità da tutti i pori per come si svolgerà il corso, Luigi di Modena ci chiede qualche informazione su Bobbio e la lista potrebbe continuare a lungo. Ma quali sono gli obiettivi dei partecipanti al corso? Diversi ma tutti interessanti: qualcuno è già abbastanza noto (Paolo Kessisoglu, volto conosciuto al pubblico, attore in E allora mambo e conduttore della fortunatissima serie televisiva Le Iene, a fianco di Simona Ventura)ma c'è anche chi sogna di diventare regista, chi sceneggiatore, chi montatore. Ma tutti sono accomunati da una grande passione per "la settima arte".
Durante la prima pausa dei lavori, Marco Bellocchio improvvisa una mini conferenza stampa con i giornalisti presenti.
Cosa può dire della sua esperienza nell'ambito del laboratorio cinematografico di Bobbio?
"A livello personale è importante la connessione con la città di Bobbio, il legare al territorio piacentino un'esperienza significativa come quella del laboratorio che si rinnova da diversi anni. Dal punto di vista professionale c'è poi un aspetto di disimpegno, sia ben chiaro, in senso positivo, nel venire qui ed impostare un lavoro creativo, sia pure con l'inevitabile approssimazione legata ai tempi e alla necessità di formare un gruppo. Ovviamente si sente tutta la responsabilità verso i giovani partecipanti, ma mancano le preoccupazioni legate al giudizio del pubblico, agli aspetti economici. E' una sorta di esercitazione, paragonabile a quella che più facilmente hanno uno scultore o un pittore, che per un regista è molto importante e offre un plus di libertà".
Su che tipo di soggetto si lavorerà in questo laboratorio?
"Partiremo, su suggerimento della mia collaboratrice Daniela Ceselli, da un racconto di Bulgakov. E'la storia di un giovanissimo medico, neolaureato,che si trova in un paesino sperduto della Russia a dover fronteggiare un'emergenza. Infatti arriva una bambina in gravi condizioni, perchè colpita da una difterite fulminante: il giovane si rende conto che l'unica possibilità per salvarla sta nel praticare una tracheotomia immediata, operazione mai compiuta in tutta la sua vita. Nonostante l'elevato rischio, alla fine il giovane decide di operare la bambina, riuscendo così a salvarla. Bisogna verificare, in pochissimo tempo, come rappresentare, se pur in maniera sommaria, questo racconto, di per sè straordinario. Il protagonista del film di Olmi Il mestiere delle armi ha accettato di collaborare con noi per questo progetto, e ci raggiungerà domani: ora si tratta di trovare chi impersonerà la bambina, i genitori. Vedremo in questi giorni in che direzione muoverci".
Considera inaspettato il successo del suo ultimo film, L'ora di religione?
"Ho preso questa cosa in modo positivo, anche perchè mi consentirà una maggiore facilità operativa per i prossimi progetti. Un film su Moro? Per ora preferisco non parlarne. Ho ricevuto una proposta da parte di Rai Cinema, e ho accettato di scriverne la sceneggiatura, vedremo in seguito che direzione prenderà questa ipotesi di lavoro. In ogni caso non sarà Moro il personaggio principale, ma non aggiungo altro".
Che legami ci sono ancora con la sua terra d'origine?
"Bobbio rappresenta la mia infanzia, ed ha un posto speciale nel mio cuore, così come Piacenza: il documentario Addio del passato, promosso dai precedenti amministratori e dall'ex sindaco Guidotti è, in effetti, un film su Piacenza, ed è stato invitato al Festival di Venezia nella sezione Nuovi territori".
Giovani e prospettive del cinema italiano. Che idea si è fatto?
"I partecipanti al corso 2002, per fare un esempio, hanno per lo più esperienze televisive, ma è bello vedere come il cinema conservi in loro una sorta di fascino aristocratico. Il numero record di domande per il laboratorio 2002 è anche legato, a mio avviso, alla continuità di "Fare Cinema": evidentemente, tornare tutti gli anni comunica un senso di continuità che i partecipanti apprezzano".
Andrea Dossena