Martedì 16 Luglio 2002 - Libertà
La nostra Carmen di passione
Farnese Festival - Monaco e la Santodirocco tra i protagonisti giovedì e sabato. "Escamillo e Micaela due caratteri forti"
Quando ci si reca a un'opera lirica interpretata da una compagnia di cantanti giovani e per questo non notissimi, è un piacere poter contare su qualche nome di sicuro affidamento. E' il caso del soprano Nunzia Santodirocco, che interpreterà la parte di Micaela nella Carmen di Bizet che, con l'eccellente direttore Marcello Rota alla guida dell'Ofi, andrà in scena all'aperto nel cortile di Palazzo Farnese giovedì alle 21.30 con replica sabato 20 come secondo appuntamento del Farnese Musica Festival organizzato dal Municipale e dall'assessorato alla cultura col sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La giovane Santodirocco, foggiana trapiantata da tempo a Roma, si è presentata infatti poche settimane fa al pubblico piacentino con un eccellente biglietto da visita: la sua pregevole Gilda nel Rigoletto che ha aperto il Festival, e che l'ha vista primeggiare nel cast. Vocalmente, la Santodirocco la si potrebbe definire un soprano lirico-leggero che sta completando con successo la propria transizione a una fisionomia di soprano lirico. Dotata di un bel timbro, la brava cantante presenta così il suo personaggio: "Micaela è una donna innamorata cui l'amore dà un coraggio impensato. Appare timida e remissiva all'inizio, ma quando si rende conto di stare perdendo il suo amato Don José rischia la vita introducendosi di notte in un accampamento di banditi pur di parlargli. Per certi aspetti le somiglio". Lei proviene dalla musica sacra barocca. Ha qualche modello per l'interpretazione delle eroine dell'opera romantica, così lontane da quel repertorio? "E' vero, ho cantato molta musica barocca: ho anche partecipato a un'incisione discografica integrale degli oratori di Carissimi. Ma la mia cantante preferita, pur così lontana dal mio tipo di voce, è sempre stata la Callas". Il toreador Escamillo, antagonista maschile di Don José, sarà interpretato dal basso-baritono napoletano Carmine Monaco, che ha esordito nel '94 nella parte (da basso) di Dulcamara nell'Elisir d'amore e da allora ha inserito in curriculum 38 ruoli diversi, per lo più baritonali ("Il mio sogno è Falstaff"), cantando in importanti teatri italiani. Escamillo, che nella galleria di miti consegnati dall'opera lirica all'immaginazione collettiva occupa un posto d'onore, appare come la quintessenza della virilità più esplosiva e irresistibilmente sicura di sé (non a caso lo scrittore Arbasino, nella provocatoria regia di Carmen da lui firmata negli anni '60, vestì Escamillo da Superman). Eppure, come nota finemente Monaco, "Escamillo è un personaggio eminentemente passivo: è il perno fondamentale, ma inconsapevole, attorno a cui ruota tutto il dramma. Si tratta di una parte ingrata dalla tessitura ambigua: il duetto col tenore richiede senza dubbio un baritono capace di "andare in alto"; il resto della parte, brindisi in testa, si direbbe piuttosto adatto a un basso. Ma io, che sono "nato" basso e ho conservato le mie note gravi, mi ci sento a mio agio". I suoi modelli? "I grandi baritoni italiani, che hanno quel calore che manca a molti interpreti di scuola anglosassone: il mio preferito, dopo Bastianini e Protti, è il misconosciuto Paolo Granforte".
o. m.