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Giovedì 1 Agosto 2002 - Libertà

Xerra, la necessaria menzogna

Gli studiosi che prenderanno parte al convegno del 14 settembre probabilmente mentiranno. Se mentire è implicito nell'agire di chi descrive, racconta e disegna, in pratica: in chi dice, allora può accadere che filosofi e critici d'arte velino di apparenze (ri-velino anzi) l'immagine che intenderebbero mettere a nudo.
E' insomma possibile che coloro i quali converranno all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, per dibattere intorno alla confessione proposta da Xerra: "Io mento", si riflettano nell'immagine di quella ragazza che, nuda, prende dal baule i vestiti e lentamente si ricopre, per poi lasciare la scena e uscire nel mondo. Come dire che dalla originaria nudità la parola si carica di significati e diventa, nel cammino, menzogna: utile, necessaria menzogna.
La ragazza e il baule sono nel video che Xerra ha appena terminato di girare a Milano, il secondo dedicato a questo ciclo dopo il video-manifesto in cui Pierre Restany -il critico che "inventò" i Nouveaux Realistés- è ripreso mentre legge e commenta brevemente la confessione scritta dell'artista piacentino.
E mentre il baule sarà un po' l'oggetto-logo del convegno di settembre, al video-manifesto tocca aprire i lavori. Vi partecipano filosofi come Pier Aldo Rovatti e Andrea Borsari; i critici d'arte Gillo Dorfles, Giorgio Celli (più noto come etologo ma con una lunga militanza alle spalle nelle officine della poesia visiva), Loredana Parmesani, Giulio Ciavoliello e Lucia Miodini; il critico teatrale Antonio Calbi e il saggista Aldo Tagliaferri, autore di studi artistici e letterari (per le sue cure sono state pubblicate, negli anni scorsi, le opere teatrali complete di Samuel Beckett). Poi ci sarà Andrea Bortolon, qualificato come filosofo ma in realtà parte della galleria di personaggi di Cristina Show, il progetto didattico avviato da Aldo Spoldi all'Accademia di Brera: una figura fittizia, un ente altro da come appare e che pertanto deve mentire statutariamente.
Il convegno è comunque il primo atto del settembre di Torre Fornello. L'azienda vitivinicola di Ziano ha iniziato nel 2001 l'esperienza della "Vigna delle arti", vale a dire l'incontro annuale con l'arte contemporanea e la ricerca enologica tra i vigneti della Val Tidone, che continua il 18 settembre con la mostra di William Xerra e di Zhang Qi Kai.
Nel rispetto del progetto originario di Enrico Sgorbati, presidente di Torre Fornello, anche questa mostra affianca un artista storico a uno giovane. La scelta di questo giovane di origine cinese è dovuta alla presenza di un'opera che diventa in qualche modo emblematica se inserita nel contesto della proposta di Xerra sulla menzogna; si tratta di un'installazione composta da due elementi: il primo è un orologio a muro in cui le lancette girano all'indietro; il secondo è una tavola che oscilla in equilibrio tra i due estremi, dai quali si contrappongono una statuetta di Cristo e una di Budda. Opere sull'apparenza, sulle convenzioni storiche e scientifiche - sulla imprendibile verità che alberga solo nella ricerca della verità stessa.
L'operazione di Xerra è accompagnata dalla pubblicazione di un libro che raccoglie gli interventi di personalità dell'arte, della critica, della filosofia e della letteratura, che in modi diversi propongono una lettura personale del "mentire". Tra gli altri ci sono Nanni Balestrini, Goffredo Fofi, Gillo Dorfles, Giorgio Celli, Paul Vangelisti, Gino Di Maggio, Franco Cavallo, Ermanno Krumm, Milli Graffi, Italo Lupi, Marco Romanelli, Loredana Parmesani, Cesare Greppi, Andrea Del Guercio, Andrea Dell'Asta, Enrico Gusella, Guido Oldani, Giulia Niccolai, Francesco Tedeschi, Giorgio Guglielmino, Selina Xerra, Armando Adolgiso, Luigi Bollani. Un secondo volume, infine, uscirà dopo il convegno del 14 settembre per raccoglierne gli atti. Entrambe le pubblicazioni per i tipi di Art Show Editore. L'insieme delle occasioni è invece organizzato dal Laboratorio delle Arti di Piacenza con la collaborazione del quotidiano Libertà; della Casa editrice Vicolo del Pavone e della rivista di cultura contemporanea "Galleria". Convegno e mostra si avvalgono inoltre del patrocinio degli assessorati alla cultura di Comune e Provincia.
Una simile densità di circostanze, pensieri, gesti, consumati intorno al tema vorrebbe forse circoscrivere l'atto del mentire a un'esigenza inscritta nell'essere umano, perlomeno da Caino in poi. E tuttavia non è possibile sfuggire alla sensazione che la menzogna sia da sempre la compagna nostra scomoda, da cui dobbiamo senza convinzione separarci, attraverso un atto pubblico di abiura che invece la rafforza. Così c'è chi non si arrende alla menzogna necessaria, come Goffredo Fofi che a Xerra scrive che no: "bisogna ricominciare dal non mentire". Anche se, ammette Dorfles, tutte le asserzioni di Xerra sarebbero sottoscrivibili nell'epoca odierna. Dopotutto, concludiamo, l'arte è la prima tra le menzogne, perché così era anche prima di sapersi arte e, confermerebbe Giorgio Celli - in questo davvero etologo: "abbiamo inventato l'arte/una menzogna che sogna di dire la verità". Appunto una seducente necessità, mediante cui scopriamo, con Vangelisti, "a certain fragrance in lying" - cioè una forma di primeva verità.

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