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Domenica 29 Settembre 2002 - Libertà

Hans Fagius, rigore e varietà in San Savino

Il secondo appuntamento della Settimana Organistica Internazionale ha visto protagonista il musicista svedese. Dedicato a Duruflé il momento più vibrante dell'esibizione

"Je m'en foute des intégrales!" (ovvero: "me ne frego delle integrali", anche se l'espressione francese è un tantino più cruda). Questa celebre esclamazione di Pierre Boulez, per decenni guru e dittatore del gusto della musica contemporanea più "à la page", ha contribuito a consolidare un certo, snobistico, luogo comune: cioè che, per un musicista, eseguire l'opera omnia di un qualsiasi compositore - l'integrale, appunto - sia una pratica di stolida pedanteria, tale da non poter interessare l'Interprete di Genio che, per definizione, prende dalla produzione di ciascuno solo ciò che meglio gli aggrada (il bello è che Boulez, ammorbiditosi con gli anni, fece in seguito uno strappo alla sua stessa regola dirigendo su disco un'esemplare "integrale" di Anton Webern). Hans Fagius, il magnifico organista svedese protagonista l'altra sera sul Lingiardi-Tamburini di San Savino dell'emozionante concerto che ha costituito il secondo appuntamento della 34° Settimana Organistica Internazionale (a due giorni dall'esibizione del grande Jean Guillou, che su un banco della Basilica ha seguito ammirato l'esibizione del nordico collega), dissente certo nettamente da questa opinione. Per lui, misurarsi con la produzione organistica di un grande musicista nella sua interezza è uno strumento privilegiato di studio, di comprensione, di ricerca: è la condizione per conquistare un'ampiezza di orizzonti musicali e storici che può consentire all'interprete di padroneggiare l'opera di un compositore fin quasi a farla propria. Non a caso, il simpatico Fagius ha pagato il suo tributo al Blasone di Grande Organista incidendo in cd l'integrale delle opere per organo di Bach, ha eseguito in concerto quella di Buxtehude, ha sfiorato il completamento di quella di Saint-Saëns e soprattutto ha incluso nel proprio repertorio quella di Maurice Duruflé, il grande maestro francese morto nel 1986 di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita. Duruflé, per il suo respiro coloristico e quasi "orchestrale", è un autore particolarmente congeniale al nostro organista (che, a riprova del suo amore per le tinte forti, ha vinto un Grand Prix du Disque Liszt per le sue incisioni dedicate al grande virtuoso ungherese e cita tra i dischi di cui è più orgoglioso quelli delle composizioni del tardoromantico Sigfrid Karg-Elert, uno dei personaggi più "colorati" e coloriti della storia della musica per organo). E a Duruflé Fagius ha dedicato il momento forse più vibrante della sua esibizione piacentina: la "Suite op. 5" composta nel 1933, che l'esecutore ha trasfigurato - dal misticismo del "Prélude" alla gravità della "Siciliénne" alla leggerezza della "Toccata" conclusiva - in una tavolozza dalla ricchezza di sfumature quasi tiepolesca. Ma in questo concerto di impressionante varietà c'è stato molto altro, a cominciare dal grande rigore con cui è stato affrontato il doppio Bach di apertura: quello giovane e "weimariano" della "Toccata, Adagio e Fuga Bwv 564" (che, nella struttura tripartita e nell'aria accompagnata dell'Adagio, costituisce uno degli esempi più eloquenti dell'influenza esercitata sul primo Bach dai concerti di Vivaldi) e quello quasi coevo, ma già pienamente maturo, della seconda versione del mirabile "An Wasserflüssen Babylon a 5 con pedale doppio Bwv 653", elaborazione su un corale nelle cui delicate simmetrie magistero formale ed espressione sentimentale si fondono perfettamente. Si sono uditi in San Savino anche il Novecento del "Preludio e Fuga op.39" di Otto Olsson e il purissimo incanto barocco di una "Englische Mascarade" del Seicento tedesco elargita come bis. Il momento-clou della serata, però, è stata la prima esecuzione assoluta dell'evocativa, quasi cinematografica, "Vision of the Crusades", composta l'anno scorso dallo statunitense Curt Cacioppo, presentata in San Savino per la Quinta Rassegna di Musica Contemporanea intitolata all'indimenticato Giuseppe Zanaboni, fondatore del Gruppo Ciampi e ideatore della Settimana Organistica Internazionale. E l'autore Cacioppo, giunto appositamente da Filadelfia, è stato insignito di una targa da Alessandro Lunati della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che - col Comune, la Provincia, le parrocchie coinvolte e uno sponsor privato - collabora col Ciampi all'organizzazione della Settimana.

Oliviero Marchesi

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