Venerdì 22 Aprile 2005 - Libertà
Capasso, una ventata d'aria fresca nella poesia del Novecento
Alla Fondazione un convegno per ricordare il grande poeta che lanciò un ponte tra Italia e Francia
Oltre a celebrare gli anniversari spesso i convegni o saldano debiti o risarciscono personaggi in vita magari incompresi. Ma non è stato così l'altra sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per la conferenza "Aldo Capasso ed il realismo lirico" dedicata ad un sommo poeta, Aldo Capasso (1909-97) che, per l'intraprendenza della compagna, la poetessa caraibica Florette Morand, dopo la morte non è mai stato dimenticato. Fausto Frontini ha nell'introduzione ricordato come "rientrino nel dibattito degli ultimi anni sul '900 anche gli studi su Capasso che ha lasciato una forte impronta personale nella letteratura di quel secolo". Relatori due profondi estimatori della sua opera, il giornalista Dario G. Martini e Roberto Trovato dell'Università di Genova. Per Martini "Capasso, dopo le nebbie dell'estremismo ermetico, portò aria fresca nella letteratura del tempo costituendo altresì un ponte tra Italia e Francia. Mantenne contatti con poeti contemporanei, scoprì Caproni e cantò con lucidità dura e straziante l'inesorabilità del tempo, esortò sempre all'umana solidarietà riponendo nei giovani grandi speranze perché la sua sensibilità avvertì sempre il male di vivere e la necessità di un riscatto". Personalità eclettica, naturalmente portato per la poesia ma ugualmente votato ad un'intelligente attività critica con pubblicazione di numerosi saggi sulla letteratura italiana rinascimentale consapevole dell'incidenza culturale di quel magico periodo, concepì la poesia non come distacco dal mondo o ricerca dell'Assoluto ma espressione, nel pacato "realismo lirico", di segreti moti dell'animo, quesiti del cuore, soprattutto sensazioni immediate. Per Trovato "Capasso visse appartato ma informato, fu generoso talent scout, energico promotore culturale, autore prolifico e critico militante. Nonostante il brusco accantonamento da parte di Montale e Vittorini, fu lettore scrupoloso dei classici, attento osservatore della letteratura, appassionato divulgatore di quella francese ed il movimento "Realismo lirico", da lui fondato nel 1949, nacque come esigenza di trasfigurare il sentimento, da comune in poetico, nel segno di neo-tradizionalismo, recupero di ritmi classici e superamento del provincialismo". Gradevole poi il commento musicale alla serata con pezzi di Debussy e Schumann abilmente eseguiti da Marco Alpi al pianoforte e Lorenzo Missaglia al flauto, entrambi docenti al Conservatorio Nicolini e suggestiva la lettura di alcune poesie da parte dell'attore Mario Piazza. Capasso ha dunque lasciato una grande eredità, non solo umana: infaticabile attività letteraria, coerenza stilistica, costanza metodologica, invidiabile tensione conoscitiva e morale, soprattutto la convinzione che la poesia - contro il culto dell'immagine e della tecnica - avrebbe dovuto abbandonare il ruolo di "nicchia" e "resistenza" per divenire interlocutore necessario e paritetico della scienza evitando comunque sterili dualismi in nome di un "realismo lirico" oggi recepito anche dalle nuove generazioni memori della lezione di un grande maestro.