Giovedì 10 Ottobre 2002 - Libertà
Chiara Francalanci ospite alla Fondazione
Mercoledì della scienza
Relatori brillanti, argomenti di estrema attualità e taglio divulgativo:questa la ricetta vincente degli incontri dei "Mercoledì della scienza" alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Ieri, nell'ambito del ciclo "La matematica e la vita quotidiana", Chiara Francalanci, professore associato di Sistemi informativi al Politecnico di Milano e piacentina d'origine, con "La banca del futuro: informatica per la qualità del servizio ai clienti o rivoluzione tecnologica per la sopravvivenza?" ha illustrato realtà e prospettive del sistema bancario soprattutto italiano, mai come oggi scosso da profondi rivolgimenti strutturali e caratterizzato da un surplus tecnico davvero imponente. Nelle reti telematiche trionfo, negli ultimi anni, della net economy, cioè quel nuovo orizzonte tecnologico-finanziario che ha permesso di attuare, via Internet, qualsiasi tipo di intermediazione bancaria, dalla semplice assistenza ai clienti a transazioni economiche ben più complesse ed a scala, addirittura, planetaria. Il potente blocco bancario ha potuto, in questi ultimi anni, utilizzare sofisticatissimi strumenti informatici che - per velocità e vastità d'applicazione - rischiano, da un lato, di snaturare qualità ed efficienza del servizio e, dall'altro, di portare l'economia mondiale ad un tracollo finanziario senza precedenti. Affrontiamo queste scottanti problematiche in una breve chiacchierata con Chiara Francalanci. In che rapporto sono le banche italiane rispetto a quelle leader in Europa? "Le banche italiane hanno utilizzato la tecnologia negli anni passati in maniera diversa rispetto alle banche leader europee; in Europa, per esempio in Gran Bretagna o Finlandia, si è cercato di offrire sui canali innovativi un servizio realmente alternativo alla filiale. I clienti trovano gli stessi servizi con lo stesso livello di qualità su tutti i canali. In Italia, invece, ci siamo buttati sui servizi avanzati; cioè le banche hanno cercato di differenziarsi prima di offrire una reale alternativa. A dispetto di questo, comunque, i clienti in Italia seguono molti canali e il problema è che debbono servirsi di canali diversi per accedere a servizi diversi e questo limita l'utilizzo di canali meno costosi cioè basati sulla tecnologia". I prezzi italiani sono, quindi, più competitivi rispetto a quelli europei? "In Italia i prezzi, soprattutto sui canali virtuali, sono consistentemente più bassi rispetto ai mercati leader europei, meno della metà e questo significa, per le banche italiane, avere un modello un po' meno competitivo rispetto a quello europeo e, molto probabilmente, negli anni futuri quello che dovremmo aspettarci è un servizio più completo sui diversi canali ma, a fronte di questo, meno riduzioni di costo sui canali virtuali rispetto alla filiale". Quali potrebbero essere le prospettive future? "Le prospettive future sono un servizio più completo, più omogeneo sui diversi canali di distribuzione, più alternative alla filiale ed, allo stesso tempo, prezzi probabilmente più alti allineati con l'Europa".
Fabio Bianchi