Martedì 19 Aprile 2005 - Libertà
Armeni: foto e convegno per non dimenticare
Oggi due appuntamenti per ricordare il genocidio di inizio Novecento
Con l'inaugurazione della mostra fotografica itinerante "Armin T. Wegner e gli armeni in Anatolia, 1915. Immagini e testimonianze", alle 16 a Palazzo Farnese, cominciano oggi le iniziative, organizzate da Rotary Club Piacenza Farnese e Associazione Culturale identità Europea Area Emilia per ricordare il genocidio degli armeni, consumatosi con tragica sistematicità soprattutto tra il 1915 e il 1917, e rimasto una delle pagine di storia del '900 più rimosse e dimenticate. Interverranno il presidente Rotary Farnese Carlo Bazzoni e il presidente onorario Unione Armeni d'Italia Agop Manoukian, docente all'Università Cattolica di Milano. Il pomeriggio proseguirà alle 17.30 all'auditorium della Fondazione, in via S: Eufemia,12 con il convegno: "Armenia: la memoria, il dolore e le sfide di oggi", al quale parteciperanno, oltre a Bazzoni e a Manoukian, i relatori: Aldo Ferrari, ricercatore di lingua e cultura armena all'Università di Venezia, capo-redattore della "Rassegna Armenisti Italiani" e coordinatore dei Seminari Armenistici Italiani, nonché autore di varie pubblicazioni, tra cui "Alla frontiera dell'impero", "La foresta e la steppa" e "L'Ararat e la gru"; Stefano Piacenti, docente di storia dello spettacolo all'Accademia di Belle Arti di Firenze e regista; Andrea Scala, piacentino, armenista, che tratterà di "Daniel Varujan e Yervant Odian: due voci della letteratura armena constantinopolitana negli anni che precedono il genocidio". I vari contributi saranno intervallati da brani musicali, sacri e profani, eseguiti dal Trio Armeno Vartanian. Un mosaico per comporre, nei suoi molteplici aspetti, la ricchezza della storia e della cultura di un popolo, indagando anche le aberranti radici ideologiche dei massacri di massa ordinati dalle autorità turche. La mostra presenta le fotografie scattate tra il 1915 e il 1916 in Anatolia dall'intellettuale tedesco Armin T. Wegner, morto a Roma nel 1978, testimone oculare del genocidio armeno, in seguito al quale maturò un personale impegno perché quel dramma non venisse occultato. L'obiettivo di Wegner, all'epoca membro del servizio sanitario tedesco nella campagna mesopotamica, si sofferma sui luoghi, "abitati dagli armeni da più di duemila anni"; su gruppi di donne dai caratteristici costumi; sui cadaveri degli impiccati per le vie di Costantinopoli; sulla cacciata verso l'inospitale deserto, sicuro luogo di morte; sui profughi in fuga a piedi, con pochi fagotti sulle spalle; sullo sguardo dei piccoli orfani abbandonati al loro destino; sulle città devastate e infine sui lager, dove il fotografo entrò, a rischio della vita. Racconta infatti che i tedeschi erano alleati dei turchi e preferivano non vedere; inoltre c'era l'alta probabilità di contrarre malattie, a causa delle pessime condizioni in cui i reclusi erano tenuti. Come arma di genocidio venne usata anche la fame, come dimostrano le fotografie di corpi scheletrici ammassati fuori dalle mura di villaggi arabi.
an.ans.