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Martedì 29 Ottobre 2002 - La Voce Nuova di Piacenza

Illica, mago del melodramma

In Fondazione serata dedicata al librettista di Castell'Arquato

Da ragazzo, in famiglia lo chiamavano Gigino: era una sorta di Giamburrasca, discolo ma buono. Un carattere certo non facile quello di Luigi Illica, nato nel borgo arquatese nel 1857, uno dei più geniali ed estrosi librettisti del panorama melodrammatico italiano. A ricomporre la biografia e il percorso artistico dell'artista piacentino è stato il professor Umberto Scarpetta ieri sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell'ambito di un programma di studi dedicato al musicista arquatese (i prossimi due incontri si terranno il 13 e il 25 novembre ed indagheranno i rapporti di Illica con Umberto Giordano e Puccini). Il 10 dicembre è previsto un ultimo incontro, organizzato dalla Tampa Lirica, che si terrà presso il Conservatorio e al quale interverrà il baritono Roberto Servile.
Diogene Illica, padre di Luigi, a Castell'Arquato faceva il notaio e nel 1873 divenne anche sindaco. Gigino era il suo cruccio: a scuola ne combinava di tutti i colori ed il buon notaio si decise a sistemarlo a Piacenza al ginnasio, ma fu tutto inutile. Bisognava rassegnarsi, e Gigino fu imbarcato come marinaio su un vascello: la sua intelligenza era però vivissima e leggeva, leggeva tantissimo, finchè a 23 anni lasciò definitivamente le navi e prese stabile dimora a Milano, attratto dal fermento culturale della Scapigliatura. Divenne amico di Ferdinando Fontana, di Antonio Ghislanzoni e di tanti altri artisti scapigliati, vivendo una vita da "bohémien" tra duelli, polemiche e sbornie. Iniziò come giornalista e commediografo: il suo dramma L'eredità del Felfs, scritto in dialetto milanese, viene ancora oggi riconosciuto come uno dei capolavori del teatro vernacolare italiano e viene regolarmente rappresentato nel capoluogo lombardo (nei primi anni Sessanta ne curò la regìa per il Piccolo Teatro il grande Strehler).
Visto il suo innato senso della teatralità e la facilità con cui riusciva a volgere in azione scenica qualsiasi lavoro letterario, ben presto le prestigiose case Ricordi e Sonzogno contattarono il giovane arquatese, permettendogli così di scrivere i libretti di alcune tra le più celebri opere del repertorio melodrammatico e di lavorare a stretto contatto con musicisti del calibro di Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Umberto Giordano. Giuseppe Giacosa (per le opere musicate da Puccini) fu chiamato solamente per "limare" e rifinire secondo una più opportuna metrica i lavori di Illica, che conservarono intatto il loro vigore drammatico e la loro efficacia teatrale.
All'interessante relazione di Umberto Scarpetta ha fatto seguito la parte musicale, condotta al pianoforte dal maestro Nelio Pavesi e che ha visto impegnati una Giovanna Beretta in forma smagliante ed il baritono Fulvio Massa, che ha evidenziato buone doti canore ed interpretative. I due artisti hanno cantato alcune tra le più belle pagine delle opere composte da Puccini, Catalani e Mascagni su libretto di Illica.
La manifestazione, organizzata dalla Tampa Lirica col sostegno della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è conclusa tra i calorosissimi applausi del folto pubblico presente.

Corrado Ambiveri

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