Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Lunedì 18 Aprile 2005 - Libertà

Sport: business o risorsa sociale?

Stasera il convegno

Nel 776 a.C., nella sacra valle dei fiume Alfeo, si tennero i primi giochi olimpici, così definiti perché avevano luogo presso il santuario della città di Olimpia in occasione dell'omonima festa che veniva celebrata ogni quattro anni. Si fa risalire a quell'epoca la consuetudine di registrare il nome degli atleti vincitori dei giochi, le cui statue venivano collocate nell'Altis (il recinto che racchiudeva i principali edifici della città).
Originariamente la festa di Olimpia comprendeva la gara di corsa podistica che copriva l'arco di una soia giornata. In seguito aumentò considerevolmente il numero delle città greche partecipanti ai giochi, la cui durata fu estesa a cinque giorni. Alla corsa a piedi si aggiunsero altre gare, fra le quali la lotta, il salto, il lancio del disco, il lancio del giavellotto, la corsa a cavallo, il pugilato.
Così ogni quattro anni e per oltre mille anni furono celebrate le feste di Olimpia, fino a quando nei 393 d.C. l'imperatore Teodosio decise di proibirle. Nel 423 d.C. Teodosio II fece incendiare i templi pagani ed anche l'Altis di Olimpia venne distrutto.
Bisogna attendere il 1896 per veder celebrare ad Atene i primi giochi olimpici moderni, il cui ripristino era stato deciso due anni prima (1894) su proposta dei conte Pierre de Coubertin, autore di diverse opere di pedagogia sportiva e fiero assertore dello sport come mezzo di fratellanza universale.
Da allora le Olimpiadi si sono regolarmente svolte ogni quattro anni; furono sospese soltanto nel 1916, nel 1940 e nel 1944 durante i due conflitti mondiali. L'organizzazione dei giochi fu affidata ad un apposito Comitato olimpico internazionale (presieduto fino al 1925 proprio dal conte de Coubertin) che decise di ammettere alle gare solo gli atleti riconosciuti "dilettanti" dalla Federazione internazionale competente per ciascun tipo di sport.
Nato come semplice attività di svago e di esercizio fisico svolta come fine a se stessa, lo sport è venuto via via assumendo una forte valenza sociale, contribuendo a forgiare il carattere dei giovani, facendo loro comprendere il valore della fatica, del sacrificio, della disciplina, della lealtà, del rispetto dell'altro, dell'amicizia, della fratellanza. Tutti i Paesi civilizzati hanno favorito lo sviluppo di molteplici attività sportive ed un numero sempre crescente di giovani si è accostato ad una particolare disciplina (quella ritenuta più congeniale) non solo per irrobustire la propria struttura muscolare, ma per un bisogno di affermazione di sé, per il gusto della competizione e per il sogno della vittoria.
Proprio la ricerca e l'inseguimento della vittoria, in quanto vissuti come qualcosa che deve essere assolutamente raggiunto, e con ogni mezzo, hanno però prodotto una degenerazione dello sport. Il rifiuto della sconfitta (atteggiamento sempre più diffuso sia tra gli atleti sia tra i tifosi) produce spesso effetti spiacevoli: frequente è il caso di calciatori che, ritenendosi campioni indiscussi, finiscono con l'attribuire la mancanza di risultati ai loro compagni di squadra e minacciano di andarsene per farsi "assoldare" da un'altra società ritenuta più forte. Spettatori delusi e spesso inferociti chiedono, invece, sempre più di frequente la testa dell'allenatore, che magari ha osato contrapporsi ai loro idoli.
In altre situazioni si assiste a vere manifestazioni di ostilità nei confronti dell'arbitro o delle squadre avversarie. Lo sport degenera allora in qualcosa di molto più grave, in vera e propria violenza. E' ancora vivo in tutti noi il ricordo della tragedia del 29 maggio 1985 all'Heysel di Bruxelles, dove Liverpool e Juventus si affrontarono nella finale di Coppa dei Campioni e nella quale morirono 39 sostenitori della squadra italiana. Gravi e vergognosi episodi di teppismo si sono registrati anche domenica scorsa all'Olimpico nel corso dell'incontro Lazio-Livorno, mentre, come riferisce "Libertà" del 12 aprile, un arbitro è stato portato in salvo dalla polizia dopo aver diretto a Piacenza un incontro tra due squadre giovanili.
Per vincere e battere record non ci si fa scrupolo di violare l'etica sportiva. Ed ecco che, purtroppo, si va sempre più diffondendo l'uso di sostanze dopanti, a volte assunte volontariamente dagli atleti, a volte somministrate dagli stessi medici sportivi. Anche il settore dilettantistico non è immune dalla tentazione di ricorrere al miracolo farmacologico, nella convinzione di accrescere le potenzialità dell'atleta, senza curarsi dei danni, spesso irreversibili, che l'assunzione di sostanze dopanti può comportare per la sua salute.
Nell'ultimo decennio il mondo dello sport è cambiato, ed in maniera radicale, anche sotto un altro aspetto. Diverse società calcistiche sono oggi quotate in Borsa. La nuova economia e la globalízzazione producono forti cambiamenti anche nel mondo dello sport in genere e nel calcio in particolare, dove pesano sempre di più l'aspetto economico e l'avidità di guadagno. E' la struttura economico-sociale che è cambiata. L'era dell'attività agonistica pura è solo un ricordo. In alcuni casi lo sport diventa un'industria, un settore, quindi, capace di creare anche posti di lavoro.
Oggi però lo sport è diventato soprattutto uno show business, uno spettacolo sempre più fruito davanti allo schermo televisivo piuttosto che negli stadi. E lo sport è cambiato anche a livello giovanile, perché è mutato l'ambiente economico e sociale che lo circonda. Anche le tecniche di training e di educazione dei giovani sono mutate: gli allenamenti si fanno sempre più impegnativi e pesanti, spesso senza tener conto dell'età dei giovani.
In questo scenario, in cui il doping, la violenza, la corruzione, il miraggio del guadagno facile acquistano, purtroppo, un peso sempre maggiore, diviene urgente prestare particolare attenzione agli interventi orientati all'educazione sportiva ad alla prevenzione. Quello che occorre fare oggi è impostare una nuova didattica dello sport partendo dall'educazione dei giovani, che devono esser aiutati a riscoprire quei valori autentici (lealtà, onestà, disciplina, tolleranza, amicizia, rispetto di se stessi e degli altri) che soli possono portare alla piena e vera realizzazione di sé. In questo modo non conterà solo l'aspetto del business, ma Io sport potrà di nuovo esprimere un'autentica funzione sociale.
Di questo si disserterà stasera questa sera (lunedì 18 aprile) alle 21 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via S. Eufemia 12, durante il Convegno organizzato dall'Associazione "Amici del Romagnosi" nell'ambito del ciclo "Gli appuntamenti di Gian Domenico".
Relatori saranno: Elio Borgonovi, docente dell'Università Bocconi, Ermes Rugalli, dirigente CONI e Guido Molinaroli, presidente del COPRA Volley, che ho avuto il piacere di conoscere sui banchi di scuola e del quale ho potuto apprezzare l'onestà, l'intelligenza e la passione con cui dirige la sua squadra. A proposito: alla serata parteciperà una delegazione della squadra del Copra Volley. Vi aspettiamo!

*Presidente dell'Associazione "Amici del Romagnosi"

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio