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Sabato 26 Ottobre 2002 - Libertà

"Come una gazzella", amarcord di emozioni e sentimenti

Presentato ieri il terzo libro della scrittrice e musicista piacentina Carla Cogni Gonella

"Come una gazzella", un titolo poetico, una delicata e suggestiva immagine per l'ultima opera della piacentina Carla Cogni Gonella presentata ad un folto pubblico, nel tardo pomeriggio di ieri alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, moderatori Alberto Brenni, Fausto Fiorentini, Lidia Speroni e Tiziana Pisati. Già autrice, di recente, di interessanti opere - "E perché no? Mi volto indietro con benevolenza" e "Così è. Interroghiamo il passato" per le Edizioni Berti di Piacenza - dal taglio storico ed autobiografico, provetta compositrice di musica melodica, in questi brevi racconti predomina, viceversa, la nostalgia per un tempo lontano, per fatti ormai quasi dimenticati. E' un dolce amarcord di emozioni e sentimenti in una struttura volutamente episodica, concepita per parti accostate e non unite da un filo logico che non siano memoria ed affetti famigliari. In alcuni racconti rispuntano angoli della vecchia Piacenza ("L'edicola", "Il lungo balcone di corso Vittorio Emanuele", "rivedo Piacenza intorno al 1930, o giù di lì",…), in altri emerge una dimensione nascosta legata a vicende famigliari ("Le riunioni di famiglia", "Una signora amica di mia madre",…), in altri teneri ricordi d'infanzia ("Durante le vacanze di Natale e di Pasqua dal 1930 al 1940", "Il corrierino dei piccoli", "Il veglione dei bambini alla Filodramamtica",…). Nei vari flash concepiti di getto, senza nessuno schema ma lasciando libera la fantasia, sempre riaffiora, intensamente, il ricordo di una giovinezza allegra e spensierata, in una tranquilla e serena famiglia borghese dai solidi principi morali. Qua e là compaiono, poi, bozzetti, amabili figurine d'epoca, ritratti di persone anonime ma, per qualche circostanza, degni di essere menzionati perché o le hanno lasciato un ricordo indelebile o hanno contribuito alla formazione della sua personalità ("La zia Giulia", "La professoressa Moro", "Interrogo il passato remoto. Un Peter Pan", "La figura di Ciotti"…). Intervallati ai vari racconti anche alcune poesie che arricchiscono il lato intimo, configurano una sorta di diario segreto, di confessione interiore nel tentativo di esorcizzare qualcosa di più grave, il dolore, la paura, forse la morte. E la figura della gazzella ben traduce quest'acuta sensibilità, come ben sottolineato dall'autrice stessa nella prefazione: "Il titolo porta alla lievità, agli spazi delle savane, al saltellare gioioso o affannoso della fuga, della fuga per non perire… la fuga dal dolore, dalla morte… la vita di tutti noi su questa terra (è) come una gazzella nella savana…" (pagina 7). Perché la necessità di fissare sulla pagina bianca stati d'animo, riflessioni e pensieri? Per trasmettere un messaggio, per fuggire dalla realtà e per ritrovare, istintivamente, una propria identità, per chiarire a se stessa ed agli altri significato e valore dell'esistenza, ribadire l'unicità di ogni singola esperienza di vita.

Fabio Bianchi

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