Sabato 19 Ottobre 2002 - Libertà
Scocca l'ora di Adriana Lecouvreur
Scocca stasera l'ora di "Adriana Lecouvreur". L'opera-capolavoro di Francesco Cilea (un titolo capitale del grande repertorio lirico italiano del Novecento, che ormai si incontra di rado sulle scene anche per la difficoltà di mettere insieme voci all'altezza) sarà eseguita in forma di oratorio alle 20.30 nella Sala Grande del Conservatorio Nicolini, a ingresso gratuito e con un grande cast. L'evento - l'espressione non è spesa a vuoto - è organizzato dagli Amici della Lirica sotto la direzione artistica di Alessandro Bertolotti, col sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e la collaborazione del Conservatorio. La serata è dedicata alla memoria di Giorgio Banti, vicedirettore del mensile "L'Opera" scomparso prematuramente nel dicembre scorso, unito alla nostra città da forti legami professionali e affettivi. Lo spettacolo sarà introdotto da un intervento del critico musicale Giancarlo Landini, che ricorderà il compianto collega e racconterà le origini e la fortuna di Adriana Lecouvreur. Con questa serata d'eccezione, gli Amici della Lirica hanno inteso onorare un doppio anniversario: il quarantennale della propria costituzione e il centenario della prima rappresentazione di Adriana, andata in scena il 6 novembre 1902 al Teatro Lirico di Milano con un cast da leggenda (Enrico Caruso, Angelica Pandolfini Giuseppe De Luca). Una scelta giunta quantomai a proposito, se si considera che nell'anno del centenario questa Adriana piacentina è l'unica a essere eseguita in tutta l'Emilia-Romagna. Il sodalizio filolirico piacentino ha già dato prova di saper promuovere eventi musicali preziosamente "complementari" ai cartelloni dei teatri. Lo sforzo, però, stavolta è particolarmente notevole. L'edizione di stasera, che vede un direttore giovane ma agguerritissimo come Roberto Gianola alla guida dell'Orchestra Lirico-Sinfonica e del Coro della Provincia di Lecco, schiera una compagnia di canto formidabile: un tenore-star come Kristian Johannsson (Maurizio di Sassonia), il baritono Armando Ariostini (Michonnet), il mezzosoprano Marta Moretto (Principessa di Bouillon). Come comprimari troviamo alcuni dei migliori allievi delle classi di canto del Nicolini: il basso Lee Jin Seok (Bouillon), il tenore Park Young Bum (Abate di Chazeuil), il soprano Lee Hyun Sook (Mademoiselle Jouvenot), il mezzosoprano Stefania Ferrari (Mademoiselle Dangeville), il basso Luca Tamani (Poisson), il baritono Federico Scoponi (Quinault). Ma il maggiore atout di questa edizione è dato forse dalla sua protagonista, la miglior Adriana oggi possibile: Cristina Mantese, uno dei soprani più raffinati e "artisti" d'Italia. Se il nome della Mantese (che nel 2001, con la Moretto, è stata insignita a Castell'Arquato del Premio Illica) è relativamente poco noto al grande pubblico, è a causa delle coraggiose scelte artistiche e intellettuali che l'hanno orientata soprattutto verso il repertorio da concerto. Ma variegatissimo è anche il suo curriculum operistico: "Il ricordo più bello che ho è quello delle "Nozze di Figaro" a Spoleto nel 1982 con Ariostini, un collega che ritrovo qui a Piacenza con immenso piacere" dice lei. L'opera che la Mantese dichiaratamente predilige, però, è proprio Adriana Lecouvreur, cavallo di battaglia di una legione di primedonne idealmente guidata da Magda Olivero, l'Adriana per eccellenza (che, si dice, potrebbe essere stasera tra il pubblico). Signora Mantese, qual è il segreto del suo eclettismo? "Una formazione belcantistica, come quella che io ho ricevuto, consente di cantare parti anche ardue senza rovinarsi la voce. E io sono sempre stata desiderosa di cose belle e nuove. Di recente, ho avuto l'emozione di eseguire il "Secondo quartetto op.10" di Schönberg in mezzo alle splendide opere d'arte contemporanea della Fondazione Guggenheim di Venezia". Lei ha avuto maestri dai nomi vertiginosi, come Elisabeth Schwarzkopf. Qual è la cosa più importante che ha imparato da loro? "L'importanza della parola nel canto. Per questo i soprani che più amo sono le grandi cantanti-attrici, come Maria Callas e, prima di lei, Claudia Muzio. Uno dei motivi per cui adoro "Adriana", oltre al fascino atemporale della sua musica, è che ha per protagonista una grande attrice della Comédie Française, che rivoluzionò lo stile in voga nel Settecento portando nel teatro una naturalezza nuova. E oggi a Piacenza ho l'emozione di cantare quest'opera in una compagnia eccellente: mi sento onorata di essere qui".
Oliviero Marchesi