Sabato 19 Ottobre 2002 - Libertà
"Ottomila euro per salvare i castagni malati"
FERRIERE - Soltanto scalatori e rocciatori del Trentino Alto Adige sono abili a salire sulle cime dei castagni monumentali di Cassimoreno di Ferriere per potare rami e branche delle piante colpite da Cryphonectria parasitica, malattia volgarmente detta "cancro del castagno". La legna risultante dalla potatura deve essere subito allontanata e bruciata onde impedire il più possibile nuovi attacchi del fungo. La diagnosi e la cura sono state consigliate, dopo un'attenta visita in loco, dal presidente della Cooperativa castanicoltori del Trentino-Alto Adige, Carlo Chiarani fatto venire appositamente da Drena (Trento) da un piacentino innamorato come tanti di Cassimoreno. "Vogliamo salvare il castagneto della frazione. Si tratta di cento piante plurisecolari - dice Angelo Passeri - unica ricchezza paesistica della zona e almeno per tre secoli fonte di vita per la popolazione. A Cassimoreno infatti, prima dell'emigrazione in Francia e in pianura di tante famiglie, le castagne costituivano la principale fonte di alimentazione degli abitanti, come a Cattaragna Valdaveto e Barchi di Ottone. I dolci frutti venivano seccati, macinati e con la "farina" così ottenuta, con l'aggiunta di latte, si preparava una molle polenta di castagne, piatto quotidiano pressoché unico, nel Novecento integrato dal sacco di riso portato a casa dalle mondariso e dai tagliariso". Ma vediamo in altri particolari le considerazioni tecniche e il preventivo di spesa per gli indispensabili lavori di ricupero. Il castagneto di Cassimoreno - afferma l'ente specializzato interpellato - è compromesso dal punto di vista sanitario per forti attacchi di Cyphonectria parasitica. Più del 50% delle chiome e delle branche produttive sono secche. Gli attacchi del fungo sono molto vecchi, ma esistono purtroppo ceppi recenti che hanno manifestato la virulenza della malattia. Nonostante il notevole degrado sanitario, che compromette l'utilità economica/produttiva del castagneto, "gran parte delle piante sono meravigliose per la loro dimensione e sono estremamente interessanti dal punto di vista ambientale e paesistico". "La maggior parte della superficie occupata dal castagneto - si prosegue - è ben coltivata e questo, tranne la zona più bassa del paese, denota un forte attaccamento della gente del posto verso questa coltura. Il castagneto plurisecolare circonda l'abitato di Cassimoreno ed un eventuale suo recupero potrebbe avere un importante riscontro da un punto di vista storico, colturale e culturale per tutta l'Alta Val Nure". Dopo aver consigliato come primo intervento la potatura dei rami malati, Chiarani suggerisce il mantenimento del sottochioma sfalciato e pulito come avviene attualmente. La parte più bassa del castagneto sarebbe recuperabile tagliando tutte le essenze arboree e arbustive che creano una notevole concorrenza radicale ed aerea alle piante di castagno e conseguente potatura delle stesse. L'eventuale rifoltimento con impianto e innesto di nuove piante di castagno sarebbe possibile nelle zone prive di piante, ma solo attraverso una selezione delle migliori cultivar locali. Per eseguire il primo decisivo intervento (potatura dei rami e branche malati), possibile solo con l'impiego di scalatori, da dicembre a marzo, la Cooperativa chiede 150 mila lire (Iva compresa) per pianta adulta, ossia 75 euro. Cassimoreno lancia un "SOS" alle banche, alla Regione, alla Provincia, alla Fondazione, alla Comunità montana est e alle associazioni naturalistiche perché, unitamente al Comunello di Cassimoreno concorrano a reperire poco meno di ottomila euro per salvare i cento maestosi castagni di Cassimoreno.
Gian Franco Scognamiglio