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Sabato 14 Dicembre 2002 - Libertà

"Palazzo Enel vada alla Ricci Oddi"

L'artista entra nella discussione sulla finalità dell'edificio di via Santa Franca, acquisito dalla Fondazione. Milani: occasione unica per avere una galleria "europea"

Dal 9 gennaio di quest'anno Palazzo Enel di via Santa Franca 36 è diventato patrimonio della comunità piacentina, grazie ad una generosa operazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha comprato (per 3milioni e 600mila euro) l'edificio da affidare al Comune di Piacenza. Fin dall'inizio di parlò di collocarvi un ampliamento della Galleria Ricci Oddi e la scuola media Nicolini, precariamente sistemata in via Gaspare Landi. A quasi un anno da quell'acquisizione e dopo la staffetta politica a Palazzo Mercanti, mentre una commissione Comune - Fondazione lavora per dirimere le difficoltà tecniche sulla doppia collocazione (nel qual caso il sindaco sarebbe orientato a far prevalere il Nicolini, la Fondazione la Ricci Oddi, garantendo un'altra sistemazione alla scuola), dall'ambiente culturale piacentino emerge la richiesta di veder ampliata la Galleria, polo di attrazione cittadino senza pari. A prendere la parola è l'artista Giorgio Milani. Milani, perché ritiene necessario che sia la Ricci Oddi ad occupare Palazzo Enel? "La Ricci Oddi è l'istituzione più importante che c'è a Piacenza, quella che ha maggiori potenzialità. E l'adiacente palazzo Enel è un'occasione unica per attuare un progetto organico sulla galleria con un grande obiettivo di marketing culturale: far diventare la Ricci Oddi punto di riferimento europeo per l'arte moderna". A quale progetto culturale si riferisce? "I nuovi spazi permetteranno di implementare o creare ex novo le maggiori funzioni di cui deve essere dotato un museo di questa importanza. Ad esempio, la funzione conservativa. Dal lascito originario di 400 opere siamo a più di mille, nuovi spazi consentirebbero maggior esposizione al patrimonio e favorirebbero acquisizioni importanti. E c'è la funzione espositiva: organizzare manifestazioni ad altissimo livello, mostre, convegni, conferenze, cosa che oggi avviene in modo limitato. E poi l'attuale galleria non può fare a meno di servizi aperti al pubblico come una biblioteca, una emeroteca, una fototeca, una videoteca, un archivio di documenti con testimonianze e carteggi da mettere a disposizione degli studiosi. Così si avvierebbe un meccanismo virtuoso: la galleria richiamerebbe pubblico, quindi sponsor e nuove attività, lasciti. Si è sempre detto che manca un progetto culturale, che l'istituzione è soffocata da carenza di fondi e mezzi, solo oggi possiamo darci un progetto con una strategia che si autoalimenti". Lei pensa ad una azione di marketing non solo culturale, ma territoriale. "L'istituzione ha tutte le carte per imporsi ai media, con opere notevolissime. Farebbe bene alla promozione tutta della città". Ma potrebbe assolvere ad una funzione di contemporaneità? "Penso che dovrebbe rimanere specializzata nell'arte dell'Ottocento e primi Novecento. La contemporaneità ha bisogno di approcci, spazi, di un modo di concepire il museo totalmente diverso. Sarebbe un gravissimo errore rischiare di rendere la galleria non più riconoscibile, di inquinarne l'immagine". E la scuola Nicolini? "Se lo spazio consente di portare avanti l'ospitalità del Nicolini ben venga, si farebbe un'azione di marketing culturale importante, accontentando anche le famiglie degli studenti".

Patrizia Soffientini

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