Venerdì 22 Novembre 2002 - Libertà
"L'America degli antichi valori"
Fernanda Pivano - Pubblico in Fondazione per la scrittrice che ha parlato delle sue passioni letterarie. Dal '29 al post-romanticismo, passando per Hemingway
Solo posti in piedi ieri sera per sentire Fernanda Pivano, ospite del secondo appuntamento di Testimoni del tempo. L'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, infatti, era stracolmo di persone, venute ad ascoltare la storica e critica della letteratura americana, traduttrice in Italia delle più grandi icone letterarie americane del Novecento. "Voglio venire a Piacenza per rispondere alle domande del pubblico, non ho intenzione di tenere lezioni, voglio raccontare cose che interessa sentire", ci aveva detto qualche giorno fa durante l'intervista per Libertà. E così è stato. Le domande sono state tante e molto interessanti sono state le risposte di questa grande interprete della letteratura americana. A partire dalla nascita di questa sua grande passione, il giorno in cui Pavese le lasciò in portineria quattro libri, tra cui Addio alle armi di Hemingway e l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, facendole conoscere una letteratura "emozionante, che metteva continuamente in superficie la realtà umana, i problemi di tutti i giorni, così diversa da quel concetto di letteratura che avevamo allora in Italia", ha raccontato. Da qui, attraverso i suoi ricordi, la Pivano ha ripercorso i momenti più significativi della storia della letteratura americana contemporanea. Dalla grande crisi del '29, con la tragedia dell'improvvisa povertà e la nascita della letteratura proletaria, con capolavori come Uomini e topi di Steinbeck o Ragazzo negro di Wright, alla Lost generation, quella generazione di scrittori americani che avevano lasciato l'America e vivevano in Europa, come Hemingway e Fitzgerald, e che proprio in questo modo, ha spiegato Fernanda Pivano, "hanno scoperto l'America, riconoscendola nelle differenze con il vecchio continente". E poi, naturalmente, la Beat generation e i suoi poeti, come Ginsberg e Kerouac, con cui la Pivano ebbe intensi rapporti personali, vivendo insieme a loro la battaglia che portavano avanti in quel periodo in America contro il nascente neofascismo di McCarthy, contro la retorica capitalistica e del conformismo, "affermando in ogni loro singolo gesto il rifiuto del denaro, considerato come un veleno". E ancora, poiché l'attività della Pivano non si è mai interrotta e prosegue tuttora, la nuova generazione di scrittori, quella di McIrnery, di Easton Ellis e di Forster Wallace, e il loro "post - romanticismo", che racconta la nuova società americana e la ripresa dei suoi "antichi" valori. Alla fine, però, il ricordo più toccante è stato tutto italiano: il ricordo di una grande e profonda amicizia, quella che la legava a Fabrizio De André, "il più grande poeta italiano degli ultimi cento anni", ha detto, visibilmente commossa, Fernanda Pivano.
Caterina Caravaggi