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Giovedì 21 Novembre 2002 - La Voce Nuova di Piacenza

Energia "Al bando le illusioni"

Quale energia per il prossimo futuro?". Dell'interrogativo posto l'altra sera alla Fondazione dal prof. Ernesto Pedrocchi abbiamo succintamente riferito ieri. Torniamo a soffermarci sulla conferenza del docente di Energetica al Politecnico di Milano, autore di centinaia di pubblicazioni e testi sull'argomento, perché riteniamo sia stata "salutare". Ha infatti messo ordine nella miriade di informazioni, scollegate e approssimative, che raggiungono il cittadino comune, sul problema dell'energia nella società di oggi. E' abbastanza frequente sentir parlare di crisi energetica, dipendenza dal petrolio, era dell'idrogeno, summit mondiali sulle fonti energetiche, trattati internazionali per frenare l'inquinamento. E' facile rimanere disorientati. Il prof. Pedrocchi, da bravo ingegnere, ha affrontato il problema scientificamente, in termini concreti, con tanto di dati e grafici. Perché un conto è conoscere alcuni aspetti del problema, un conto è sapere quantitativamente quanto pesano reciprocamente.
Solitamente ci svegliamo in una casa riscaldata, accendiamo la luce, ci laviamo con acqua calda, ci facciamo un buon caffé, prendiamo la macchina e via di seguito. Azioni che richiedono energia. Il nostro tenore di vita è strettamente legato al consumo energetico, che, ricorda il professore, tra l'altro, in assoluto, costa pochissimo, benchè in Italia nettamente di più dei paesi concorrenti.
Negli Stati Uniti e Canada, dove pro capite, all'anno, si ha il maggior consumo energetico, è come se ognuno avesse a disposizione, dalla mattina alla sera, non meno di 200 schiavi. In Italia un po' meno della metà.
I paesi in via di sviluppo tendono a migliorare il loro tenore di vita. Hanno quindi bisogno di energia. Negli ultimi 30 anni il fabbisogno energetico mondiale è raddoppiato. Grazie soprattutto ai combustibili fossili, 88% circa. C'è poi l'idroelettrico, un 7% circa. E oggi il nucleare, un 5%, che 30 anni fa non c'era. Le biomasse - essenzialmente la legna - sfuggono alle indagini. Si stimano all'incirca il 10% del fabbisogno mondiale.
Di queste fonti solo biomasse e idroelettrico sono rinnovabili. Il fabbisogno energetico mondiale è dunque, per la stragrande maggioranza, coperto da fonti non rinnovabili.
"Ecco così già messa allo scoperto la grossa discordanza tra realtà e sogni. I combustibili fossili domineranno la scena ancora per molto. E' indispensabile, continua Pedrocchi, che i giovani si abituino a lavorare con onestà intellettuale, a valutare i dati. Oggi invece l'integralismo ambientale maschera la verità. Il sistema energetico è a lento ricambio: le centrali funzionano per svariati decenni". "Adesso è di moda l'idrogeno - dice il professore - , ma non è pensabile, per un prossimo futuro, un sovvertimento di tutto il sistema energetico.
Questo il quadro. Due problemi si affacciano: le scorte e l'impatto ambientale.
Si è stimato che il petrolio, molto ricercato per la sua utilizzabilità e trasportabilità, al tasso di consumo attuale, possa durare per altri 50 anni. I giacimenti sono, per la maggior parte, concentrati intorno al golfo arabico. Il suo consumo, in salita, ne farà lievitare il prezzo. Il gas, di facile uso, meno inquinante, ma difficile da trasportare, ha scorte per altri 60 anni. Anche il suo consumo è in aumento. Il carbone è un po' dappertutto, costa circa 4 volte meno del petrolio, presenta riserve per circa 250 anni.
Di potenzialità l'idroelettrico ne ha tante, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, frenate tuttavia dai proibitivi costi di costruzione. In Cina è in cantiere un'enorme centrale idroelettrica sul fiume azzurro.
Il nucleare, che sarebbe una fonte inesauribile, presenta problemi relativi alle scorie radioattive, problemi di sicurezza – esasperati dalla disinformazione - e problemi legati alla proliferazione di armi atomiche. Sono questi ultimi a frenare la produzione d'energia nucleare.
Per quanto riguarda l'impatto ambientale locale, la tecnologia consente di contenerlo soddisfacentemente. Le auto d'oggi, come le centrali termoelettriche e le caldaie di casa, inquinano molto meno di quelle di 30 anni fa. Le polveri sottili, le temute PM10, non sono tanto dovute ai tubi di scappamento quanto alla capacità delle auto di sollevarle dal suolo.
Per l'impatto ambientale mondiale, il professore, dati alla mano, contesta che sia imputabile all'anidride carbonica. Infatti i quantitativi emessi per l'attività umana sono una frazione trascurabile rispetto a fenomeni naturali, quali l'emissione dalla biosfera, dagli incendi, dai vulcani.
Il protocollo di Kioto risulta inefficace per l'ambiente e dannoso per l'economia. Per di più, quando anche fosse provato che la CO2 fosse la causa dell'effetto serra, non ci sarebbe niente da fare. PerchÈ l'organizzazione sociale che c'è attualmente nel mondo non consente accordi di sorta.
E' un settore difficile, conclude Pedrocchi, che non dà spazio all'emotività. Se qualcosa si vuol risolvere occorre fare piccoli passi, guardando avanti con un gran senso di concretezza.
La conferenza, ricordiamo, è stata organizzata dalla Scuola S. Benedetto col sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

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