Mercoledì 20 Novembre 2002 - Libertà
La Svizzera del Seicento vista con gli occhi di un nunzio piacentino
La "relazione" scritta nel 1641 da Ranuccio Scotti viene riproposta da monsignor Gian Pietro Pozzi
"Helvetia Profana e Sacra di mons. Ranuccio Scotti, Nunzio Apostolico in Svizzera", edita da Tip.Le.Co e Fondazione di Piacenza e Vigevano, a cura di mons. Gian Pietro Pozzi, sarà presentata oggi alle 17,30 all'Auditorium di via S. Eufemia con interventi di Ferdinando Arisi e Fausto Fiorentini. Il curatore del lavoro è originario di Vicobarone. Ordinato sacerdote nel 1946, dopo una breve esperienza in Diocesi, fu mandato a Parigi, all'Istituto Cattolico, per conseguire la licenza in diritto canonico e, alla Sorbona, la laurea in diritto civile. Nominato da Pio XII alla Congregazione delle Chiese Orientali, vi collaborò per oltre un trentennio anche giudice del Tribunale Ecclesiastico del Lazio. È Protonotario Apostolico in S. Giovanni in Laterano. La riedizione della "Relazione" di Ranuccio Scotti, si aggiunge al notevole numero di pubblicazioni di storia e di diritto realizzate da Pozzi. La pubblicazione propone una biografia dell'autore Scotti, notizie della famiglia, una sinossi sufficiente al lettore per collocare il particolare in un quadro più generale della storia tormentata d'Europa, nella prima metà del 1600. Ranuccio Scotti, nato a Parma nel 1597, a 11 anni ricevette dal vescovo piacentino la "tonsura", quindi avviato agli studi per divenire all'Università di Siena dottore in diritto. Nel 1619 Paolo V gli conferì il titolo di prelato alla corte papale e nel 1627 gli affidò la diocesi di borgo S. Donnino. Per nomina di Urbano VIII, Ranuccio Scotti tenne la Nunziatura in Svizzera fino al maggio 1639. E' di sua iniziativa la redazione della "relazione", prassi innovativa per la diplomazia del tempo, osserva il curatore, documento importante per avere un quadro della situazione socio religiosa dei 13 Cantoni di allora, a formare la Confederazione, oltre i rapporti con le Abbazie e le dipendenze della nunziatura. La relazione fu data alle stampe nel 1642, mentre lo Scotti era Governatore delle Marche. Il buon esito del lavoro di diplomazia in Svizzera giovò a Scotti la nomina alla corte di Francia, dove faceva il bello e cattivo tempo il cardinale Richelieu. Ranuccio Scotti si trovò nella non facile posizione di mediatore del dettato romano avverso alle ambizioni del cardinale, più propenso ad una egemonia della chiesa francese, vista come "Patriarcato delle Gallie". Gli avvenimenti, senza alcuna responsabilità dello Scotti, più favorevoli alla Spagna, misero in cattiva luce il Nunzio piacentino. Un'ordinanza di Luigi XIII, sollecitata dal Cardinale, lo escluse da ogni rapporto diplomatico. Su sollecitazione dell'amico e protettore cardinale Barberini, Scotti preparò nell'aprile 1641 una relazione sulla situazione francese e dei pericoli di un Concilio Nazionale (scismatico), caldeggiato dal Cardinale Richelieu, accanto alle più meritevoli opere di carità di Vincenzo de Paoli. Il documento - sottolinea Pozzi - è di grande importanza per la storia di Francia e d'Europa e, naturalmente, della Chiesa. Urbano VIII confermava al Nunzio piacentino tutta la sua stima, ma intanto lo richiamava per affidargli il Governo delle Marche e della provincia Picena. E' l'inizio della fine. Messo in cattiva luce dalla milizia del fratello con lo scomunicato Odoardo Farnese, Scotti è richiamato a Roma, escluso dagli incarichi temporali. Escluso dalla nomina cardinalizia, nel 1653 Scotti si ritirò nella sua Piacenza, dove morì quattro anni dopo. Aveva voluto sulla sua tomba poche parole: "Qui polvere e cenere e nulla più". Gli andò anche peggio. I Capuccini di Stradone Farnese, in occasione del rifacimento del pavimento della chiesa, non si curarono nemmeno di quel poco. Scomparso l'uomo, l'opera rimane a testimoniare una notevole capacità di interpretazione degli avvenimenti, scritta - osserva Pozzi - "con l'entusiasmo del profondo conoscitore". La relazione, divisa in due parti, dà conto del paese e delle sue genti, dei costumi, delle tradizioni e della propensione militare. Ogni Cantone è considerato secondo le proprie caratteristiche. La seconda parte è dedicata alla situazione religiosa, Vescovati, Abbazie e altre dignità subordinate alla nunziatura, in un momento della storia, segnato da profonde divisioni anche religiose all'interno della Chiesa, che ancora oggi fanno sentire il loro peso.
Giancarlo Andreoli