Mercoledì 20 Novembre 2002 - Libertà
L'energia del futuro: "Difficile cambiare fonti in tempi brevi"
L'intervista - Ernesto Pedrocchi del Politecnico di Milano alla Fondazione
Un reperimento economicamente vantaggioso, una proficua applicazione ed un corretto utilizzo delle fonti energetiche oggi disponibili sono, sicuramente, tra le maggiori questioni al centro del dibattito scientifico della nostra epoca con, immediato corollario, il razionale controllo delle forme d'inquinamento gravanti sui vari ecosistemi. Nella conferenza "Quale energia per il prossimo futuro?" - tenutasi ieri alla Fondazione di Piacenza e Vigevano ed organizzata dal liceo della comunicazione S. Benedetto di Piacenza, moderatori Luisa Follini e don Luciano Ravetti - Ernesto Pedrocchi, docente al Politecnico di Milano, ha illustrato complessità, difficoltà e potenzialità dell'attuale scenario prospettando soluzioni tecnicamente coraggiose, ambientalmente sostenibili e temporalmente praticabili nel breve e medio termine per riequilibrare e migliorare il nostro compromesso sistema energetico ricorrendo allo sfruttamento di sorgenti alternative, pulite e compatibili con le più restrittive esigenze ecologiche. Quale l'importanza dell'energia nella vita quotidiana? "L'energia pervade tutta la nostra vita e l'italiano medio ha un fabbisogno energetico equivalente a tre tonnellate di petrolio all'anno corrispondente, con espressione antipatica ma incisiva, alla disponibilità di duecento schiavi in ogni momento. E questo comporta non poter assolutamente fare a meno dell'energia. Però è facilmente intuibile che anche i paesi in via di sviluppo non possono avere nessuna speranza di svilupparsi se non hanno a disposizione tutta l'energia che servirà loro e, ovviamente, non arriveranno ai nostri livelli in tempi brevi". Quali fonti vengono utilizzate ora e quali in un prossimo futuro? "Attualmente circa l'85 % del fabbisogno energetico è coperto da combustibili fossili, cioè petrolio, carbone e gas naturale in ordine d'importanza e la parte mancante per il 6 - 7% sia di idroelettrico che di nucleare. Siccome l'industria energetica è un sistema molto rigido con una grossa inerzia sarà difficile cambiare la macchina in tempi brevi; è prevedibile che anche in un immediato futuro le cose non varieranno drasticamente, cioè non ci sarà uno choc tecnologico per cui non si troverà una fonte energetica innovativa. Bisogna prepararsi a prevedere uno sviluppo del sistema energetico non molto diverso dall'attuale con, però, una richiesta di fabbisogno maggiore per i paesi in via di sviluppo". Le conseguenze maggiori sull'ambiente? "Bisogna qui distinguere l'impatto ambientale a livello locale, cioè su città o regione ma sempre geograficamente delimitato e quello globale. L'impatto locale è alla portata del controllo umano perché esistono tecnologie per produrre ed utilizzare energia contenendo fortemente l'impatto locale e per gli innovativi sistemi di gestione energetica. L'impatto globale deriva, essenzialmente, dalla produzione di CO2 e qui le conoscenze sono ancora molto incerte. Però c'è il sospetto che il CO2 immesso nell'atmosfera possa cambiare il clima e questo potrebbe essere un problema insolubile. La speranza è in una capacità di autocontrollo capace di assestare la questione".
Fabio Bianchi