Mercoledì 20 Novembre 2002 - La Voce Nuova di Piacenza
Giro di emozioni sul disco acustico
In Fondazione successo per la prima serata del ciclo "Le voci storiche del Novecento"
Si è svolto lunedì all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il primo appuntamento del ciclo "Le voci storiche del Novecento: un secolo di interpreti attraverso il disco" organizzato dagli Amici della Lirica con la collaborazione della Fondazione e della Regione Emilia Romagna. Giorgio Gualerzi e Giancarlo Landini hanno amabilmente conversato, presentando al pubblico piacentino convenuto, un ventennio, il primo del novecento, di musica lirica e di cantanti.
Attraverso le registrazioni dell'epoca su disco acustico, "veri e propri reperti archeologici", i due valenti critici musicali hanno sfoderato per l'occasione il meglio della loro approfondita, raffinata preparazione senza mai cadere nel nostalgico con il sorriso sornione, arricchendo di aneddoti e di note tecniche il racconto a base di musica.
Scelta una impostazione orizzontale per la struttura delle quattro conversazioni in programma, ovvero uno sviluppo storico che suddivide il secolo in fasce di circa venticinque anni, considerando per ogni periodo un'analisi dei singoli registri vocali (soprani, tenori, baritoni, bassi e contralti) i due relatori hanno trascinato tutto l'auditorio sgranando una sequenza di ascolti "d'epoca", riesumando registrazioni anche pregiatissime (il primo disco "live" inciso in diretta al Metropolitan di New York e datato 15 marzo 1901) che coi loro fruscii catturavano l'attenzione vivissima di tutti, ma suscitavano anche un'emozione speciale, fiato sospeso e vero stupore.
Disco dunque come artefice della storia dei repertori e della storia dei cantanti, come per esempio per Caruso, tenore che ha avuto con le incisioni su disco gran successo potendosi avvalere di uno strumento vocale particolarmente adatto a questo mezzo.
L'analisi di Landini si espande al di là dei confini italiani per estendersi alla Francia del "Grand Style" con Jean de Reszké "tenore gran signore", evidenziando come peso specifico della voce e colore cambino completamente, come l'opera francese avesse successo solo entro i confini francesi, venendo tradotta in italiano qualora superasse tali confini.
E poi i tenori russi, che restano più vicini allo stile antico del romanticismo, con quella caratteristica di timbrare la nota dandole cioè una vibrazione estremamente intensa senza però mancare di mantenere la morbidezza del suono.
Necessario un riferimento anche a Wagner, e alle difficoltà che la dizione in tedesco comportava per i nostri cantanti, quando non anche ai cantanti di madrelingua germanica!
Al termine, dopo più di due ore di ascolto, dissolte così velocemente come per magia, Giorgio Fernandi, dinamico Presidente dell'Associazione Amici della Lirica, che aveva con breve prolusione ringraziato tutti gli attori che hanno contribuito alla realizzazione di questa iniziativa (Fondazione, Regione Emilia Romagna, e gli stessi Gualerzi e Landini), ha ricordato il prossimo appuntamento fissato per il 9 dicembre e dedicato all'era del disco elettrico (1926/1950), auspicando una sempre più allargata partecipazione che includa anche i giovani. Il tenore della conversazione, la sopraffina capacità dei curatori di tenere vivo l'interesse in chi ascolta, melomane e non, di suscitare quella curiosità che solletica l'approfondimento, rendono l'evento veramente meritevole di seguito e attenzione.
Marina Chiucchiuini