Sabato 16 Novembre 2002 - La Voce Nuova di Piacenza
OLGA HAINESS, bioarchitetto "Costruire in sintonia con la natura"
Una catena di eventi collegati, le gite didattiche in Appennino, la mostra, in San Fermo, sulla "Civiltà delle macine" e la serie di incontri tematici sul tema "Edifici Rurali e bioarchitettura: analisi delle case degli animali, delle case rurali degli uomini della Terra confrontandole con la bioarchitettura e gli edifici moderni", che si sono tenuti all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, organizzati dall'Otp - Gea insieme a Olga Hainess e Ilaria Sozzi, pone all'attenzione di tutti la questione, diffusa quanto incerta, delle bioarchitetture. Si tratta di un'analisi e di un confronto del locus vivendi antico, contadino, rurale e di quello moderno. "Se in tutto il mondo si costruisse come si fa nelle nostre società la terra salterebbe in aria", dice Olga Hainess, ungherese, architetto che ha studiato a lungo le caratteristiche delle case e l'impatto ambientale. Le immagini che scorrono tra le sue tavole di studio sono ruote di mulini, camini a "giano bifronte", finestre fatte coi graticci, lastre di ardesia sui tetti, case torri e mentre le immagini scorrono e si dissolvono Olga Hainess racconta l'energia idraulica, gli sforzi dell'uomo, l'ingegno, mostra anche un'immagine con una vecchia macina utilizzata come gradino e si sofferma su quello che considera una inesauribile risorsa delle architetture rurali: il riutilizzo di materiali. Poi spiega che negli anni, nei secoli, è cambiato il modo di costruire le nostre dimore perché cambiava, profondamente, anche il nesso, il legame tra l'uomo e il suo ambiente. Inizialmente il nesso era religioso, cosmologico, l'ambiente naturale aveva un ruolo dominante e l'uomo faceva parte della natura. Poi il nesso si è fatto "simbiotico" umanità e natura hanno trovato un equilibrio, la casa veniva, per scelta umana, esposta al sole, come adattamento alle regole e ai doni di una natura, la vita si svolgeva secondo il naturale ciclo delle stagioni, il susseguirsi naturale del tempo, si ascoltavano i segnali dell'ambiente, come nei proverbi popolari. Gli anziani ascoltavano il tempo e in montagna ancora esiste una sottile cultura che supera e "snobba" le scientifiche previsioni meteorologiche. I vecchi preferivano ascoltare i giorni e i santi che come oracoli condizionano il loro calendario. Me ne vengono in mente alcuni, il 25 novembre comincia l'inverno, è santa Caterina, attacca la vacca alla cascina, attaccala bene, attaccala male ma per sei mesi ci deve stare. Proverbio montanaro in soccorso anche della scelta del periodo migliore per la tosatura delle pecore, "Santa croce (3 maggio) lascia passare e san Michele (29 settembre) non aspettare". "A San Biagio, il 3 febbraio, dall'inverno siam fuori, mentre per Santa Candelora, se nevica o se piove dall'inverno siamo fuori e se c'è il sole o tira il vento nell'inverno siamo ancora dentro. Ma attenzione, il tempo che fa a Santa Bibiana durerà ancora quaranta giorni e una settimana.
"In questi contesti - afferma Olga Hainess - è bella la casa, come le rose, il cardo, il cavallo, la mucca. Il segreto era che il contadino era intimamente legato al luogo. Conosceva se stesso, la sua cultura, la terra, le sue risorse, il clima. Ma presto il nesso tra uomo e natura è divenuto "dominante", l'uomo ha cominciato ad essere "modificatore" e la natura mero oggetto da utilizzare per il soddisfacimento dei bisogni. La bioarchitettura non è un rifiuto del moderno in quanto tale, ma è il tentativo di entrare dentro le tecnologie, è il recupero di intelligenza e autonomia rispetto ai materiali che utilizziamo".
"Il nostro modo attuale di pensare il futuro - aggiunge Dario Maramotti dell'Otp - Gea - è un modo illogico. Dobbiamo chiederci: "Una volta che la casa non ci sarà più cosa resterà?". La nostra è la civiltà delle discariche e nulla è più riutilizzabile. Le case rurali lasciavano ecosistemi intatti, le pietre, i tetti venivano recuperati. Sono insegnamenti preziosi che ci vengono dal passato da leggere e utilizzare in chiave energetica e anche ambientale".
Dario Maramotti e Olga Hainess, all'indomani della diffusione, soprattutto grazie alla Fondazione, di queste tematiche con numerosissime classi delle scuole medie ed elementari piacentine, lanciano un allarme, perché si rifletta sulle infinite possibilità di cercare, nel proprio piccolo, sistemi intelligenti per il nostro comfort che siano nel contempo rispettosi dell'impatto ambientale. Durante le conferenze Olga ha infatti illustrato i sistemi delle case rurali, come la scelta dell'ambientazione della casa, utile per la difesa dai venti, luoghi soleggiati o in ombra in base alle esigenze termiche, sistemi di aerazione naturale dei locali, l'utilizzo testardo e "economico" di materiali locali, sistemi di isolamento termico, creato per esempio da sottotetti e muri molto spessi (in grado di ridurre l'utilizzo di climatizzatori), sistemi di riscaldamento autonomi come i camini e i forni, l'uso di energie locali: mulino a vento, ad acqua, pozzi ad acqua, sfruttamento del calore del sole tramite pannelli solari.